Si è svolta mercoledì 6 settembre la conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “L’alter ego di Indiana Jones e l’esploratore Giovanni Miani”, che è stato affrontato dalla ricercatrice toscana Elena Pierotti. Figlio di una domestica, non sarà mai riconosciuto dal padre. Ha 14 anni quando lascia Rovigo, dov’era nato il 17 marzo del 1810, per raggiungere la madre a Venezia, al servizio del nobile Pier Alvise Bragadin. Quest’ultimo accoglie il ragazzo, dandogli un’istruzione e destinandogli, nel suo testamento, un cospicuo lascito, che il giovane dilapida velocemente nel progetto di pubblicare un’enciclopedia universale della musica, naufragato al primo volume. Lui stesso scrive musica e frequenta i conservatori di mezza Europa, tentando senza fortuna anche la carriera di baritono. Le sue idee risorgimentali sono presenti a far data dal 1841, quando il suo nome venne inserito nell'elenco dei sorvegliati e sospetti, prese parte al Risorgimento. Nel 1848 si unì ai volontari radunati intorno al generale Andrea Ferrari (1770-1849). Questa truppa prese parte ai combattimenti per la Repubblica Romana (1849) durante la prima guerra d'indipendenza. Miani venne assegnato all'artiglieria come primo cannoniere con il grado di sergente maggiore. Come tale prese parte alla difesa di Marghera e del forte di San Secondo, ma nel 1849 venne condannato per aver aderito alla congiura contro il generale Amilcare Paulucci (1773-1845), incolpato di aver difeso troppo debolmente il forte, e fu gettato nelle carceri di Rialto e obbligato a trasferirsi a Ravenna. Là tentò invano di ricongiungersi all'artiglieria e ai combattenti radunati intorno a Daniele Manin. Giovanni Miani partecipa ai moti rivoluzionari del 1848-49 contro la dominazione austriaca, ma qualche giorno prima della definitiva capitolazione prende la via del volontario esilio. Raggiunge Costantinopoli e poi l’Egitto, dove per un periodo presta servizio come pedagogo e insegnante di francese e italiano. Nel frattempo si fa strada il sogno di individuare le sorgenti del grande Nilo, che nella sua idea coincidevano con la mitica regione dell’Ofir, la terra dalle immense ricchezze ricordata dalla Bibbia. Nel 1859, un modesto finanziamento del governo francese gli consente di avventurarsi in una spedizione che lo conduce a Khartoum, dove giunge il 20 luglio del 1859. Da Khartoum Miani riparte senza i compagni di spedizione, decisi a non seguirlo. Raggiunge Gondokoro, oltre 1500 km a sud della città, trascrivendo dettagliatamente il viaggio nel suo diario e in una mappa del territorio destinata alla Società Geografica Francese. Del suo passaggio lascia traccia sul tronco di un tamarindo. Per gli indigeni era intanto diventato il “Leone Bianco”, tributo al suo coraggio e alla sua lunga e candida barba. Visitò la Palestina e raggiunse il Cairo, dove si fermò per un anno. In Egitto Miani si recò nel Sinai e condusse studi archeologici e filologici, guadagnandosi da vivere come precettore presso la famiglia Lucovich e come direttore di una risaia sperimentale. Nel 1853, quando era in Egitto, Miani conobbe l'ingegnere Ermete Pierotti e lo convinse a sostenerlo finanziariamente, cosa che quest'ultimo fece per un po' di tempo. Giovanni Miani – prosegue Elena Pierotti – è nome noto. Conosciuto come esploratore, la sua emblematica storia va riscoperta, anche per capire la singolare sua relazione che lo legò all’amico-nemico ingegnere Ermete Pierotti. Che cosa poteva davvero aver accomunato l’esploratore Miani e il matematico e ingegnere Pierotti? Gli esploratori avevano in comune in quegli anni una volontà di conoscenza che si traduceva per gli Stati in una possibilità di conquista, anche coloniale. Penso alle sorgenti del Nilo, che Miani esplorò e a quello che rappresentarono per le potenze europee in quegli anni. Sono gli anni in cui venne aperto il canale di Suez, che rappresentò un momento decisivo nel migliorare e potenziare i traffici marittimi e commerciali tra i Paesi Europei e l’Asia. Mi si dirà, l’Italia non poteva partecipare come altre potenze, nella stessa misura, a tali traffici. Comunque anche il nascente Stato Italiano si inseriva a pieno titolo nella politica espansionistica di quegli anni, se non altro sulla carta, in un’ottica di crescita economica e politica. Il ruolo di questi personaggi era davvero importante nel coinvolgere l’opinione pubblica borghese che leggeva e si nutriva delle loro carte, in una visione economica espansiva. Il gradito ospite del Circolo Culturale “L’Agorà” accende i riflettori sulle motivazioni che indussero Ermete Pierotti a finanziare il progetto di Giovanni Miani per poi scontrarsi con lui. Elena Pierotti conclude la sua analisi, facendo riferimento a nuovi elementi documentali da Lei rintracciati che potrebbero aprire scenari inconsueti su tali aspetti. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 6 settembre.