Continua la programmazione da remoto del Circolo Culturale "L'Agorà" che organizza una nuova conversazione sul tema della rivolta di Reggio Calabria del 1970. Il nuovo incontro, organizzato dal sodalizio organizzatore riguarda la presentazione del saggio “Montagne di cartapesta e la palude della politica” del marchese Zerbi. Analisi dell’onorevole Aloi”. Il 14 luglio del 1970 esplose a Reggio di Calabria la rivolta urbana più lunga che la storia della nostra repubblica ricordi, con migliaia di feriti, arresti, diverse vittime sia tra i civili che tra le forze dell’ordine. Da queste cifre il tema “Montagne di cartapesta e la palude della politica” del marchese Zerbi. Analisi dell’onorevole Aloi”: […] Siamo a Reggio, la città più grande della Calabria, situata all’estremo punto meridionale della penisola. Più vicina geograficamente alla siciliana Messina che agli altri capoluoghi di provincia della sua regione. È una città in cui nel corso di millenni si sono avvicendate civiltà e culture diverse. Fa parte oggi del contesto sociale, politico ed economico della nazione italiana, quella nazione nata nel 1860 dall’unificazione di stati diversi precedentemente esistenti sull’intero territorio della penisola. Reggio e la Calabria, la Calabria e il meridione, il sud e il nord, l’Italia unificata, l’Italia federativa, le diverse Italie. Oggi come ieri. Gli abitanti di Reggio sono o possono essere moltissime cose nella Babele delle difformità naturali, delle artificiose commistioni, dell’enorme confusione imperante, ma non sono soli! I loro problemi sono quelli di tutti i calabresi, dei meridionali e addirittura degli abitanti del nord dell’Italia. L’unità nazionale è stata per il Sud penalizzante, o meglio, i guasti conseguenti ad un’unificazione realizzata senza i necessari validi criteri che avrebbero dovuto essere posti alla base di essa hanno evidenziato, prima che al Nord, le disfunzioni relative. Una politica ingiusta e dissennata ha determinato l’abbandono di vasti territori anche per la mancanza di opere e strutture necessarie e idonee a renderli accessibili e produttivi; lo spostamento verso il Nord di ogni centro di interesse economico ha certamente causato una perdita di importanza per intere zone geografiche che appaiono sempre più lontane. Lontananza paralizzante, emarginazione e disinteresse con conseguenze dolorose ma tante speranze e tante possibilità. Il degrado del meridione non è costituito solo dalle pur esistenti condizioni di inferiorità economica. Il maggior danno causato dalla politica degli ultimi decenni consiste nell’indebolimento delle caratteristiche naturali delle nostre popolazioni, nell’assenza (in ogni tempo) di una qualsiasi indicazione di speranza, nell’annientamento con ogni mezzo di ogni anelito al riscatto. Tutto questo accade ancora e riproduce in tempi diversi, le condizioni che esistevano nel 1970. Rispetto a quei tempi è mutato, almeno apparentemente, il panorama degli schieramenti politici attuali, con partiti che sono scomparsi negli ultimi anni e altri che si sono frantumati. Nel periodo dei moti cittadini per la rivendicazione del capoluogo di regione, a Reggio la situazione politica rispecchiava quella di molte altre città italiane. Il potere era detenuto da alcuni partiti dell’arco che era definito costituzionale. Di questi solo il partito comunista era all’opposizione. Al di fuori dell’arco costituzionale c’era il Movimento Sociale Italiano, partito in cui all’inizio del dopoguerra erano confluiti coloro i quali ancora guardavano con simpatia al regime fascista, crollato con la sconfitta dell’Italia nella seconda guerra mondiale. Al di fuori dello schieramento parlamentare c’erano delle formazioni definite appunto extraparlamentari con denominazioni diverse: Lotta Continua, Potere Operaio ecc. a sinistra e a destra Avanguardia Nazionale, Ordine Nuovo, il Fronte Nazionale e altre di minore importanza. […] (Felice Genoese Zerbi in "Montagne di cartapesta", Calabria Letteraria Editrice, 1998, pp.9-10)