Il tema affrontato dal Circolo Culturale “L’Agorà” riguarda il tema inerente all’utilizzo dei gas lacrimogeni utilizzati dalle forze di polizia durante manifestazioni a rischio e quindi per la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica. In questo proscenio si snoda la conversazione a cura di Gianni Aiello sul tema “I gas lacrimogeni e la Rivolta di Reggio“. La conversazione si è basata su un excursus storico del gas lacrimogeno, degli strumenti utilizzati dalle forze dell’ordine, e nel contempo si è assistito ad un intreccio tra macro e microstoria, tra cui i fatti di Reggio Calabria del 1970. L’acronimo del gas CS , comunemente conosciuto come gas lacrimogeno, trae origine dalle iniziali dei cognomi di due chimici statunitensi, tali Ben Corson e Roger Stoughton. Il gas CS venne scoperto dai due noti professori nel laboratorio del College di Middlebury nel 1928 dove fecero reagire 2-clorobenzaldeide e malononitrile secondo la condensazione di Knoevenagel, in cui viene rimossa una molecola di acqua.
La reazione è catalizzata da una base debole, come piperidina o piridina.
Il CS venne usato negli States negli anni ’30 del secolo scorso dalle forze dell’ordine e successivamente vennero eseguiti altri studi nel trentennio successivo in quel di Porton Down, nel Wiltshire, nell’Inghilterra. In un primo momento gli esami vennero testati sugli animali, ma su di essi gli effetti erano ridotti, in quanto essi dispongono un apparato lacrimale meno sviluppato rispetto all’uomo. Di seguito altri test vennero eseguiti ed in quelle occasioni vennero sperimentati su alcuni volontari dell’esercito britannico. In Europa l’uso del gas CS venne usato a partire dagli anni sessanta, come nella città di Derry, in Irlanda del Nord durante la "battaglia di Bogside", una rivolta di due giorni nell'agosto 1969, dove, secondo le cronache, vennero scaricate ingenti quantità di tale gas. L’anno seguente, sempre in Irlanda del Nord, durante la “battaglia di Falls Road" (3-5 luglio) vennero scaricate altre consistenti quantità di CS da parte dell’esercito britannico nei confronti della popolazione di quel quartiere di Belfast. Il gas CS benchè sia identificato come un’arma non letale, c’è purtroppo da evidenziare, a seguito di alcune ricerche scientifiche, gli effetti particolarmente nocivi da parte dell’uomo, Infatti, in caso di prolungata esposizione, esso ha un effetto altamente dannoso per i polmoni e può essere nocivo anche al cuore ed al fegato. L’altra parte della relazione di Gianni Aiello si rivolge, come evidenziato in apertura, agli strumenti utilizzati dalle forze dell’ordine in Italia, come il Moschetto modello 91/28 TS che venne utilizzato dalle forze armate sino al 1959, mentre la Polizia di Stato utilizzò la versione Moschetto Modello 91/38 che fu in uso fino agli anni novanta del secolo scorso per il lancio, tramite apposito tromboncino, di granate fumogene nelle operazioni di ordine pubblico. La parte finale della relazione è indirizzata a quel che accadde nella parte più meridionale della Penisola italiana negli anni settanta, quando si diede inizio a quella che venne definita la più lunga rivolta urbana europea del novecento. Gianni Aiello nel corso della parte finale del suo intervento propone all’uditorio una cronologia di quegli eventi che è ospitata sul portale del Circolo Culturale “L’Agorà”. Vengono ricordati quei frangenti che registrarono migliaia di arresti, feriti, diverse persone rimaste mutilate o invalide, diversi lutti sia tra le forze dell’ordine ed i civili e proprio a quest’ultimi il relatore ha ricordato la triste vicenda di uno di essi. Si tratta del giovane reggino Francesco Raffaele Barcella deceduto il 9 marzo 1978, dopo sette anni trascorsi su una sedia a rotelle: il 29 gennaio 1971 si verificarono durissimi scontri tra i dimostranti e le forze dell’ordine. Il teatro di quelle operazioni fu il ponte della Libertà, ubicato nella zona nord di Reggio Calabria. In quei tragici momenti Francesco Raffaele Barcella rimase colpito alla spina dorsale da un oggetto contundente che lo priverà per sempre delle capacità motorie. Gianni Aiello ne ricostruisce i fatti attraverso le pagine di un saggio storico sulla Rivolta del ’70 “Buio a Reggio”, (Parallelo 38, 1971) saggio storico reportage a cura di Luigi Malafarina, Franco Bruno e Santo Strati, la pubblicazione venne edita successivamente edito da Città del Sole Edizioni (2000). […] si sono, nel frattempo aggravate le condizioni di Raffaele Barcella, un giovane colpito alla testa da un candelotto lacrimogeno durante gli scontri sul ponte della Libertà il 29 gennaio scorso. Ricoverato a Messina, alla clinica neurochirurgica, aveva riportato lesioni alla colonna vertebrale con paralisi totale. Ora, superato il pericolo di restare completamente paralizzato, il giovane rischia di perdere l’uso delle gambe […]. A parlare adesso è Francesco Raffaele Barcella […] ero uscito dalla scuola per andare dall’ing. Cozzupoli. Erano le 11,30 quando sono giunto nei pressi del ponte della Libertà. Ho fermato la mia macchina nei pressi del ponte della Libertà. Ho fermato la mia ‘500 e sono sceso attratto dalla confusione che proveniva da oltre il ponte. Sembrava di assistere ad una di quelle riprese filmate della guerriglia del Vietnam o degli scontri di Belfast in Irlanda. Urla, confusione, fumo. Mi sono avvicinato all’edicola e da lì ho cercato di rendermi conto di quel che stesse accadendo. Accanto a me c’erano altri giovani a curiosare. Poi improvvisamente ho sentito uno che urlava: arrivano arrivano ed ho visto tutti fuggire. Sono fuggito anch’io verso la mia ‘500 ma prima ancora di scendere dal marciapiede ho sentito un colpo alla testa violentissimo, poi più in là ho visto esplodere una bomba lacrimogena. Ho intuito subito che ero stato colpito proprio da quella. Ho cominciato ad urlare chiedendo aiuto. Qualcuno ha detto, venite, c’è un ferito a terra. Non riuscivo più a rialzarmi. E m’hanno sollevato da terra ed accompagnato all’ospedale. Adesso sono qui. Non posso muovermi. E non c’entravo nulla con tutta quella confusione. Quella bomba lacrimogena se fosse stata lanciata secondo la parabola che viene imposta in questi casi, forse non sarei in queste condizioni […]. Sempre sulla stessa pubblicazione seguono le osservazioni del giornalista della Gazzetta del Sud Stelio Vitale Modica che riferisce: […] La parabola della bomba lacrimogena, è un argomento, che è stato oggetto di una prova tecnica eseguita il 27 gennaio scorso nel poligono bresciano di Mompiano per stabilire la gittata dei candelotti lacrimogeni in uso alle forse dell’ordine il 12 dicembre scorso in via Larga a Milano dove persa la vita lo studente Saverio Saltarelli. È stato appunto che il candelotto in lamierino, sparato col fucile d’assalto ‘BM 59’ ha una portata, tenuto a 45 gradi, di circa 180 metri. Tenuto a 25 gradi, la portata scende a 160 metri. Il candelotto di plastica, sparato con moschetto ’91 TS’, tenuto a 45 gradi ha una portata di 140 metri, mentre con alzo 25 la portata è di 111 metri. La velocità del primo tipo di candelotti, che pesa 470 grammi, è di circa 57 metri al secondo, corrispondente ad una energia di 79 chilogrammi. Il secondo tipo di candelotto pesa 594 grammi ed ha una velocità di 40 metri circa al secondo ed una energia sui 49 chilogrammetri. Nel poligonetto interno del banco di prova per armi portatili di Gardone Val Trompia, sono state effettuate altre prove con i candelotti di plastica. Si è così accertato che con alzo ad un grado e mezzo il proiettile cade in terra dopo 22 metri, rimbalzando e conservando un’energia sufficiente a spaccare una tavola posta a tre metri di distanza. Con alzo a quattro gradi, il proiettile di plastica colpisce direttamente la tavola fessurandola. Sono sufficienti queste prove balistiche per dire con quale violenza sia stato colpito Raffaele Barcella […]. Nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione è disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data del 23 luglio.