Con il patrocinio dell’Amministrazione di Cremona, il Circolo Culturale “L’Agorà” ha organizzato una conversazione sul tema “1922-2022: nel centenario della nascita di Ugo Tognazzi”. Dopo i saluti di riconoscenza da parte di Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”, hanno fatto seguito quelli istituzionali da parte del Presidente dell’Amministrazione Provinciale di Cremona Paolo Mirko Signoroni. La parola è passata al relatore Antonino Megali, vice-presidente del sodalizio culturale reggino che nel corso del suo intervento ha ricordato la figura dell’uomo, dell’artista che ha fatto emergere con i suoi tanti personaggi i pregi, i difetti, ma anche le speranze degli italiani. Nato a Cremona il 23 marzo 1922, comincia a lavorare in fabbrica a quattordici anni e, quattro anni dopo, diplomatosi in Ragioneria, diventa impiegato. Nel frattempo recita in varie compagnie di filodrammatici. Nel ’46 si trasferisce a Milano e si afferma come uno fra i protagonisti del teatro di rivista. Le sue grandi capacità mimiche, l’arte nel tirar fuori la battuta e nel raccontare una scenetta, e la singolare voce dalle tonalità stridule ne fanno uno fra i più apprezzati attori giovani di quel genere di spettacolo. Dal ’55 al ’58 si dedica soprattutto al teatro di prosa. Ugo Tognazzi è stato un attore, regista conduttore televisivo e radiofonico, comico e sceneggiatore italiano è considerato uno dei volti più importanti della commedia alla italiana, insieme ad Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Marcello Mastroianni, Monica Vitti e Mariangela Melato. Gli inizi televisivi nella trasmissione «Un due tre», in coppia con Raimondo Vianello, in onda dal 1954 al 1959, sul Programma Nazionale: un varietà di satira che inciampò nella censura quando nella puntata andata in onda il 25 giugno del 1959 prese di mira l’allora presidente della Repubblica Giovanni Gronchi per un incidente accaduto alla Scala di Milano. Così Vianello e Tognazzi furono esclusi dalla Rai per diversi anni. Vent'anni dopo, nel 1979, prende parte a uno dei più clamorosi "scherzi" mediatici della storia italiana: accetta di essere fotografato ammanettato da finti poliziotti. Lo sberleffo è organizzato dal settimanale satirico Il Male: tre finte edizioni de Il Giorno, La Stampa, Paese Sera, "escono" con titoli cubitali, annunciando l'arresto dell'attore, in quanto capo ("grande vecchio") delle Brigate Rosse. Della "Direzione strategica" fa parte anche Vianello. Alcuni anni più tardi, intervistato da Pippo Baudo a Domenica In, Ugo Tognazzi augura la liberalizzazione della marijuana; poi denuncia lo scandalo dell'interminabile detenzione di Toni Negri; infine si pronuncia per la legalizzazione della prostituzione. Ugo Tognazzi è uno tra i “colonnelli della commedia all’italiana” affiancando attori del calibro di Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Marcello Mastroianni e Alberto Sordi. Ugo Tognazzi ha avuto una lunga carriera cinematografica, recitando in circa 150 film girati tra gli anni ‘60 e ‘80, molti da protagonista. In radio ricordiamo Colpo di vento, “baraonda musicale” (1956) di Italo Terzoli, regia di Adolfo Perani; L’imperfetto (1956) di Giulio Scarnicci e Renzo Tarabusi; Vado e torno paisà. Le occasioni dell’umorismo (1958) di Gianni Bellavisata, regia di Nino Meloni; Il dissipatore (1958) di Ferdinand Raimund, regia di Sandro Bolchi, Gran Varietà (1966-72). Quest’anno – prosegue Antonino Megali - ricorre il centenario della nascita di Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello, la coppia che ha segnato una parte importante della comicità televisiva del nostro paese. La formidabile coppia riuscì in un arco di tempo di dieci anni interpretò sui set cinematografici diversi ruoli che li vide protagonisti assoluti della commedia italiana in quel particolare momento di passaggio tra il teatro di rivista e la televisione. Ma tre le sue più memorabili interpretazioni, rimarrà per sempre nel cuore del pubblico il ruolo del Conte Mascetti nella trilogia di Amici Miei, il nobile decaduto che vive miseramente in uno scantinato a Firenze. È stato insignito di quattro Nastri d’Argento con Una storia moderna: l’ape regina (1963), Io la conoscevo bene (1965), La bambolona (1969) e La tragedia di un uomo ridicolo (1981). Ha trionfato anche al Festival di Cannes ottenendo una Palma d’oro per il film La tragedia di un uomo ridicolo (1981) come migliore interpretazione maschile. Nella sua filmografia sterminata, che lo aveva visto recitare a fianco di Raimondo Vianello, Gassman, Sordi, nei film diretti da Camillo Mastrocinque, Luciano Salce, Steno, Mattioli, Dino Risi, nelle più esilaranti commedie – basti citare I mostri, Il magnifico cornuto, Straziami ma di baci saziami, Vogliamo i colonnelli, solo per citarne alcune – si annoverano anche film impegnati, come La tragedia di un uomo ridicolo, di Bernardo Bertolucci, Il federale (a cavallo tra commedia e affresco dell’Italia fascista) e di film rimasti un nella storia del cinema, come La grande abbuffata di Marco Ferreri, regista che lo aveva scelto come attore-feticcio, per molti dei suoi film (La donna scimmia, L’uomo dei cinque palloni, Marcia nuziale, L’harem, L’udienza e Non toccare la donna bianca). Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi a cura del vice Presidente del sodalizio organizzatore reggino, Antonino Megali.