[…] C’è una storia che attraversa la cultura dalla fine dell’Ottocento a oggi ed è di parole, poesia, musica, pittura e canzoni. Una storia di personaggi deflagranti e intento artistico alto – da Toulouse-Lautrec a Cochi e Renato, da Giorgio Gaber a Filippo Tommaso Marinetti, da Manet a Dario Fo, passando per Enzo Jannacci, Paul Gauguin e molti altri – che ha prodotto capolavori artistici assoluti, sperimentando nuovi linguaggi alimentati da un sano ribellismo delle idee. È la storia del cabaret, che in Italia non è mai stata raccontata e che dimostra che questo genere non ha niente a che vedere con i comici, anche se nel cabaret si ride, e che non è solo un luogo e una forma di spettacolo: il cabaret, infatti, è una delle più evolute manifestazioni di quella che potremmo definire “arte ribelle”, frutto di un’indole libertaria e figlia irriverente del libero pensiero, da sempre ribollente nell’underground della storia dell’umanità […]. Questi sono alcune delle considerazioni facenti parti del saggio di Flavio Oreglio “L’arte ribelle. Storia del Cabaret da Parigi a Milano. Dallo Chat Noir degli Idropatici al Derby del Gruppo Motore”. Il cabaret (o, meno usato, cabarè) è storicamente una forma di spettacolo che ospita al suo interno vari forme di linguaggi come teatro, canzone, commedia e danza. Nato sul finire del XIX secolo in Francia, si differenzia subito dal café-chantant orientandosi maggiormente verso la sperimentazione di nuovi linguaggi che non sul solo intrattenimento. È infatti all’interno dei primi cabaret che fioriscono le correnti di dadaismo prima, e surrealismo poi, che avrebbero fortemente influenzato tutta l’arte di là da venire. Il tutto ha inizio a Parigi, intorno al 1881, nell’area bohémien di Montmartre, quando Rodolphe Salis ideò Le Chat noir (“Il gatto nero”), un laboratorio di idee artistiche, alquanto eterogenee, che al suo interno ospitava musica e altri spettacoli di intrattenimento con la cronaca e la satira politica. Le Chat noir ha saputo mettere assieme personaggi parigini ricchi e famosi con i bohémien e gli artisti di Montmartre e Pigalle. Il Moulin Rouge venne aperto nel 1889 dal catalano Joseph Oller. Si faceva notare per il grande mulino rosso sul tetto e divenne il luogo di nascita del can-can. Aiutò a far conoscere i cantanti come Édith Piaf e l’artista Toulouse-Lautrec, che creo alcuni poster per il locale. L’Olympia, anch’esso di proprietà di Oller, fu il primo locale ad assumere il nome di music-hall. Aperto nel 1893 venne seguito dall’Alhambra Music Hall nel 1902 e dal Printania nel 1903. Negli Stati Uniti il cabaret venne introdotto da Jesse Louis Lasky nel 1911 che improntò gli spettacoli sul modello francese, mentre in Italia i primi esempi si hanno con Ettore Petrolini che gravitava nei circuiti dell’avanspettacolo e successivamente sui palcoscenici teatrali. Verso la fine degli anni cinquanta le aree d’influenza della Penisola italiana furono Milano, Roma, Genova. Queste alcune delle cifre, che sono state oggetto di analisi, nel corso della nuova conversazione organizzata in remoto dal Circolo Culturale “L’Agorà”, avente come tema “Storia del Cabaret”, alla quale ha partecipato in qualità di relatore Antonino Megali (socio e vice presidente del sodalizio organizzatore). Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data dal 3 settembre.

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3 settembre 2021
la manifestazione