Ho accettato con grande interesse l’invito - esordisce la relatrice Judith Jambor Katalin - per l’evento commemorativo, organizzato dal Centro studi italo-ungherese "
Arpad " e dal Circolo Culturale "
L'Agorà" di Reggio Calabria, ringrazio al Presidente dr. Giovanni Aiello la possibilità di poter prendere parte tra i conferenzieri. La mia relazione è un breve contributo al genio del Sommo Poeta, con riferimento ai luoghi citati : la Campania e l’Ungheria nella sua opera, La Divina Commedia , intanto mi preme precisare che il presente intervento è stato realizzato anche in forma redatta, dove sono citati le fonti riguardo agli autori ealle pubblicazioni . Prima di tutto , è indispensabile evidenziare il contesto storico, che è segnato sensibilmente dalla dissoluzione del passato e della resurrezione del nuovo , è la fine del Medioevo , mentre è l’inizio del Rinascimento. Per tanto dobbiamo precisare alcuni aspetti storici di cui l’evoluzione convergono in un peculiare socio- politico del periodo. A quei tempi, in Italia medievale pullulano le città fiorenti, ognuna conl’amministrazione autonoma, tra queste si trova Firenze, città-stato , che è al culmine in un conflitto di contrapposizione tra due forze politiche antagoniste, i sostenitori del Papato (i
guelfi) e i simpatizzanti dell’Impero (i
ghibellini) . Siamo all’alba nel declino inesorabile di una società agonizzante , mentre appena sta per sorgere l’era dei nuovi ideali . Alla fine del Trecento, dopo Napoli e Venezia, Firenze è la città-stato che vanta più rapporti nelle relazioni politiche, negli scambi economici e culturali con l’Ungheria, tutto questo è frutto anche dei buoni rapporti con i rami francesi napoletani degli angioini. Dante nasce in questo quadro sociale, con un carattere profondamente fiorentino, deciso, progressista , coerente, giudizioso ma misuratamente spirituale , tutti elementi , che distinguono anche il suo credo in politica. Dante è ritenuto il più grande , per la sua scrittura,per la dialettica, tra gli scrittori e poeti di tutti i tempi,è suo merito, l’uso per la prima volta , della lingua volgarenella letteratura , portata alla glorificazione ed alla più alta considerazione, a lui viene attribuito anche il più elevato pensiero filosofico e politico chesi rivelerà per l’uomo, comeeterno insegnamento morale. Egli è “ l’ultimo poeta del medioevo e il primo poeta moderno”, come lo è stato definito dal filosofo
Friedrich Engels , lui è il poeta, che riesce esercitareuna forza straordinaria nella formazione e nell’anima collettiva di tutta l’umanità. Lo ricordiamo per mezzo della sua opera magna, meglio conosciuta, La Divina Commedia . Questo viaggio mistico in un mondo immaginario percorre le tre importanti soste, l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso, questo percorso è la perfetta simbologia di un viaggio esistenziale , che ognuno di noi è chiamato compiere per migliorarsi, infine per elevarsi al Creatore. Quest’opera è divina ed è universale, è la conferma della complessa ed immensa conoscenza intellettuale del mondo,del Sommo Poeta. Basti pensare ai luoghi , ai personaggi che si susseguonoin questo capolavoro: Dante, durante il lungo cammino in compagnia di Virgilio, incontra
Manfredi, figlio di
Federico II. discendente della dinastia sveva. L’allusione è un chiaro riferimento alla
battaglia di Benevento, nell’antica città della Campania , luogo, dove Manfredi si scontra con le forze angioine in difesadel l’impero, lui sorrettodai suoi combattenti fedeliesce sconfitto dallasanguinosa lotta emuore sul campo di guerra. I tre si ritrovano nel Purgatorio , nonostante Manfredi, per causa dellasua morte violenta e per le conseguenze delle sue azioni terrene, meritasse la sofferenza nelle viscere più tenebre dell’inferno, la giustizia divina invece per il suo sincero pentimento gli concede la grazia. La saggezza di Dante è ben oltreall’immaginario ,per quanto sia vero non si hanno indizi che Dante fosse mai stato in Ungheria , invece che egli abbia sentito parlarne, ormai è una certezza, lui stesso ce ne dà le prove nel ottavo canto del Paradiso. Egli racconta l’esultante incontro con
Carlo Martello d'Angiò, re titolare d’Ungheria. (ndr: Carlo Martello, figlio di
Maria d’Ungheria Regina di Napoli , consorte di
Carlo II d’Angiò) questo giovane principe, in Italia era ritenuto re legittimo degli ungheresi, nonostante non ci siano prove dellasua solenne incoronazione avvenuta, mentreè sicuro, che lui non ha mai varcato i confini dell’Ungheria. Ma allora come e quando, il grande Alighieri fece conoscenza con Carlo Martello? Si suppone, ciò avvenne al ritorno di una lunga assenza del sovrano padre , Carlo d’Angiò II, spesso evocato con il soprannomelo Zoppo, quandodiede ordine al figlio Carlo Martello di venirgli incontro a Firenze. Da diversi studi sembra comprovato, che il giovane re abbia conosciuto Dante soggiornando a Firenze in attesa dei genitori. Tra i due , nacque un rapporto di amicizia sincera, come narra il nono canto del Paradiso,grazie alla grande intelligenza eal carattere mite di ambedue, affascinati dalla letteratura, dalla poesia, dalla musica , dall’ arte ,e da argomentazioni di politica attuale, si sentono in perfetta simbiosi , in completa affinità , che li ha legati con simpatia reciproca e generosa benevolenza. Di tutto questo appare chiaro, il messaggio del Poeta ha un valore ecumenico esempre contemporaneo ; tant’è che mi piace concludere aggiungendo, che un codice della Commedia di Dante si trova presso la Biblioteca Universitaria di Budapest , si tratta di un manoscritto della sua opera, arricchito da miniature con illustrazioni a colori, equanto alle ricerche della prof.ssa Maria Prokopp, studiosa della storia del Medioevo in Ungheria,è un esemplare di grande prestigiopresumibilmente proveniente dalla corte dell’illustre biblioteca di
Mattia Corvino, re d’Ungheria , tanto ben voluto dal suo popolo.