La tematica oggetto di studio ha visto come relatore il prof. Agazio Trombetta che ha illustrato le fasi di tale periodo con l’ausilio di diapositive, momenti di vita economica, politica, religiosa, militare e sociale che hanno interessato questa città.
Come era la vita quotidiana durante gli anni del Fascismo?
Pochi delitti e molta fame, più sogni che soldi per realizzarli: in un Paese in rapida trasformazione radio e cinema uniscono gli italiani, portando ai quattro angoli della Penisola (e nelle colonie) le notizie e le immagini dei trionfi sportivi e dei primati aereonavali fortemente voluti dal Regime.
Ma, insieme all'immagine di un Paese che si rinnova e modernizza, nelle città e nei trasporti, si affianca, dal 1935 in poi, la realtà di un popolo che dopo 17 anni di pace, viene chiamato nuovamente a fare i conti con la guerra, in una atmosfera europea sempre più fosca.
Apparentemente spensierati e sempre più costretti ad indossare la divisa, gli italiani tributano al Fascismo il massimo del consenso, sull'onda dei successi mietuti dall'Italia un po' in tutti i settori.
Ma l'euforia sarà breve.
La scenografia dell'incontro è caratterizzata da due sculture bronzee poggiate a terra, i tratti somatici di uno dei due manufatti sono riconoscibili, l'altra appartiene al ministro del periodo ai lavori pubblici Luigi Razza, dal 24 gennaio 1935 fino al 7 agosto dello stesso anno, quando trovò la morte nei cieli de Il Cairo (era nato il 12 dicembre del 1892 a Monteleone Calabro) , che venne ritrovato, insieme ad altri due busti, di cui uno in marmo, da Franco Berta e il presidente del Circolo Culturale L'Agorà, Gianni Aiello, sotto cumuli di materiale cartaceo durante una normale operazione d'ufficio.
E Gianni Aiello nella sua breve introduzioni ha descritto i due documenti artistici di cui uno, quello relativo al ministro Razza, realizzato da F. Panacea Megna, recante la scritta "fuso nella fonderia di Art. Laganà in Napoli durante il periodo denominato A. XIV (quindi, intorno al 1937). Mentre l'altro manufatto reca solo la firma del suo autore : Gatto .
Vengono le proiettate le immagini relative alla visita di Mussolini a Reggio: era il 31 marzo 1939 e l'accoglienza risulta trionfale: le atmosfere scaturite dai fotogrammi sono forti, la folla acclamante i reparti schierati, i balilla e le piccole italiane, una coreografia di eccezionale efficacia e dai balconi degli edifici di Corso Garibaldi fanno da contrappunto centinaia e centinaia di mani tese nel saluto, il filmato è tornato alla luce, qualche anno addietro, grazie all'amore che il sindaco scomparso, prof. Italo Falcomatà ha avuto per Reggio che in quell'occasione ebbe a dire «Le immagini della memoria e del ricordo della nostra città» .
Il Trombetta parla anche dell'abile propaganda del regime, i giornali messi a zittire e controllati dal Miniculpop, l'allora ministero della cultura popolare che aveva il compito di "programmare" e "filtrare" e stabilire le cose da scrivesi, atti alla massificazione e le altre non gradite al fascismo, sulle quali bisognava tacere: le note di cronaca nera dovevano interessare i commissariati di pubblica sicurezza: queste erano le direttive di allora.
La malavita locale durante il ventennio annoverava nella provincia personaggi del calibro di Michelino Campolo, più conosciuto come Don Michelino, abile per il suo maneggiare il coltello nel duello rusticano.
Ma nella città dello Stretto c’è da notare l’esecuzione di alcune condanne a morte per alcuni efferati delitti : il 17 febbraio del 1937 avviene l’esecuzione tramite fucilazione davanti al muro del cimitero di Condera .
L’Amministrazione fascista non ebbe un felice impatto con il territorio: infatti viene dimesso il sindaco Giuseppe Valentino per «irregolarità amministrative» e viene sciolto il Consiglio Comunale e nominato un Commissario Prefettizio.
La Giunta presieduta dal liberale on. Giuseppe Valentino era operativa dal 1918 e dal mese di luglio del 1911 aveva assunto la carica di assessore ai lavori pubblici.
Ad appena un anno dal suo assessorato, l’on. Giuseppe Valentino aveva realizzato una serie di operazioni importanti per l’assetto architettonico della città come lo sviluppo del piano regolatore, la pavimentazione di tutto il corso Garibaldi, la definizione del progetto del lungomare, l’apertura di nuove strade, la riedificazioni di una serie di istituti scolastici, la costruzione del ponte sul Calopinace, il ripristino della tranvia elettrica.
Il Valentino era succeduto nella carica di primo cittadino all’avvocato Pasquale Andiloro e rimase in carica fino al febbraio del 1923, quando un provvedimento ad opera dell’amministrazione fascista lo destituì dalla carica di sindaco per «irregolarità amministrative».
Durante la sua gestione vengono spese 50 milioni di lire per edifici, strade, opere idrauliche ed espropri, vengono realizzati il Palazzo del Comune, l’Istituto Tecnico, le scuole elementari di Piazza Castello, viene costruito il rustico del Teatro Comunale , vengono pavimentate i seguenti assi stradali come la via Romana (attuale De Nava), la via Aschenez, entrambi i lati mare-monte del lungomare, via Reggio Campi, si effettuano gli sbaraccamenti che daranno poi vita alle piazze: Garibaldi, Duomo, delle Acacie (posta tra la piazza S.Agostino e l’area della scuola “Spanò-Bolani”).
Si da inizio alla costruzione dei primi edifici pubblici come la Banca d’Italia, il Banco di Napoli, i Tribunali e nello stesso periodo si da inizio all’edilizia popolare che darà vita a 595 alloggi e 190 in corso di costruzione.
Nel corso dell'incontro, non si è parlato soltanto di edilizia ma anche dei fatti di vita quotidiana, quale quella politica: il 31 dicembre del 1924 il “Corriere di Reggio” riporta la notizia delle dimissioni di Mussolini che darà seguito in città ad una spontanea manifestazione popolare, unica del periodo, antifascista che culminerà a Piazza Italia con i discorsi alla folla di Gaetano Ruffo, Domenico Tripepi e Antonio Proto.
I fatti di Reggio sono argomentati al Senato di una disputa tra il Senatore Alberini e Mussolini .
Nel settembre del 1923 venne sciolto anche il Consiglio Provinciale presieduto dall’avvocato Pasquale Reytani che sotto la propria amministrazione ebbe il merito di edificare il Palazzo Provinciale, l’Orfanotrofio, il Liceo Scientifico, il Liceo Ginnasio “T. Campanella” preside Oreste Dito), l’edifico del Consorzio antitubercolare.
Il Reytani venne sostituito dal Commissario Reale , l’ing. Santo Pirrello.
Durante tale periodo amministrativo vengono costruiti ed inaugurati il Liceo Ginnasio “Tommaso Campanella” preside Oreste Dito”, l’edificio del Consorzio antitubercolare, l’ospedale psichiatrico.
I trent’anni compresi fra le due guerre costituiscono uno dei periodi più tragici della storia umana, che lo storico Eric J Hobsbawm definisce l’età della catastrofe.
L’agonia del mondo ottocentesco è lunga e dolorosa.
Passa per due guerre mondiali, una crisi economica devastante come quella del 1929, una difficoltà tale di sistemare i rapporti Stato-società da generare totalitarismi e dittature.
La società viene investita in misura crescente da fenomeni di mobilitazione collettiva.
Tramonta il mito dello Stato non interventista.
Razionalizzazione economica, Stato sociale, società di massa sono i profili che si delineano negli anni Trenta e che segnano l’identità storica di ben tre generazioni.
Tale identità consente di assumere il periodo 1929-1999 come un arco di tempo omogeneo sotto il profilo dell’organizzazione dell’economia, delle società e dello Stato.
Le differenze fra i diversi paesi, a cominciare dalla contrapposizione capitalismo-comunismo, non eliminano fili ispiratori comuni: l’esigenza di programmare e governare il mercato, il ruolo determinante dello Stato nell’economia, la società concepita come realtà di massa.