Sarebbe stato un bel momento aggregativo l’incontro avente come tema “
Football stories. George Best e Johan Cruijff. Sregolatezza e stile”. Vi era un forte interesse su tale argomento, anche per la presenza di un gradito ospite che avrebbe allietato ed arricchito con la sua presenza l’incontro organizzato dal Circolo Culturale “L’Agorà“. Si tratta di
Bruno Jacoboni , che dal 1967 al 1974 ha rivestito il ruolo di estremo difensore dell’A.S. Reggina 1914 e detentore del record d'imbattibilità di 1.088 minuti. La presenza di Fulvio D'Ascola (sociologo dei processi culturali) che con la passione che lo contraddistingue avrebbe raccontato e fatto rivivere le gesta di due icone del calcio:
George Best e
Johan Cruijff. Se si vuole sintetizzare il percorso calcistico di George Best, si può dire che è uno che oltre al dribbling ha capacità di contrasto, senso pratico sotto porta, culto dell’estetica applicata al risultato, voglia di vincere. A riguardo Johan Cruijff, condottiero dei lancieri dell'Ajax Amsterdam, profeta del calcio totale, condottiero dell'Ajax di Amsterdam, fece innamorare generazioni di tifosi, riuscendo a rendere immortale un numero come il 14. La saletta luogo della conferenza sarebbe diventata un piccolo stadio, tenuto conto dell’allestimento previsto per tale conversazione culturale. Una curva “
ideale” composta da bandiere, sciarpe, palloni di calcio, vecchie e gloriose magliette, figurine, album di calciatori, almanacchi, fotografie, posters, elementi questi che hanno fatto sognare diversi diverse generazioni di ragazzi. Altri momenti che avrebbero arricchito la conversazione culturale sarebbero stati dei video inerenti ai campioni, ma anche le gesta calcistiche di team del calibro di
Ajax Amsterdam,
Manchester United,
Barcellona,
Feyenoord, squadre entrate nella leggenda del football insieme alle rispettive tifoserie. E proprio sui video che, dove oltre alle gesta atletiche dei calciatori,alla presenza dei tifosi sugli spalti, si pone adesso, vista la situazione pandemica, una doverosa considerazione. Una breve analisi che riguarda le conseguenze da COVID 19 che interessano anche il mondo del calcio che è privo, per le motivazioni in argomento, delle sue pertinenze, quali spalti svuotati dai tifosi e consequenziale assenza dei cori che inneggiavano alla squadra del cuore o altre situazioni che rientravano storicamente e tradizionalmente in quello che è stato definito
il gioco più bello del mondo. Ritornando al tema di quello che sarebbe stato oggetto della conversazione, il Circolo Culturale “L’Agorà” si attiene alle disposizioni governative sulla gestione delle relazioni sociali derivanti da attività preventive a causa di Covid-19, annullando provvisoriamente la conversazione inerente la conversazione su “
Football Stories. George Best e Johan Cruijff, Sregolatezza e Stile”. Si vuole concludere il resoconto di ciò che per forza maggiore
non è stato con un’altra considerazione a cura del giornalista
Luca Beatrice e pubblicata su
il Giornale, dove è stata evidenziata […]
la difficoltà di raccontare il calcio senza pubblico, nelle arene desolate, uno spettacolo cui manca (e temo a lungo mancherà, visto che nello stupidario politico gli stadi sono luoghi demoniaci quanto le discoteche) l'ingrediente fondamentale, il tifo, la passione, le grida, il contorno, le coreografie. In questa nuova fase risulta evidente un cambio di gestualità dei protagonisti in campo: meno perdite di tempo, poche sceneggiate, nessun ammiccamento alle tribune, saltato il concetto di casa e trasferta è come se le partite si giocassero tutte in campo neutro. Certo, si sentono le voci e qualche volta può scappare qualcosa di illecito che gli arbitri più intelligenti fanno finta di non avere ascoltato, visto che il calcio non è il tennis. Con il supporto del Var che congela ulteriormente la partita come evento in diretta, sembra perciò di assistere a un evento televisivo moltiplicato e frazionato, da cui è difficile farsi trascinare in una tempesta emotiva. Non che i telecronisti e le seconde voci di Sky non ci abbiano provato: Caressa e Bergomi, Compagnoni e Marchegiani, Trevisani e Adani, ciascuno con il proprio stile, hanno provato a descrivere la partita come se fossimo ancora in un mondo normale, chi con la consueta enfasi, chi disquisendo sull'analisi tecnico-tattica. La cronaca di Atalanta-Psg è stata capace di restituire pathos, speranza, disillusione, crollo come se davvero ci fossero stati 70mila spettatori […]