È un piccolo caso editoriale il libro “Soldati di Sventura” di Luca Fregona, edito da Athesia (Bolzano): la casa editrice ha mandato in stampa la terza edizione in cinque mesi. "Soldati di sventura" racconta la storia di tre ventenni altoatesini – con testimonianze e foto inedite - che hanno combattuto con con la Legione straniera nella prima guerra d’Indocina. Tre di quei 5-7 mila giovani italiani spediti in Vietnam tra il 1946 e il 1954 nella "sporca guerra" scatenata dalla Francia per riprendersi la colonia dopo la dichiarazione di indipendenza di Ho Chi Minh. Molti di quei ragazzi italiani reclutati dalla Legione, erano emigrati clandestinamente in Francia in cerca di lavoro, una volta scoperti venivano più o meno costretti a firmare l'ingaggio con il ricatto della prigione e del rimpatrio. Altri erano giovani in fuga dalle scorie tossiche della seconda guerra mondiale. Il dibattito, all'epoca, in Italia era accesissimo. Il Pci - con Terracini e Pajetta - fece una durissima campagna parlamentare per denunciare questo reclutamento di massa "per una guerra colonialista". “Si tratta di tre storie vere – spiega Luca Fregona, caporedattore del quotidiano Alto Adige di Bolzano -, ognuna indipendente dall'altra, che ho raccolto nel corso degli anni per il giornale. Non volevo si perdessero nel nulla: uno spaccato di memoria dimenticato, lontano dai soliti cliché sui legionari, ma brutale e disperato nel destino che ha segnato questi ragazzi fino all'epilogo della battaglia di Dien Bien Phu, che ha sancito la fine del colonialismo francese in Indocina, e l'inizio di quello americano”. “Il grande riscontro che sta ottenendo il libro – continua Fregona – credo derivi dal fatto che questa storia sia pochissimo conosciuta. Il mito, positivo e negativo della Legione, in quegli anni era fortissimo. Ma i reduci non parlavano e spesso venivano visti come gente misteriosa, se non da evitare. Il libro, in qualche modo, smonta molti cliché sui legionari e racconta “un Vietnam” diverso da quello americano, ma altrettanto feroce, che ha visto morire migliaia di ventenni europei e, tra loro, oltre un migliaio di italiani”. Felicemente sorpresa dalle vendite, la direttrice editoriale di Athesia Tappeiner, Ingrid Marmsoler: “Siamo contentissimi del successo del libro, che abbiamo venduto straordinariamente bene in pochissimo tempo. Questo grazie all’eccellente lavoro dell’autore Luca Fregona, e alla buona collaborazione con il team di distribuzione del quotidiano Alto Adige, le librerie e i numerosi lettori”. “Da quando è uscito il libro – prosegue Fregona - , continuo a ricevere lettere e foto da persone che hanno avuto un fratello, un nonno, un fidanzato, o un compagno di classe, che ha combattuto nella Legione straniera in Indocina. C’è ancora tantissimo da scrivere e raccontare. Ma a scrivermi sono anche tanti giovanissimi che ignoravano completamente questa pagina della nostra storia. E mi ha commosso che alcuni di loro siano andati al cimitero militare di Bolzano dove una croce ricorda Rudi Altadonna, ucciso a 24 anni a Dien Bien Phu e il cui corpo è andato perduto nel fango trascinato dai Monsoni”. Il libro riporta anche oltre 50 foto inedite scattate durante quattro anni di guerra in Vietnam, dal meranese Emil Stocker, morto di covid lo scorso marzo. “Due settimane prima di morire – racconta Fregona – mi ha consegnato due album con oltre mille scatti in bianco nero del conflitto. Ci sono molte immagini della battaglia di Dien Bien Phu che ha segnato nel 1954 la fine del colonialismo francese e l’inizio di quello americano. E poi del passaggio del Vietnam del Nord alle autorità della Repubblica Democratica di Ho Chi Minh. Stocker faceva parte dell’ultimo contingente di legionari che ha abbandonato il Vietnam del Nord dopo la conferenza di Ginevra che sancì la divisione in due del Paese sul 17esimo parallelo”.
I tre protagonisti:
Il primo, Beniamino Leoni, è rimasto in Indocina quai 10 anni: si è arruolato per fuggire dalle miniere di carbone nel Nord della Francia, catturato dai Viet Minh ha poi combattuto con i partigiani viet contro i francesi. Alcune sue lettere dall'Indocina sono state pubblicate all'epoca da l'Unità e da “Pattuglia”; dopo la guerra è stato espulso con ignominia dalla legione e condannato per diserzione. Ha scontato anche un anno di carcere a Marsiglia. Il secondo,Emil Stocker, dopo un'infanzia durissima (a dieci anni, nel 1941, i genitori lo hanno spedito da Merano a Rufach, in Germania, nella scuola delle SS per i figli dei "tedeschi etnici" che vivevano al di fuori del Reich), si è arruolato nel 1951 per disperazione; è morto di covid lo scorso marzo, ma - prima - mi ha lasciato i suoi album con mille foto scattate in Vietnam. Si è salvato per caso dal massacro di Dien Bien Puh.- Il terzo, Rudi Altadonna, ha una storia pazzesca: il padre nonostante fossero bolzanini di lingua italiana, nel 1939 ha optato per la Germania, costringendo la famiglia a trasferirsi ad Augsburg, dove hanno cambiato loro il cognome in Springer. Rudi dalla sera alla mattina è diventato tedesco ed è stato arruolato nella Hitlerjugend; ha vissuto i bombardamenti di Augsburg come portaordini e tirando fuori i corpi dalle macerie. Dopo la guerra, considerati apolidi, sono stati rispediti in Italia e hanno ripreso il loro vero cognome. Nell'aprile 1953, incapace di tornare ad una vita normale, Rudi si è arruolato nella Legione. È morto il 24 aprile 1954 a Dien Bien Phu poco dopo il suo arrivo in Indocina.