Il Circolo Culturale "L'Agorà", presieduto da Gianni Aiello, ha organizzato un'apposita giornata di studi dal titolo "Ragazzi mischia: la storia del rugby a Reggio Calabria". Nel corso della conversazione culturale sono stati evidenziati le caratteristiche e gli aspetti storici di questa attività sportiva che ha origini lontane nel tempo,  come evidenziato nella parte introduttiva della conversazione culturale.
Prima della sua apparizione storicizzata nella città inglese di Rugby (1° novembre 1823), altre forme similari di questo sport le ritroviamo in altre epoche come l'episkyros greco, l'harpastum romano, il calcio storico fiorentino e la soule francese.
Ritornando nella città di Rugby (contea del Warwickshire) nell'area di un College è ubicata una statua che ne raffigura l'ideatore ed alla cui base è posta una lastra riportante la seguente dicitura: “This stone commemorates the exploit of William Webb Ellis who with a fine disregard for the rules of football as played in his time first took the ball in his arms and ran with it thus originating the distinctive feature of the rugby game. a.d. 1823”.
A far data da quel 1823 tale disciplina sportiva venne introdotta sia nei college, nelle università ed in molte scuole pubbliche della Gran Bretagna e nel 1871 (26 gennaio) venne istituita la Rugby Football Union (RFU) alla quale aderirono una ventina di clubs. Nel 1895 fu la volta della Northern Rugby Football Union, trasformatosi successivamente in Rugby Football League.
La prima partita a livello internazionale venne disputata ad Edimburgo il 27 marzo 1871 tra le nazionali di Scozia ed Inghilterra.
Risulta evidente che tale sport si espanse in tutte le aree del Commonwealth e successivamente anche negli altri Paesi, come in Francia, dove nel 1872 venne fondato il primo club il Le Havre Athletic Club e nel 1887 venne istituzionalizzata l'Union des sociétés françaises des sports athlétiques (USFSA).
Nel 1883 venne disputato il primo torneo di rugby tra squadre nazionali di Galles, Inghilterra, Irlanda e Scozia e che dal 2000 è conosciuto con l'acronimo di “Sei Nazioni”.
L'attività rugbystica si è espansa in ogni dove e nacquero le attuali leggende del mondo della palla ovale come i sudafricani “SPRINGBOKS”, i “BARBARIAN FOOTBALL CLUB” (1890), i neozelandesi “ALL BLACKS” (1892), per non parlare dalle altre rappresentative nazionali delle Figi, Samoa Occidentali e Tonga.
Le prime esperienze rugbystiche in Italia si hanno nell'arco di tempo 1890-1895 in quel di Genova ad opera della comunità inglese presente nella città ligure, mentre le prime notizie delle attività agonistiche risalgono al 1909:  la prima squadra italiana fu il Rugby Club Torino, mentre il 2 aprile 1911 venne disputata una gara  internazionale tra l'US Milanese ed i transalpini del Voiron.
Nel 1928 venne istituzionalizzata la Federazione italiana rugby (FIR), alla quale aderirono sedici squadre e l'anno successivo venne organizzato il primo campionato che venne vinto dall'Ambrosiana Milano.
Risulta necessario ricordare anche altre storie, come quelle accadute in Argentina durante la dittatura del 1978, dove 17 giocatori del Rugby Club La Plata, vennero uccisi per le loro idee contrarie a quelle del regime di Jorge Videla.
Numerosi sono stati i nomi facenti parte dell'area della palla ovale, come i cronisti Paolo Rosi, Vittorio Munari, ma anche delle tante realtà rugbystiche come ad esempio quelle relative a L'Aquila, Petrarca Padova, Fiamme Oro Padova, Amatori Catania, Partenope Napoli, Cus Genova,Treviso. Ma anche quelle di diversi atleti, tra i quali si ricordano Syd Going, Gavin Hastings, John Kirwan, Diego Domínguez, Carlo Checchinato ed un certo Marco Bollesan che concluse la sua attività agonistica il 10 maggio 1975 allo stadio comunale di Reggio Calabria dove si disputò l'incontro tra la nazionale italiana e quella cecoslovacca (49-9).
La parola è poi passata ad Antonio Vacalebre che ha effettuato un excursus storico a riguardo la metamorfosi della palla ovale reggina che mosse i primi passi nei primi mesi del 1965 grazie alla passione di due figure che segneranno un percorso importante agli inizi della storia rugbystica reggina tali Lillo Dieni e Bruno Pisano che assunse il ruolo storicizzato di primo presidente del club.
Questi due pionieri della palla ovale effettuarono delle selezioni nei quartieri storici della città, in particolare il rione pescatori, dove nacque lo zoccolo duro del rugby reggino con i vari Giarmoleo, Babuscia, Gatto, Spataro, Bentivoglio, Gino Coppola, Ferrara, Schirinzi, Minniti, Sergi, Diego Giordano, mentre gli “stranieri” facenti parte della formazione rugbystica erano i Melito, Vacalebre, Marcello Gatto, D’Agostino,
I primi allenamenti – ricorda Antonio Vacalebre –  si svolgevano dentro la villa comunale, usando come spogliatoio un noto negozio di abbigliamento del periodo, quello di Bruno Pisano.
Successivamente la preparazione atletica veniva svolta sul terreno di gioco del dopolavoro ferroviario nella zona di Calamizzi, in notturna con le lampare che fungevano da illuminazione.
La squadra assunse vari nomi e nel 1967 conquistò la promozione in Serie C e l'anno successivo cambiò la denominazione sociale, divenendo “Rugby Reggio” ed il presidente di quel periodo era l'avvocato Adornato.
In quella fase storica si cementò un gruppo che portava la squadra a vincere su campi di società più impegnate come Ragusa, Messina, Palermo.
Nello stesso periodo il “Rugby Reggio” perse la gara valida per la promozione in Serie B.
Negli anni settanta Peppe Schirinzi permette al rugby reggino di effettuare il salto di qualità centrando la promozione in serie B, riuscendo nel contempo ad  amalgamare, coinvolgere, fare gruppo tanti giovani che iniziano ad avvicinarsi al rugby, provenienti da più parti della città.
Nasce la squadra giovanile, il mini rugby, e tra i tanti nomi che ruotarono in quelle formazioni si ricordano l'avvocato Abate, Vittorio Porcino, Gianfranco Primavera, Carletto Fiumanò, Guido e Carlo Castellani, Massimo Pedone, Maurizio La Piana, Giuseppe Longo, Mimmo Cutrupi alias "freccia".
Nel primo campionato di serie B la squadra del “Rugby Reggio” raggiunse la salvezza e Peppe Schirinzi – continua Vacalebre - decide che quella squadra poteva ambire al massimo campionato e costruì con lo “zoccolo duro reggino” e l’innesto di qualche straniero come Donovan Neal May sud africano, porta Libertucci come allenatore in riva allo Stretto e con un gruppo di romani Pino Marcari, Pianeggiani, Roberto Gentile, Bruno Di Luia, un merito và anche al presidente per eccellenza: Umberto Botti.
Il percorso dei ricordi da parte del relatore Antonio Vacalebre si concentra anche alla prima amichevole di carattere internazionale che venne disputata allo stadio comunale di Reggio Calabria tra il “Rugby Reggio” e la nazionale universitaria sudafricana, ed in quella occasione (dicembre 1974) ricorda la figura della terza linea centrale Nicholas Vivian Howard "Nick" Mallett che disputò quell'incontro.
Tra l'altro “Nick” Mallet è stato giocatore ed allenatore degli SPRINGBOK, commissario tecnico della Nazionale  italiana (2007-2011), ma anche rugbysta del “RUGBY ROVIGO” (1982-1983).
Ritornando all'idea progettuale del Presidente Giuseppe Schirinzi – continua Vacalebre– si giunse alla preparazione pre-campionato nel ritiro ubicato nella località di Acqua Cetosa a Roma con mister Libertucci che nel corso della presentazione della squadra ci disse: “avete la possibilità di perdere solo tre partite,decidete voi quando”
Dopo tale affermazione ci guardammo sbigottiti: “o era folle o era l’inizio di una nuova era”.
Ricordo che con noi si avvicinò un ragazzo italo americano che non parlava italiano:o dialetto calabrese o inglese era Fiore “Nick” Screnci (ruolo di pilone),  poi nella “Rugby Roma” , ma anche nella nazionale italiana, dove giocò la sua prima partita il 29 ottobre del 1977 a Praga contro la Cecoslovacchia.
Un altro giocatore che veniva dal football americano, tale Meduri, da un fisico possente ma forse non proprio tagliato per il gioco del rugby.
Dal ritiro e dalle indicazioni di Paolo Libertucci capimmo subito che la sua non era un’idea folle, stavamo acquistando coscienza della nostra forza
Ricordo una partita violenta a Livorno, dove il pubblico fece una invasione di campo, ma a differenza del calcio, dove ci sarebbe stato un fuggi fuggi generale, ci siamo chiusi a testuggine lasciando sul campo diversi contusi degli scalmanati invasori.
Fu uno spettacolo strano vedere una rete di recinzione divelta, i primi tre scalini della gradinata vuoti, il pubblico che inveiva ma non scendeva più verso il campo, dove rimanevano i poveretti che volevano emulare gli invasori dei terreni di calcio.
Un'altra dura battaglia si svolse in quel di Firenze così come a Palermo in C dove sul terreno di gioco entrò il cellulare della polizia per recuperarci - ricorda Antonio Vacalebre - , con il sottoscritto ricoverato in ospedale: il rugby in quegli anni era decisamente più duro.
Ritornando a quel campionato si registrò un vistoso successo contro la PARTENOPE NAPOLI e l'8 maggio vincemmo a Rieti per 12-9 e con quella vittoria conquistammo la storica promozione in serie A concludendo il campionato con 19 vittorie e solo 3 sconfitte.
L'apoteosi fu nella serata del 14 maggio contro ITALSIDER NAPOLI davanti ad oltre dieci mila spettatori ed alla fine dell'incontro festeggiammo davanti al nostro pubblico insieme al presidente Umberto Botti, il massaggiatore Maiolo, il dirigente Gino Coco ed alle altre splendide persone che fecero parte di quella storica avventura, come ai vari Di Bartolo, Pianigiani, Di Nallo, Michael Cunnigham, Marcari, Pansera, Boncoddo, Roberto Gentile, Screnci, Artuso, Gangemi, Donovan Neale- May, Coppola, Giordano, Bentivoglio, Gatto, Spadaro, D'Agostino, Bonelli, ma anche Orazio Boncotti, alias “cavallo pazzo”.
In quel periodo – ricorda Antonio Vacalebre – fu ospite a Reggio Calabria Amos Duploi, grazie all'interessamento di Peppe Schirinzi e dei buoni rapporti con la Federazione, il tutto era dovuto alla crescita del rugby a Reggio Calabria.
Si avverava il sogno che Peppe Schirinzi, ed i ragazzi avevano quasi paura di nominare e giocare contro mostri tipo L’AQUILA, PETRARCA, TREVISO, CUS MILANO (la squadra di Marcello Fiasconaro), ALGIDA ROMA, ARQUATI PARMA, AMATORI CATANIA, SAN DONÀ,FIAMME ORO PADOVA.
A questo punto Antonio Vacalebre fa una considerazione: dalle lampare di Calamizzi allo stadio comunale, dai 30 spettatori a fare il tifo al dopolavoro ferroviario, per lo più dei pescatori, agli 8000 contro il PETRARCA, il SANSON ROVIGO (campioni di italia), al pareggio con L’AQUILA, all'ottavo posto raggiunto nel primo campionato.
E’ ovvio che la squadra era stata rinforzata con 3 stranieri  (Ferreira alias “Ferrara”, Ver Muren, Mark Gee) con l’aggiunta dei napoletani Guida e Lanna il 15 reggino assumeva i connotati di una squadra di grosso spessore tecnico.
E tali caratteristiche emersero diverse volte come nella memorabile partita amichevole contro il CAMBRIDGE a Reggio Calabria, dove in uno stadio con oltre 10.000 spettatori, che venne sconfitto per 8-7 ed in quella occasione – continua Vacalebre – realizzai una meta che valse quell'importante e storico successo.
Da notare che il CAMBRIDGE in quel periodo sconfisse in amichevole la nazionale italiana.
Quella data e quella vittoria segnò il punto di arrivo di una squadra forte che comincia a dare problemi alle grosse società venete, la CARONTE RUGBY REGGIO del dott. Amedeo Matacena, presidente Schirinzi, direttore sportivo prof. Smorto, diventa antesignana nel rugby professionistico.
Furono spesi parecchi milioni per quella squadra, i giocatori venivano rimborsati uscivano con le divise, si viaggiava in aereo, erano passati i tempi del panino con il cestino e dei viaggi di notte con il pullman scassato: Schirinzi aveva portato il rugby ai massimi livelli in una città di provincia come Reggio Calabria.
In serie A c’erano la VIOLA e la RUGBY REGGIO, la REGGINA era in serie C: si era dissacrato il campo di calcio, venivano tolte le porte e messi i pali, la città assumeva un valore internazionale sportivo.
Nel corso della conversazione culturale è stato rievocato ciò che accadde allo stadio comunale di Reggio Calabria durante l'incontro contro la WÜHRER BRESCIA: era il 20 novembre del 1976 (nona giornata) ed il 23enne Giorgio Monacelli (CARONTE RUGBY REGGIO) subisce il distacco del lobo dell’orecchio sinistro a causa di un morso di Paolo Paoletti, atleta della squadra lombarda.
Il RUGBY REGGIO nella stagione successiva conquistò il decimo posto, ma tutte le cose come le farfalle  – evidenzia l'ex capitano Antonio Vacalebre – durano un solo giorno e poi muori.
Mancano i soldi, Matacena prende la REGGINA, abbandona il rugby, allora in un modo non estremamente gentile: ricordo che durante la partita RUGBY REGGIO contro i campioni d'Italia della SANSON ROVIGO (quattordicesima di campionato, prima giornata di ritorno) davanti a più di 8.000 spettatori tra primo e secondo tempo, quando stavamo perdendo 3-0 (ovvero un calcio piazzato), partita quindi aperta, Matacena scende verso il terreno di gioco, chiama me come capitano e mi dice “guagliò se vincete stà partita ci sono 3 milioni come premio”.
Al mio rientro in campo per il secondo tempo i ragazzi mi chiesero cosa volesse il presidente ed io gli dissi che ci indirizzò degli auguri per la vittoria, da rugbista e capitano della squadra pensai che ciò non poteva interessare i miei compagni.
Nel secondo tempo grazie anche ad una mia meta vincemmo contro il Rovigo 8-7: nella gioia dello spogliatoi raccontai quanto mi disse Matacena: i ragazzi avevano deciso di devolvere i soldi per l'acquisto di materiale sportivo per i più giovani.
Ma l'armatore della Caronte Matacena irruppe negli spogliatoi dicendo che noi eravamo la più brutta forma di professionisti travestiti da dilettanti: era la fine.
Dopo di che, mi invitò a prendere i soldi in sede, ma a seguito di un accordo con il resto della squadra, io - ricorda Antonio Vacalebre - rifiutai l’assegno, lo ringraziai e dissi al cavalier Matacena che quella vittoria non aveva prezzo, aveva confuso i giocatori di rugby con i giocatori calcio!
Nella terza ed ultima stagione della serie A (1978-1979) la RUGBY REGGIO su ventisei incontri realizzò solo due vittorie e subì l'onta di pensatissime sconfitte.
In serie B la squadra, sempre guidata dal manager Schirinzi, trova un altro presidente di qualità nella figura del giudice Ippolito, mentre la guida tecnica toccò al rumeno Dino.
La squadra "emigra" in quel di Motta San Giovanni per poi ritornare a giocare nella propria città.
Dopo alterne vicende il nome di Reggio Calabria ritorna nella serie B della palla ovale grazie ai tanti sacrifici ed alla determinazione dei vari Maurizio La Piana, Gangemi, Porcino, Guido Castellani, Demetrio Mannino, Aldo Rositano.
Il relatore ed ex capitano della CARONTE RUGBY REGGIO ha concluso il percorso storico della palla ovale in riva allo Stretto auspicando il ritorno del rugby reggino agli antichi splendori.
ShinyStat
28 febbraio 2016
la conferenza