Nell’ambito delle manifestazioni per il Cinquantenario dal ritrovamento dei Bronzi di Riace avvenuto il 16 agosto 1972, l’Agorà ha organizzato presso il Centro Sportivo “Matteo Pellicone” di Reggio Calabria, la Videoconferenza “Pericle e Temistocle”.
Il Presidente dell’Associazione Culturale dr. Gianni Aiello ha invitato il prof. Riccardo Partinico a relazionare sui suoi ultimi studi anatomici, scientifici e storici che hanno stravolto la storia dei Bronzi di Riace, permettendo di risalire all’identità dei due personaggi rappresentati dalle statue.
Le ricerche dello studioso reggino hanno avuto l’epilogo nell’agosto del 2021 quando il prof. Partinico ha confrontato i suoi studi anatomici, in particolare la forma della testa della “Statua B” con le fonti storiche, tramandate dai Commediografi Cratino, Erodoto ed Eupoli, scritte da Plutarco in “Vite Parallele”.
Nella comparazione coincideva il fatto che la “Statua B”, realizzata nel 430 a.C. nel circondario tra Atene, Corinto ed Argo, presentasse il cranio dolicocefalo (allungato in senso antero/posteriore) e che anche Pericle, il famoso Stratega Ateniese vissuto nello stesso periodo e nello stesso luogo dal 495 al 429 a.C., avesse il cranio dolicocefalo ed era soprannominato “Testa di cipolla marina” (Schinocefalo) e che le sue statue –scrive Plutarco- erano state realizzate con l’elmo per nascondere la deformazione della testa. Nella particolareggiata storia greca del V sec. a.C. nessun altro personaggio eroico è stato indicato con tale alterazione anatomica.
Altri indizi che conducono a Pericle sono le somiglianze fisionomiche della “Statua B” con il volto del busto di Pericle custodito presso i Musei Vaticani, entrambi i volti presentano la decontrazione dei muscoli mimici ed un’espressione imperturbabile caratteristica di Pericle e conosciuta attraverso gli scritti del filosofo Protagora.
Il volto della ”Statua A”, invece, presenta somiglianze fisionomiche con il volto di Temistocle raffigurato su una moneta del V sec. a.C. e con il volto di un busto custodito presso i Musei Vaticani, copia di un originale greco del V sec. a.C..
Le due statue presentano particolarità anatomiche, alterazioni scheletriche e perfette proporzioni somatometriche che consentono di affermare che esse rappresentano persone realmente vissute e non personaggi mitologici, quali per esempio Eteocle e Polinice.
“Statua B”: piede greco, V dito dei piedi varo, pianta dei piedi allargata, arco plantare ridotto, scoliosi dorso/lombare, rettilineizzazione delle vertebre cervicali, cranio dolicocefalo;
“Statua A”: piede greco, iperlordosi lombare, progenismo mandibolare, cranio mesocefalo.
Anche i dati del ministero smentiscono l’ipotesi dei “fratricidi”, infatti, come possono due statue realizzate a trent’anni di distanza l’una dall’altra, con tecniche e materiali diversi, manodopera e stile artistico differenti (Severo e Classico), far parte della stessa scena artistica? Solo nelle favole.
Il piombo di cui erano composti i tenoni che fuoriuscivano dalla pianta dei piedi e mantenevano le due statue su un basamento, proviene dalle miniere di Laurion a 50 chilometri a sud di Atene, tale dato scientifico fa dedurre che le due statue erano esposte in Grecia nello stesso luogo ed il fatto che un tenone della “Statua A” sia mancante fa capire anche che la statua fu strappata dal basamento e non estratta con cura, probabilmente durante il saccheggio di Atene ad opera dei Romani.