Si è svolta mercoledì 30 novembre la conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “Il mio nome è Giuseppe Garibaldi”, che è stato affrontato dall’onorevole Fortunato Aloi, che nel corso del suo intervento ha esaminato le vicende storiche ed umane dell’Eroe dei due Mondi. Il gradito ospite del sodalizio organizzatore ha ricoperto il ruolo di docente negli istituti superiori. Dirigente missino e consigliere comunale e provinciale di Reggio Calabria e Deputato della Repubblica Italiana per quattro legislature, ricoprendo prestigiosi incarichi parlamentari, tra i quali quello di Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione dal 13 maggio 1994 al 16 gennaio 1995. Il 4 luglio 1807 nacque a Nizza colui che a distanza di ben duecento anni viene ancora innalzato a rappresentante dell’Italia Risorgimentale e come simbolo di uno spirito integro e ribelle volto ad affermare la libertà. Figlio di Domenico, capitano mercantile di origine genovese, e di Rosa Raimondi, Garibaldi a 26 anni entra nella Giovine Italia. Conosce Giuseppe Mazzini a Marsiglia, e decide di partecipare alla rivolta di Genova del 1834. Il moto non avrà gli esiti sperati e lui viene condannato a morte in contumacia. Fugge allora in Brasile nel 1835, dove comanda la flotta da guerra nell'insurrezione di Rio Grande do Sul contro il governo brasiliano e crea un corpo italiano nel movimento indipendentista dell'Uruguay: si tratta delle famosissime Camicie rosse. Tornato in Italia nel 1848, con un gruppo di volontari combatte contro gli Austriaci ma è costretto a rifugiarsi in Svizzera. Dopo la proclamazione della Repubblica romana si trasferisce a Roma e prende il comando della Legione italiana contro il corpo di spedizione francese di Oudinot. Dopo la caduta di Roma riesce a sfuggire alla cattura trasferendosi a San Marino. Perde Anita dirigendosi a Venezia. Segue un nuovo esilio (Tangeri, New York, Perú), poi torna nel 1854 e nel 1856 aderisce alla Società Nazionale di La Farina. Nominato generale dell'esercito piemontese da Cavour, nel 1859 arruola 5000 volontari, i Cacciatori delle Alpi, vince contro gli Austriaci a Varese e a San Fermo, entra trionfalmente in Brescia. Tuttavia, a seguito dell'armistizio di Villafranca e, soprattutto, dopo che Nizza viene ceduta alla Francia, resta deluso e amareggiato. I suoi rapporti col governo si raffreddano. Nel 1860, alla notizia della rivolta scoppiata a Palermo, organizza a Genova la leggendaria spedizione passata sotto il nome di Spedizione dei Mille: salpati da Quarto nella notte tra il 5 e il 6 maggio e sbarcati a Marsala l'11, i volontari occupano tutta l'isola. Attraversano lo Stretto di Messina e arrivano a Napoli il 7 settembre. Dopo l'incontro a Teano con Vittorio Emanuele, Garibaldi si ritira a Caprera. Ma nel 1862 marcia verso Roma, ignaro del fatto che il governo italiano avrebbe cercato di stroncare la sua iniziativa. Sull'Aspromonte Garibaldi viene battuto, ferito e fatto prigioniero da soldati italiani. Nel 1860, alla notizia della rivolta scoppiata a Palermo, organizza a Genova la leggendaria spedizione passata sotto il nome di Spedizione dei Mille: salpati da Quarto nella notte tra il 5 e il 6 maggio e sbarcati a Marsala l'11, i volontari occupano tutta l'isola. Attraversano lo Stretto di Messina e arrivano a Napoli il 7 settembre. Dopo l'incontro a Teano con Vittorio Emanuele, Garibaldi si ritira a Caprera, dove morì il 2 giugno del 1882. Nel 1982 in occasione del centenario della morte di Garibaldi l’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini, la cui autorità di democratico e antifascista è nota a tutti, tramite un messaggio letto il 2 giugno del 1982 alla Camera del Senato pose un forte legame tra il Risorgimento e il secondo Risorgimento, quello del periodo della Resistenza. Garibaldi fu presentato da Pertini come simbolo di libertà italiana e mondiale. Cavour era stato l’intelligenza della costituzione dello stato unitario, Mazzini il pensatore e Garibaldi l’anima popolare del Risorgimento; costui infatti aveva dato agli italiani fiducia ed era stato esempio di concordia fra le divisioni ideologiche dei patrioti. Giovanni Spadolini, il primo presidente del consiglio laico dopo tanti democristiani e Bettino Craxi, leader del PSI, condivisero una fervente passione per Garibaldi e promossero alacremente la propaganda in favore della diffusione dei valori tradizionali del Risorgimento italiano. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da mercoledì 30 novembre.
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30 novembre
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2022