“Il soggiorno di Marco Tullio Cicerone nel territorio di Reggio Calabria” è il titolo della giornata di studi, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, che per la valenza ed i contenuti del tema trattato, ha ricevuto il patrocinio dell’Amministrazione Provinciale di Frosinone del Comune di Arpino, luogo che diede i natali al grande oratore (3 gennaio 106 a.C.). Dopo i saluti da parte del Presidente del sodalizio culturale reggino Gianni Aiello, è stata la volta dei saluti istituzionali da parte del Vice-presidente dell’Amministrazione Provinciale di Frosinone Luigi Vacana (delega ai servizi culturali), del Sindaco di Arpino Renato Rea e dell’Assessore alla Cultura del Comune arpinate Niccolò Casinelli che nel corso del loro intervento, oltre ad esprimere apprezzamenti per l’incontro, hanno ricordato il loro illustre concittadino. La parola, poi è passata ad Antonino Megali (Vice-presidente del Circolo Culturale “L’Agorà” che ha relazionato, ricordando diversi aneddoti, a riguardo sia l’uomo che la figura politica, filosofica di Marco Tullio Cicerone. Avvocato, politico e filosofo, Cicerone è passato alla storia per la difesa dei valori repubblicani e per la lotta contro la tirannide. Siamo nel 43 a.C., un anno dopo l’assassinio di Giulio Cesare, avvenuta il 15 marzo del 44 a.C, a Roma regnano grandi incertezze e gravi disordini sociali che inducono Cicerone ad allontanarsi, per la propria incolumità, da quei luoghi e raggiungere la Grecia. Per ragioni di sicurezza organizzò il proprio viaggio nei minimi dettagli evitando il “Brindisium iter” (la strada di Brindisi) e preferendolo ad un altro percorso quello denominato come “Ab Rhegio ad Capuam”, nota anche come Via Popilia o Via Annia, per poi giungere a Siracusa e successivamente imbarcarsi per la Grecia. La navigazione non fù delle migliori ed i forti venti e le onde del mare lo spinsero in Calabria, presso il porto della cittadina greca Leucopetra, corrispondente all’odierna Lazzaro (RC), dove risiedeva un suo caro amico, Publio Valerio, proprietario di una grande tenuta, una villache ospitò Marco Tullio Cicerone nella sua villa, di cui oggi rimangono tracce archeologiche di un certo interesse. Trattasi di un'area che si estende su diversi ettari di terreno, e che si distingue fra una zona destinata ad abitazione ed un'altra adibita a necropoli, dove vennero rinvenuti alcuni sarcofagi. Recentissimi scavi hanno portato alla scoperta di più vani mosaicati risalenti a fine II-III d.C., situati a fianco della nuova Statale 106, mentre a monte, vicino alla volta crollata, che ha restituito un mattone graffito in caratteri greco-bizantini, databile al VI-VII secolo, è stata ritrovata una colonna di granito simile a quella che si può vedere sulla piazza antistante il Parco delle Rimembranze di Motta San Giovanni. Una prima datazione colloca anche i resti con la volta fra III e IV secolo d.C. .Tra il 1995 e il 1998 ebbero inizio le campagne di scavo dirette dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici della Calabria nella frazione Lazzaro del Comune di Motta San Giovanni, su un terreno già indicato dalle cronache di fine 1800, come luogo dove insisteva una importante struttura abitativa del periodo romano, conosciuta a seguito di un rinvenimento di una piccola epigrafe, di cui si sono perse le tracce, riportante la dicitura «olim Valeri deliciae, nunc Maropati». Tale attestazione archeologica dimostrava che in quell’area risiedeva un altolocato e facoltoso personaggio, di nome Publio Valerio che ospitò nel 43 a.C. Marco Tullio Cicerone, come testimoniato dal grande oratore romano nelle sue Filippiche (I,7). Ritornando alla presenza di Marco Tullio Cicerone sul territorio reggino, il grande oratore si recò anche a Reggio dove gli abitanti e le cariche istituzionali del periodo lo informano del gran discorso che Marco Antonio aveva fatto in onore dell’ormai ucciso Cesare, e venendo a conoscenza del contenuto, decide di fare ritorno a Roma, così come tramandatoci dallo stesso nelle “Filippiche”, orazioni che Marco Tullio Cicerone pronunciò contro Marco Antonio dal 2 settembre del 44 a.C. al 21 aprile del 43 a.C.. Nelle “Filippiche” (I,8) si riporta […] Cum autem me ex Sicilia ad Leucopetram , quod est promontorium agri Regini, venti detulissent, ab eo loco conscendi, ut transmitterem, nec ita multum provectus, reiectus austro sum in eum ipsum locum, unde conscenderam. Cumque intempesta nox esset mansissemque in villa P.Valeri, comitis et familiaris mei, postridieque apud eundem ventum exspectans manerem, municipes Regini complures ad me venerunt, ex iis quidam Roma recentes […] .