Il Circolo Culturale “L’Agorà” ha organizzato da remoto un nuovo incontro sul tema “Da Regno a vice-Regno: primo secolo di Governo spagnolo”. Con la caduta della dinastia aragonese nel 1503, dopo le intricate vicende dell'ultimo periodo (dalla calata di Carlo VIII in Italia, la morte di Ferrante, i brevi regni sfortunati dei suoi successori), Ferdinando il Cattolico annette il Regno di Napoli alla corona Spagnola e sancisce la fine della sua indipendenza.
Il Vicereame spagnolo durerà formalmente dal 1516 al 1713, circa due secoli, e si succederanno più di cinquanta Viceré. Gli Spagnoli videro nell'Antico Stato un ingrandimento di domini da cui trarre risorse e da utilizzare come base militare.
La dominazione spagnola in Italia iniziò ufficialmente nel 1559 con la pace di Cateau-Cambrésis firmata da Filippo II di Spagna ed Enrico II di Francia. Il principale organo di controllo dei domini diretti spagnoli era costituito dal Consiglio d’Italia, istituito nel 1555 da Fillippo II.
Il Consiglio d’Italia aveva sede a Madrid ed era composto da magistrati spagnoli e italiani. Aveva competenze giudiziarie, amministrative e di controllo. Nella penisola la monarchia spagnola era rappresentata dai viceré di Napoli, di Sicilia e di Sardegna e dal governatore del Ducato di Milano.
Inoltre, periodicamente, la corona inviava visite presso i governi locali, per verificarne il buon funzionamento.
Nell’arco di circa due secoli, e si succederanno più di cinquanta Viceré la cui maggioranza è prettamente di orgini spagnole a partire da Gonzalo de Cordoba (1453-1515), capitano delle truppe spagnole che entrarono in Napoli nel maggio del 1503 e nominato primo Viceré da Ferdinando il Cattolico.
Qualcuno dei Vicerè è italo-spagnolo come Antonio de Guevara, conte di Potenza, figlio di quell'Inigo de Guevara), giunto in Italia al seguito di Alfonso il Magnanimo. Gli Spagnoli videro nel Regno napoletano un’espansione di domini da cui trarre risorse e da utilizzare come base militare.
Furono più di due lunghi secoli, scanditi delle epidemie di peste e dalle carestie, e dalle rivolte popolari, come quella di Masaniello.
Il periodo storico in argomento contribuì alla progressiva e inarrestabile decadenza dell’Italia del Seicento perché gli Spagnoli imposero tasse sempre più pesanti e la nobiltà locale favorì lo sfruttamento della popolazione.
La miseria dell'epoca era largamente condivisa anche dagli altri Stati della penisola. Il periodo della dominazione spagnola lasciò inoltre una fisionomia particolare al Meridione e specialmente alla sua capitale: usi e costumi degli Spagnoli dominatori furono in buona parte assorbiti.
Nell'ottobre 1696 morì il re di Spagna Carlo II. Si aprì un conflitto per la successione tra il nuovo sovrano Filippo V, francese, e gli Asburgo d'Austria. Nel 1701, l'aristocrazia napoletana tentò di approfittare della situazione, e si schierò dalla parte austriaca offrendo la corona all'arciduca Carlo d'Asburgo, figlio dell'imperatore Leopoldo.
Il tentativo passò alla storia come la congiura dei Macchia, dal nome di uno dei protagonisti, Gaetano Gambacó principe di Macchia.
Il nobile napoletano, avverso al regime spagnolo, divenne il capo militare della congiura, che ebbe anche per protagonista il principe Tiberio Carafa. Scoperta la congiura, il principe di Macchia, dopo aver combattuto le truppe spagnole inviategli contro dal vicerè Medinaceli, fu costretto a rifugiarsi a Vienna, dove morì nel 1703.
Il fallimento del tentativo di liberare il regno dagli Spagnoli fu anche dovuto alla diffidenza popolare nei confronti dell'aristocrazia napoletana, acuitasi dopo i fatti di Masaniello.
Infatti nell'occasione, il Sedile del Popolo rifiutò l'appoggio alla rivolta.
La Spagna riuscì a domarla, mentre la guerra vera e propria si combatteva in Piemonte. Pochi anni dopo, il 7 luglio 1707, l'esercito austriaco entrò in Napoli senza spargimento di sangue.
Il Regno restò sottomesso all'Impero, fino alla liberazione che Carlo di Borbone porterà a termine nel 1734.
Il tema della conversazione è stato analizzato dallo storico Giuseppe Caridi. Studioso degli aspetti sociali, economici, religiosi e politico–amministrativi della Calabria, è autore di numerosi libri, monografie, saggi e articoli. Dal novembre 2000 ricopre l’incarico di Presidente della Deputazione di Storia Patria per la Calabria.
Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 11 novembre.