Si è svolta venerdì 28 aprile la presentazione del romanzo storico “Il Gran Capitàn e il mistero della Madonna nera”, opera letteraria dello scrittore Santo Gioffrè. Si tratta di un romanzo ambientato in una Calabria rinascimentale resa ancora più misteriosa per l’intreccio sapiente di miti e leggende che l’autore mescola agli eventi storici realmente accaduti. Il protagonista è Gonzalo Fernàndez de Còrdoba, generale spagnolo alla corte di Isabella di Castiglia inviato in Italia dal re Ferdinando il Cattolico per combattere i francesi e difendere il Regno di Napoli. Per i suoi meriti organizzativi, per il coraggio e la ferocia in battaglia, il Gran Capitano riportò numerose vittorie sul campo; vittorie e conquiste che ne accrebbero la fama e ora fanno da sfondo ad un romanzo dal gusto antico. Fra le vicende del soldato De Cordoba emerge una Calabria inquieta e forte, il suo paesaggio bucolico aspro e dolce insieme, fatto di montagne, declivi collinari, fiumare e terre argillose bagnate dal sangue dei soldati, dal sudore, dalla paura. La città di Seminara fu, in quel contesto storico, ma anche in periodi precedenti, centro notevole di vita religiosa nel Medioevo; infeudata ai Ruffo, passò poi agli Spinelli che la tennero con titolo ducale fino al 1806. Il suo territorio fu teatro di tre battaglie tra Francesi e Spagnoli, nel corso delle guerre per il predominio in Italia: la prima (21 giugno 1495), durante la spedizione di Carlo VIII, si concluse con la sconfitta delle truppe di Ferdinando II e degli Spagnoli al comando di Gonzalo Fernández de Córdoba; nella seconda (30 novembre 1502) i Francesi di Eberardo Stuart d'Aubigny, comandante della grande Armata Francese nella Piana di Seminara, ebbero nuovamente il sopravvento sugli Spagnoli; la terza (21 aprile 1503) portò invece all’annientamento dell’esercito francese di Calabria. La Calabria si presta ad essere punto di incontro di culture diverse, controversa nel suo attaccamento alle origini, è il contesto ideale, per Gioffrè, in cui collocare le contraddittorietà dell’animo umano. Nella trama troviamo tradizioni antiche e le superstizioni indelebili, storie di monaci e di nobili, di re e popolani, strategie militari e concubine consigliere, il tutto reso realistico da un linguaggio crudo e tagliente, ma sempre evocativo di un passato che ha subito, e goduto, delle influenze nobiliari delle dinastie europee. Così i santuari, le chiese e i conventi sono protagonisti tanto quanto le battaglie; i sacrifici, le punizioni corporali, le immolazioni e i banchetti, diventano moneta di scambio in una società in fermento. Società calabrese che in quei decenni e secoli di conquiste e di guerre sante prova ad assestarsi e trovare un faticoso equilibrio prima dell’epoca borbonica e prima ancora delle rivoluzioni illuministe. La Madonna Nera è icona di tutto questo fermento, di numerosi misteri, il parafulmine per purificarsi da peccati terreni, ma soprattutto il simbolo di un potere, quello del “Capitan”, che non conosceva limite alla sua stessa ambizione. Il re Ferrandino ed un suo generale, Consalvo, si diressero, nel giugno 1495, alla volta di Seminara con un esercito di 6000 uomini dove da lì a poco sarebbe avvenuta una "orribile e sanguinosa battaglia " . L'11 novembre 1500, Francia e Spagna conclusero il trattato segreto di Granada, ratificato da Luigi XII', duca di Orleans, e da Ferdinando il Cattolico, con il quale si spartivano il Regno di Napoli conquistato con le proprie forze. A Ferdinando spettò la Calabria. Si svilupparono così le premesse poste dal primo intervento spagnolo contro le truppe di Carlo VIII. Tutta la vicenda si svolse in modo diverso da quello stabilito negli accordi. Dopo l'entrata francese nel Regno di Napoli e la caduta degli Aragonesi, francesi e spagnoli vennero a conflitto. Nell'agosto 1501 Ferdinando il Cattolico, duca di Calabria, cadeva nelle mani di Consalvo di Cordova. Il 12 aprile 1502 quest'ultimo otteneva in feudo perpetuo, da Ferdinando e da Elisabetta, il casale di Terranova col titolo di duca, le terre di San Giorgio e Gioja con tutti i casali e vassalli pertinenti ad esse ed inoltre divenne, sempre in quell'anno, marchese di Gerace, costituendo l'unica signorìa feudale calabrese che avesse sbocchi sullo Jonio e sul Tirreno. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da martedì venerdì 28 aprile.