"I giorni della civetta" è il filo conduttore di una serie di incontri che sono stati ospitati presso la sede del Convitto Nazionale “Tommaso Campanella” ed organizzati dal Circolo Culturale “L'Agorà” di Reggio Calabria.
"Peppino Impastato" è il titolo del secondo incontro, che si è svolto presso la sede del prestigioso istituto scolastico, e nel corso della conversazione culturale, a cura del giornalista Michele Inserra, è stata ricordata la figura di Giuseppe Impastato.
Nella prima parte della conversazione culturale sono stati mostrati alcuni videoclips relativi al periodo ed ai luoghi in cui visse Peppino Impastato, poi la parola è passata alla vicepreside del Convitto, Marisa Bartolomeo che si è complimentata con gli organizzatori per la lodevole iniziativa, tracciando brevemente il percorso di Peppino Impastato, per passare poi la parola al giornalista Michele Inserra che ha esordito nel suo intervento leggendo una citazione sull'impatto e l'alto significato della bellezza da parte dello stesso Peppino:
“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore (Il monologo sulla bellezza)“.
Le idee di Peppino Impastato, ammazzato dalla mafia il 9 maggio del 1978, -continua Michele Inserra - rivivono in quella che è stata la sua casa sul corso principale di Cinisi. Le riflessioni sulla politica, le poesie, l’impegno civile e le interminabili lotte, portante avanti con “Radio Aut” e l’associazione “Musica e cultura”, riaffiorano nelle carte, negli appunti e nei libri che adesso Casa-Memoria, diventata museo, restituisce alla collettività. Tanti inediti che per la prima volta oggi sono un bene comune. E’ un viaggio dentro Peppino: sembra vivere con lui quei momenti della sua breve ma intensa esistenza come in una sorta di simbiosi virtuale. Tutto grazie al progetto “Un ponte per la memoria”, sostenuto da “Fondazione con il Sud” e diretto dall’Osservatorio sulla ‘ndrangheta di Reggio Calabria. Un ponte, appunto, che unisce Reggio Calabria e Palermo, Cinisi. Realtà martoriate dalla follia assassina della criminalità, che hanno trovato la forza di “abbracciarsi” per sentirsi meno sole.
Così quella che era l’abitazione di famiglia, infatti, è stata trasformata in una struttura adatta ad accogliere i numerosi visitatori che ogni anno raggiungono Cinisi per conoscere la storia e i luoghi di Peppino Impastato. C’è il punto accoglienza, il bookshop, la sala lettura, l’ufficio. Ma ci sono soprattutto tanti materiali inediti di Peppino Impastato che prima d’ora non sono mai stati mostrati al pubblico. Presto sarà esposta anche la pellicola originale del film “I cento passi”, presentata a Venezia, che ha fatto conoscere la storia di una vera vittima di mafia.
I cento passi non sono soltanto il titolo di un film di successo ma anche una realtà che ripercorre la storia di Cinisi e la storia d’Italia. Infatti dagli anni sessanta quando Peppino aveva iniziato la sue battaglie sociali, è stato scritto una pagina importante nella storia del movimento antimafia. Tra la casa Impastato e la casa del boss Gaetano Badalamenti sono state installare le pietre dell’inciampo realizzate dallo scultore Fabio Butera e dedicate alla mamma di Peppino, Felicia, ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ai numerosi compagni di Peppino che sono scomparsi, ai rappresentanti delle Forze dell’ordine che sono stati barbaramente uccisi dalla mafia.
Un luogo vivo oggi, quello della casa-museo, che continuerà a raccontare ai visitatori chi era Peppino Impastato e le battaglie che ha portato avanti nella sua vita. Qui, al civico 220 di corso Umberto si respira un’atmosfera di speranza, che ha oscurato il clima di rassegnazione e sofferenza.
Casa memoria è aperta dal 10 maggio 1978, cioè il giorno successivo all’omicidio di Peppino quando Felicia Impastato ha fatto quella scelta importante di raccogliere l’eredità del figlio, di rompere con i parenti mafiosi e di avviare un percorso che oggi ci porta a salvare l’esempio di Peppino - racconta Giovanni. Oggi, a seguito del progetto di ristrutturazione della casa, si è riusciti a costruire un percorso museale che consente ai numerosissimi visitatori, di poter approfondire la storia di Peppino.
Il primo passo è stata la ricostruzione della stanza di Peppino Impastato, al primo piano dell’abitazione, proprio dove si trovava quando viveva con la madre Felicia. Il letto con la coperta di lana fatta a mano dalla madre, i mobili anni Quaranta, realizzati dallo zio Matteo, fratello della madre, e ancora la cassapanca con sopra i suoi vinili preferiti e la macchina fotografia Zenit.
Fra gli album: Bob Dylan, Fabrizio De Andrè, Joan Baez, Luigi Tenco. Accanto ai dischi, un libro con la copertina rossa che raccoglie le opere di Lenin, nella prima pagina la firma di Peppino e accanto il libro "La peste" di Albert Camus. Nella stanza c'è anche il suo giradischi con tutti gli altri vinili. La chitarra che non ha mai imparato a suonare. Alle pareti, il manifesto del raduno musicale organizzato a Cinisi da Musica e Cultura nel 1977 sull'onda di Woodstock, la copia della tessera dell'Ordine dei giornalisti e sopra la laurea ad honorem in Filosofia rilasciata dall'Ateneo di Palermo nel 1998. Nello stesso piano della stanza di Peppino Impastato, è stata allestita una sala lettura con le vetrine in cui sono stati esposti tutti i libri che Impastato leggeva, i documenti dell’attività di Radio Aut e dell’associazione Musica e Cultura e i numeri del giornale “L’idea socialista”.
La collaborazione tra Casa Memoria Impastato e l’Osservatorio sulla ‘ndrangheta ha portato poi all’installazione del percorso dei “cento passi” tra casa Memoria e la Casa del boss Gaetano Badalamenti e la produzione delle installazioni multimediali che racconteranno la storia dell’antimafia sociale e l’attività di Peppino Impastato.
A parte l’esposizione dei materiali di Peppino ci sono anche l’albero della memoria, ossia il piccolo albero di arancio sito di fronte la casa, che è divenuto un luogo di memoria dove i numerosi visitatori lasciano dediche e oggetti per Peppino, il murales del compagno di Peppino Pino Manzella, alcune opere del pittore Gaetano Porcasi, di Paolo Chirco e Giacomo Randazzo, anche loro compagni di Peppino.
DELITTO DECISO UN ANNO PRIMA
Il destino di Peppino Impastato era già segnato da almeno un anno. Non è più una semplice ipotesi dopo che ieri pomeriggio è spuntata una lettera inedita da un cassettone all’interno della camera da letto della mamma di Peppino, Felicia Bartolotta. «Ti faranno male» si legge nella missiva di un anonimo amico datata 14 aprile 1977. Oltre un anno dopo faranno tanto male a Peppino: il 9 maggio del 1978 verrà barbaramente ammazzato. Tredici mesi prima era stata decretata l’eliminazione di Impastato su ordine del numero uno di Cosa Nostra Tano Badalamenti.
Il ritrovamento della lettera La mamma di Peppino era deceduta il 7 dicembre del 2004. Da quel momento nessuno aveva osato mai “profanare” quella stanza che rappresenta una parte della Casa della Memoria di Cinisi, al corso Umberto 220, nata nel 2005, e riconosciuta a dicembre scorso dal governatore Rosario Crocetta bene di interesse storico-culturale Ieri, per la prima volta, c’erano lavori in corso. Ed era giunto il momento di svuotare quella stanza colma di ogni cosa e di ogni ricordo. Giovanni, il fratello di Peppino, insieme ad altri amici hanno impiegato una intera giornata per “ripulire” armadi e cassetti. E in un cassettone anni Cinquanta tra la biancheria della donna è spuntata una lettera indirizzata a Peppino Impastato. Una missiva mai vista prima e dal contenuto che ha lasciato tutti senza fiato. Il piano per eliminare Peppino era già stato ideato almeno un anno prima della sua morte. Bisognava far ricadere le colpe di quello che doveva accadere sui fascisti. E poi spunta il nome di un compagno del partito comunista. Si tratta di Franco Maniaci, ex vicesindaco di Cinisi dell’epoca, che si era andato a scusare dal boss Badalamenti e da un tale Finazzo (soggetto al momento ancora da identificare) per le offese a loro rivolte e, vigliaccamente, aveva scaricato tutte le colpe su Peppino Impastato. Parallelamente al piano per fare “tanto male” a Peppino viaggiava anche il piano per bruciarlo politicamente. E il nemico era, come spesso accade, in casa. Maniaci era, secondo quanto riportato nella lettera, colui che vedeva in Peppino uno che gli portava via consensi elettorali.
Balza agli occhi anche un consiglio nella missiva: «Guardati bene dai tuoi veri nemici». E spunta il nome di un uomo in divisa tuttora in servizio nel Palermitano. E che, in vista di possibili approfondimenti investigativi, abbiamo ritenuto opportuno omettere.
Per quel delitto sono stati condannati i mandanti ma mancano gli esecutori materiali. Dopo due archiviazioni (nel 1984 e nel 1992), nell’aprile del 1995, l’indagine era stata riaperta.
L’11 aprile 2002 Badalamenti fu condannato all’ergastolo ma il 30 aprile 2004, a 80 anni, morì in un centro medico penitenziario di Ayer (Massachusetts). Il 5 marzo 2001, Vito Palazzolo, braccio destro di Badalamenti, anche lui amico degli Impastato, aveva rimediato trent’anni.
Oggi spunta l’ennesimo mistero. E il ritrovamento di quella lettera lascia spazio a due ipotesi. O era stato Peppino a nasconderla alla mamma e quest’ultima l’aveva ritrovata tra le cose del figlio dopo l’uccisione, oppure era stata la mamma a nascondere quella corrispondenza arrivata al figlio nell’aprile del 1977 per non farlo preoccupare. Nell’uno e nell’altro caso, comunque, quella lettera anonima è stata sottovalutata in quel momento e anche dopo la morte di Peppino. Ora potrebbe dare un’ulteriore chiave di lettura al delitto della voce ribelle di Radio Aut.
LA LETTERA
Caro Giuseppe,
considerandoti un amico ti informo di quello che ho saputo in questi giorni in certi posti.
Dunque vogliono farti del male per quello che hai scatenato, e dicono che deve passare qualche mese dai manifesti. Stanno studiando qualche cosa per poi incolpare i fascisti del male che ti faranno.
Stai attento ed evita provocazioni. Questo perchè Franco Maniaci si è scusato con quelli che sono stati nominati (Badalamenti e Finazzo) e ha scaricato tutto a te e altri pure del suo partito. Egli è d’accordo con quelli che ti vogliono bruciare politicamente, perchè rappresenti voti contro di lui, e perchè lo condizioni. Guardati bene dai tuoi veri nemici, e assai di.(omissis del redattore) che gli spiffera tutto quello che fai. Ho fatto questo di avvisarti per amicizia non per partito. Non te lo dico per presenza perché poi mi chiederai come ho saputo queste cose delicate, e io non lo posso dire.
Un amico