Si sfoglia un'altra pagina relativa al mondo del fumetto, tema al quale il Circolo Culturale “L'Agorà” di Reggio Calabria presta una certa attenzione, visto anche la striscia di incontri che ha organizzato a riguardo gli eroi di kina ed a riguardo la nuova conversazione culturale è stata la volta di due icone del fumetto italiano quali Corto Maltese e del suo disegnatore Hugo Pratt.
Un mondo fatto di luoghi suggestivi e fantastici, magari immaginari, così come i personaggi di viaggio dell'Ulisse moderno – come evidenziato da Gianni Aiello (presidente del Circolo Culturale “L'Agorà”) nella sua parte introduttiva – che si sono confrontati, magari anche scontrati con il giovane capitano.  Corto Maltese è una sorta di moderno Odisseo che attraverso la lettura delle sue avventure riesce a fare viaggiare la mente lettore in luoghi fantastici, ma anche reali, in diversi punti del globo terrestre. Lo troviamo a Venezia, ad Ancona, sulle acque tempestose dell'Atlantico, in luoghi misteriosi ed inacessibili dell'Africa ma anche del Sudamerica, sud.est asiatico. Molte storie si intrecciano con fatti e personaggi realmente esistiti, quali Manfred Albrecht von Richthofen alias „barone rosso” , Rasputin, alias Manfred Albrecht von Richthofen, Butch Cassidy. Un viaggio tra l'ottocento ed il novecento nel quale è inserito Corto Maltese che per il suo autore Hugo Pratt non morirà mai in quanto « Corto Maltese se ne andrà perché in un mondo dove tutto è elettronica, è calcolato, tutto è industrializzato, è consumo, non c'è posto per un tipo come Corto Maltese. »
È la volta di Antonino Megali (socio del sodalizio organizzatore) che nel corso del suo intervento ha analizzato le tappe più significative del fumetto italiano per poi passare ai cinquant’anni di Corto Maltese di Hugo Pratt.
La parola fumetto – esordisce Antonino Megali –  indica la scritta racchiusa dentro una nuvoletta che esce dalla bocca dei personaggi e ne rappresenta il discorso. Se indica la bocca del personaggio significa discorso espresso a voce; se è unita da una serie di bollicine, significa “discorso pensato”. Gli americani la chiamano balloon, pallone ,perché il più delle volte ha una forma sferica, mentre i francesi la indicano come ectoplasma, come se i personaggi raffigurati fossero fantasmi. Più estesamente la parola indica il racconto formato da una serie di vignette disposte una a fianco dell’altra. Nei paesi anglosassoni si chiama comic strip o comic, oppure funny story perché era agli inizi una storiella comica, e in Francia banda dessinée , striscia disegnata. La nascita ufficiale del fumetto – spesso contestata- è stata fissata al 1896, l’anno in cui negli Stati Uniti apparve per la prima volta Yellow Kid: Un ragazzino con la testa calva, le orecchie a sventola, la bocca sdentata e un camicione da notte prima bianco poi tinto in giallo, sul quale si leggevano scritte sempre diverse. In Italia il primo periodico a pubblicare storie a disegni è il Corriere dei piccoli, supplemento domenica illustrato del Corriere della Sera. Il primo numero porta la data del 27 dicembre 1908. Il Corriere aveva però sostituito le classiche nuvolette con filastrocche che i bambini imparavano a memoria. Questa novità fu voluta da Antonio Rubino.  Solo negli anni trenta nascono settimanali dei ragazzi con materiale americano pubblicati dalla Casa Editrice Nerbini: Tra questi Topolino nato il 31 dicembre 1932 con direttore Paolo Lorenzini, nipote dell’autore di Pinocchio, pubblicazione passata poi alla Mondadori. Inseguito nascono l’Avventuroso, Il Vittorioso, L’Audace, Jumbo. Soprattutto L’Avventuroso diretto a giovani e adulti pubblica personaggi del fumetto americano come Gordon, Cino e Franco, Flash Gordon. In quegli anni uscì anche l’Intrepido dove apparve il Kit Carson di Rino Albertarelli, primo eroe del fumetto Western all’italiana. Comincia però la diffidenza del regime fascista verso questo tipo di pubblicazioni. Una circolare impone “L’abolizione completa di tutto il materiale d’importazione straniera”. Solo che quando fu sottoposta a Mussolini una lista di personaggi da non pubblicare, con sorpresa, sul foglio restituito al funzionario, una frase autografa del duce diceva: Tutti tranne Topolino”. Solo quando l’Italia entra in guerra contro gli Stati Uniti, Topolino scomparirà sostituito da un altro personaggio a lui somigliante Tuffolino, mentre Minni diventa Mimma. Solo Pippo conserva il suo nome.
Con la fine della guerra l’Italia viene invasa dai fumetti americani. Ma anche da noi si ha una forte presenza di nuove pubblicazioni, in particolare per bambini. Tiramolla, Cucciolo, Lupettino, tutte imitazioni dei protagonisti Disney. Nasce poi quel grandissimo personaggio di Bonelli che è Tex Willer, che non sopporta le ingiustizie e non scende a compromessi. Dopo Tex nacquero, in una serie di imitazioni: Il piccolo Sceriffo, Capitan Miki, Il Grande Blek, Kinowa. Di inalterato rispetto all’ante guerra resta la diffidenza verso i fumetti da parte di tutti i partiti politici tanto che il segretario del Partito Comunista li definì “propaganda americana di basso livello”per poi sostenere che “decadenza, corruzione, delinquenza dei giovani e dilagare del fumetto sono fattori collegati”. Intanto nascono nuove testate che propongono ristampe di Flash Gordon, dell’Uomo Mascherato, di Mandrake, Superman (da noi chiamato Nembo Kid). Ci sono poi anche quotidiani come Il Giorno, che pubblicano un inserto illustrato settimanale a colori che pubblica Benito Jacovitti noto anche come Lisca di Pesce (perché usa firmare le sue tavole disegnate con una lisca di pesce) e creatore di personaggi famosi: Cocco Bill, Tom Ficcanaso, Zorry Kid.La svolta avviene negli anni sessanta quando anche gli adulti si avvicinano a queste pubblicazioni.
Appare Valentina di Crepax, la rivista Linus, Diabolik  della sorelle Giussani, Zagor, Alan Ford di Magnus, e poi negli anni settanta e ottanta Martin Mystère, Dylan Dog.
Ma veniamo ora ai protagonisti di questo incontro: Hugo Pratt e Corto Maltese. Hugo Eugenio Pratt, figlio di Rolando e di Evelina Genero nasce il 15 giugno 1927 a Rimini e morirà a Losanna nel 1995. Compie i primi studi a Venezia città alla quale rimarrà sempre legato. Così raccontava i suoi primi anni di vita: ”Sono figlio unico ma tutti i componenti della mia famiglia sembravano essere figli unici; ognuno aveva bisogno di stare per conto suo e di essere libero…ho cominciato ad andare sulla strada a quattro o cinque anni, vestito di organdis bleu, dato che mia madre mi vestiva come una bambina. Mia madre avrebbe voluto avere una bambina… mi faceva i boccoli come Shirley Temple; mi portava dalle sue amiche, che avevano delle bambine, io distruggevo e impiccavo tutte le loro bambole”.
Poi cominciò a frequentare i ragazzi di strada e dopo aver fatto a botte con alcuni di loro, fu accettato nel loro giro. Il padre dopo essere andato da solo in Etiopia chiamò la famiglia nel 1937 e lì si ferma per sei anni. Superati poi gli anni della Seconda Guerra Mondiale (rischia di essere fucilato nel 1944 dalle SS che lo credono una spia), ritorna a Venezia con gli Alleati e organizza spettacoli per le truppe.Ma la sua vocazione era raccontare storie a fumetti. L’occasione gli viene offerta quando lo scrittore Alberto Ongaro e Faustinelli fondono una testata chiamata prima Albo Uragano, poi Asso di Picche, un eroe in calzamaglia che ricorda l’Uomo Mascherato. Questo personaggio fu ideato dai due in una prigione di Venezia dove erano rinchiusi. Poi si unì a loro Hugo Pratt che gli diede un taglio e un carattere: le avventure assunsero un andamento più realistico, quasi cinematografico. Ha grande successo in Argentina, dove l’autore si trasferisce e dove rimane tredici anni. In questo periodo sudamericano disegna alcune serie degli Junglemen, del sergente Kirk, appartenente all’esercito americano che diserta in nome di giustizia; Ernie Pike, un giornalista realmente esistito inviato speciale sul fronte della seconda guerra mondiale. Nel 1959 realizza la prima storia per la quale firma anche i testi: Anna della jungla rifacimento delle avventure africane di Cino e Franco. Ѐ la storia di Anna Livingston, figlia di un medico e di Daniele Doria figlio di un archeologo. Le vicende si svolgono in Africa orientale in mezzo alle rivolte delle tribù negre. Altre due serie firmate come autore completo sono Capitan Cormoran e Wheeling, mitico fortino della guerra anglo-francese per la conquista del nord America. In questo fumetto è narrata la storia di Simon Girty, il cacciatore bianco che scelse di stare dalla parte degli indiani. Sotto questo nome appariva il numero della sua casa di Malamocco nell’elenco telefonico di Venezia. Pratt è l’unico dei nostri autori di fumetti che non solo racconta le avventure col disegno, ma le vive. Secondo Alberto Ongaro l’autore incominciò ad avvertire il fascino dei mari del sud dopo aver visto il film di Frank Lloyd, l’ammutinamento del Bounty. Poi durante la permanenza in Africa Pratt imparò soprattutto a vivere per conto suo, a inventarsi la vita e quando tornò in Italia, pure avendo quindici anni aveva collezionato diverse esperienze. Poi ricordiamo il soggiorno a Buenos Aires, Brasile, Londra, Parigi, Milano. Con finta modestia diceva di sé stesso :Artista? Maestro? Faccio i fumetti e sono un fumettaro! Pure avendo per città il mondo, rimane sempre un veneziano, proprio come il suo eroe. Ѐ il 1967. Con l’editore Florenzo Ivaldi crea una nuova rivista Sgt Kirk e qui appare Corto Maltese, marinaio idealista disilluso e gentiluomo di fortuna come lo definì il suo creatore. La sua storia di esordio è Una ballata del Mare salato, considerata un capolavoro assoluto e una delle più belle storie del fumetto di tutti i tempi, ricca di novità. Non c’è più il buono che lotta e vince sul cattivo: qui si tratta di stare dietro a tanti personaggi con vite diverse, che cambiano sentimenti, posizioni di forza, decisioni già prese (perciò Pratt l’ha chiamata “ballata”).
La storia è presentata dall’Oceano, una cartina geografica precisa i luoghi dell’avventura. Il protagonista spunta dal Pacifico, a fumetto iniziato, in una posa poco eroica: crocifisso lasciato ad arrostire al sole da una ciurma ribelle. Lo pesca il pirata Rasputin, ora suo avversario, ora suo complice. Corto ha in questa apparizione una barba folta e solo dopo essersi rasato , prende l’aspetto che conosciamo.
Ѐ alto m. 1,83, il segno caratteristico è l’orecchino portato all’orecchio sinistro che denota l’appartenenza alla Marina Mercantile; solo qualche volta appare all’orecchio destro. Ha lo sguardo profondo, e misurato nei gesti. Ѐ senza fissa dimora, sempre disincantato, raffigura il classico cavaliere romantico pronto a lottare a fianco dei deboli. Nasce il 10 luglio 1887 sotto il segno del Cancro, nell’isola di Malta, a La Valletta. All’epoca era frequente citare quest’isola perché aveva ottenuto l’indipendenza solo da poche anni. Il suo nome somiglia ad uno pseudonimo: nel linguaggio popolare spagnolo “Corto” vuol dire “rapido”,” svelto di mano”, ma anche ladro di sentimenti; mentre Maltese lo inserisce in un panorama mediterraneo. Sua madre è una gitana di Siviglia chiamata  la Nina di Gibraltar che gli ha trasmesso il proprio carattere zingaresco, l’amore per la libertà e il gusto per l’avventura. Il padre è un ignoto marinaio bretone. Trascorsa la prima infanzia a Gibilterra e a Cordoba, frequenta poi la scuola ebraica diretta dal rabbino Ezra Toledano, già amante della madre, che lo inizierà alla mistica ebraica e alla magia. Manifesta subito il suo carattere forte: quando una cartomante gli dice che la linea della fortuna non c’è sulla sua mano sinistra,  si traccia da solo una lunga e profonda linea col rasoio d’argento del padre. Le ventinove avventure di Corto si svolgono in un lasso di tempo che va dal 1903 al 1925. Nel 1904 s’imbarca come marinaio e nei suoi vari spostamenti conosce lo scrittore Jack London; in Manciuria durante la guerra fra l’impero russo e quello giapponese salva la vita a Rasputin assassino disertore dell’esercito zarista con il quale s’instaura subito un rapporto particolare che talvolta sfocia nel rispetto reciproco e talvolta in una vera e propria amicizia. In Patagonia incontra il fuorilegge amaricano Butch Cassidy e poi un una località della Russia il futuro dittatore Stalin. Nel suo peregrinare ha ancora modo di conoscere Gabriele d’Annunzio, Pancho Villa, il pittore Gauguin e perfino Giovanna d’Arco definita “la centralinista di Dio” per la sua convinzione di sentire la voce divina.
Sullo sfondo della Grande Guerra si sposta dal sud America all’Europa e nell’amata
Venezia mentre si svolge la battaglia di Caporetto incontra Ernest Hemingway e il futuro armatore greco Onassis. Le avventure ambientate negli anni venti Lo vedono ricercare il tesoro di Alessandro Magno e della mitica Atlantide. Durante la guerra civile spagnola del 1936 si arruola nelle brigate internazionali, ma bisogna ricordare che la sua adesione a guerre o rivoluzione non è mai mossa da ideali politici ma solo da spirito di avventura. Da allora in poi si perde ogni traccia ed è dato per morto durante quella guerra, ma Hugo Pratt ha le idee chiare sulla morte del suo eroe: Corto Maltese non morirà se ne andrà perché in un mondo dove tutto è elettronica, è calcolato, è industrializzato, è consumo, non c’è più posto per un tipo come Corto Maltese. Egli non accetta questo mondo e questa vita. Vorrà andarsene, avrà voglia di andarsene, ed è giusto in quel momento lasciarlo andare, perché è un amico  e se non ha voglia di stare qui con noi, avrà i suoi motivi per andarsene.
Forse anche per questo l’ultimo Corto appare nel disegno più “giovane” il suo atteggiamento è più solare e più ironico del solito. Nelle sue storie le donne hanno sempre un ruolo importante. Ha ottimi rapporti con loro-ricambiato- e parecchie sono le sue avventure sentimentali. Le protagoniste si chiamano Pandora, Bocca Dorata, Morgana, Venexiana Stevenson, Shangai Lil. Ottimi rapporti dicevamo, ma a loro rivolge la famosa battuta che chiude l’avventura dal titolo Un‘aquila nella giungla: le donne sarebbero meravigliose se tutto potesse cadere nelle loro braccia senza passare per le loro mani. (Altrettanto famosa e citata -per la vena umoristica presente nelle storie-è la prima battuta di Corte sconta detta arcana: siamo in ritardo, è già il 34 dicembre e l’anno non si decide ancora a finire).
Nonostante l’interesse di molti registi Hugo Pratt non ha mai autorizzato un film sul suo personaggio. L’unico attore al quale avrebbe dato il nulla osta come interprete sarebbe stato solo Burt Lancaster. Ѐ stato invece portato sul palcoscenico nel 1983 con un testo firmato dallo stesso Pratt, da Alberto Ongaro e da Marco Mattolini. Le musiche erano di Paolo Conte. Lo interpretava Gerardo Amato. L’identità di Corto è così delineata dal suo autore: Ѐ una risposta alla impostazione del capitalismo anglo-americano nel cinema, nel fumetto e nella letteratura. Avevo bisogno di creare un personaggio con una caratteristica più nostrana, più mediterranea…è la somma di nuove esperienze cominciata quando lasciata l’Italia come migrante nel 1949, scelgo l’Argentina come il paese per la mia maturità, dopo un’infanzia veneziana e un'adolescenza passata in Africa. Questo mi ha permesso di diventare un uomo di mondo perché sono stato con la gente di tutto il mondo. Corto Maltese è la somma di tante cose, è la somma di varie culture, letture, cinema e pensieri. E infatti Corto è frutto non solo del talento del suo creatore, ma anche delle letture di Salgari, dell’incontro col pirata Henry de Monfreid, conosciuto in Africa di Lord Jim di Conrad, dei fumetti americani letti grazie agli inglesi durante la prigionia in campo di concentramento in Africa orientale, dell’Isola del tesoro di Stevenson, regalatagli dal padre dicendogli: un giorno anche tu andrai a cercare la tua isola, e perfino della musica jazz cara al suo autore. Pratt ha sempre negato l’evidenza: l’identificazione con la sua creatura. Umberto Eco, grande appassionato del fumetto, arriva invece a sostenere- con una certa forzatura- che finanche fisicamente si somigliano: perché pur non avendo Pratt la statura, l’astata longilineità di Corto, il taglio della bocca, la linea del naso dell’eroe erano quelli del suo autore. Per poi confessare: quando ho voglia di rilassarmi leggo un saggio di Engels , se invece desidero impegnarmi leggo Corto Maltese.
Un’ultima curiosità. Su disegni di Giorgio Cavazzano che festeggia il mezzo secolo della sua prima avventura Disney, Topolino ricorda Corto con la parodia Topo Maltese- Una Ballata del Topo salato. I personaggi Disney coprono i vari ruoli: Gambadilegno è Rasputin, Minni è Pandora, Pippo è Tarao un giovane maori e Macchia nera è il Monaco. Topolino è naturalmente Corto con il cappello da marinaio, con un foulard annodato o con una cravattina svolazzante. A Bologna l’anno scorso gli è stata dedicata una mostra con l’esposizione di quattrocento opere tra disegni, acquerelli (secondo il critico d’arte Luca Beatrice Pratt è stato uno dei migliori acquerellisti del secolo), chine, riviste.
La parola passa a Luigi Musicò che relazionando su „Paolo Conte, Hugo Pratt e viceversa” esordisce con una premessa : «Io non sono un musicista. Il musicista sacrifica giornate intere allo studio del proprio strumento, sia in Conservatorio sia a casa. Non posseggo i crismi accademici per rientrare in questa categoria. Invece, posso azzardare a definirmi un "curioso". Se incrocio un tema musicale, notevole per i miei gusti, mi ci faccio volentieri   e senza riserve trasportare».
Così è stato a 17 anni, per il mondo artistico di PAOLO CONTE. L'Avvocato di Asti non è, lo affermo tra virgolette, "solo" l'Artista amatissimo in Italia, ma, per dovere  di  precisione,  scoperto  e  subito adottato, nel 1985, dal pubblico parigino. Da 32 anni, CONTE è un idolo in Germania, Olanda, Spagna, CANADA ,  U.S.A.,  Sud  America  ed  altrove ancora. E' ospite richiestissimo nelle maggiori Rassegne musicali di Jazz, visti il passato ed il presente di esperto  jazzista  e  collezionista  di  dischi di Jazz, soprattutto quel Jazz risalente al periodo degli anni '20 e '30. Tuttavia mi preme precisare che il "ragazzino" CONTE è un crogiolo di iniziative.  
Disegna  le divise  della squadra di calcio dei giovanissimi giocatori di Asti, nella quale milita con successo. E' il bambino, che, sovente, viene trovato privo di sensi vicino la  radio  di  famiglia,  che  sta  trasmettendo musiche di Giuseppe Verdi.... Ha la fortuna di  nascere  e  crescere in una famiglia colta, con un Padre, il brillante Notaio Luigi ed altrettanto notevole suonatore di pianoforte, capace di produrre  una sonorità, che ricorda sia il pianismo del nostro Alberto Semprini che lo stile    di Charlie Kuntz, squisito ed ironico pianista di varietà. Anche la Madre di PAOLO, Carlotta, chiamata affettuosamente Tina, suona il pianoforte. E già questo è un ottimo inizio... Aggiungiamo che il Notaio e la Consorte sono genitori molto giovani, in cerca di espressioni d'Arte nuove. In barba ad i divieti del Fascismo, riescono a procacciarsi partiture e dischi (sublimi,  quanto fragilissimi) di 78 giri, contenenti musiche Jazz e straordinari brani francesi. Una precoce passione di CONTE è il disegno, per Sua ammissione, ancor prima della Musica. E comincia a disegnare convogli ferroviari,  trattori, i primi suonatori e cantanti di jazz, portatori, in Europa, di quella magnifica “NEGRITUDINE ARTISTICA”, che, "forse", mancava al Vecchio Continente. Nell'adolescenza, PAOLO CONTE comincia a mettere in pratica, sempre di propria iniziativa, questo fascino di stampo Nord Americano. Ed allestisce, con altri entusiasti amici di Asti, i primi gruppetti di suonatori di Jazz. Varie sono le sigle di questi combo. Il più noto  e  premonitore  è  il  "PAUL CONTE QUARTET”. PAOLO si innamora  senza  alcun  dubbio  del  suono del trombone e lo pratica fino ad una bocciatura. La conseguenza è       il  sequestro  del  trombone.  Ma  "passion  is  passion"  e,  di  nascosto, CONTE riesce a rimediare un vibrafono, pagandolo un po’ per volta. Adesso occupiamoci del rapporto tra le Musiche di PAOLO CONTE e le avventure di CORTO MALTESE trasposte in teatro. Il primo incontro è nel 1982, con un'opera curata da Alberto Ongaro, Marco Mattolini e con il notevole  apporto di HUGO PRATT. In questa occasione figurano due o meglio,  tre brani di CONTE : "LES TAM TAM DU PARADIS", di cui esiste una versione strumentale (piano e marimba) ed una corredata da un immaginifico testo francese, mirabilmente interpretato dalla brava attrice  Athina  Cenci.  L'altro brano è "SOURIEZ". "LES TAM TAM DU PARADIS" è una suadente Habanera dalle tinte tropicali. L' Habanera è, insieme alla Rumba, alla Milonga, al Walzer, uno dei tanti ritmi studiati ed "usati" da PAOLO CONTE per le proprie canzoni. E qui sta la grandezza dell'Astigiano: non si limita    ad ascoltare un suono, un ritmo ed ad  applicarlo  passivamente  ad  un  brano. No, CONTE ci lavora sopra, come ama spesso  rivendicare,  "DI  GOMMA E DI MATITA”, fino a personalizzarli. Così l'uditorio, appena si... imbatte in un pezzo scritto da CONTE, dopo poche misure, ne riconosce, entusiasta, la paternità. Per quanto concerne il tema esposto nel brano “SOURIEZ”, si tratta di un formidabile arpeggio pianistico, che rispecchia alquanto il carattere di CORTO. La creatura di PRATT è, certo, un tipo egocentrico, cinico,  all'occorrenza spietato.  Tuttavia  "sa"  anche  assaporare la tristezza, come nel momento in cui comprende di dovere lasciare andare Pandora, l'unica donna forse realmente amata. A questo punto,  desidero  affermare,  prima  di  arrivare  al  secondo incontro (2002) tra CONTE e CORTO MALTESE, che anche HUGO PRATT ha donato  la  Propria Arte figurativa (Lui, che desiderava definirsi niente di più che un "fumettaro" , successivamente assurto al meritato titolo di Autore di LETTERATURA DISEGNATA) ai brani di PAOLO CONTE. In particolare, ricordiamo un testo di Vincenzo Mollica, "LE CANZONI DI PAOLO CONTE" (1982-­‐ LATO SIDE EDITORI). Si tratta di bozzetti figurativi, ritraenti donne suadenti, volti di ragazze con in bocca una sigaretta appena accesa, l'intrigante Esmeralda, un’agente segreto, altra protagonista di avventure    di PRATT, che, sulla guancia destra, ha tatuati i semi delle carte da poker.     Le canzoni sono capolavori, che vanno dal primo album inciso in qualità di cantautore, "PAOLO CONTE"( RCA 1974), all' LP "PARIS MILONGA (RCA 1981). I titoli dei brani ? "LA DONNA D'INVERNO", "LA VERA MUSICA", "UOMO CAMION"        "LA FISARMONICA DI STRADELLA", "CHI SIAMO NOI?" , "LUNA DI MARMELLATA" e via andare... Inoltre, PRATT ha raffigurato la copertina del disco di CONTE "PAROLE D'AMORE SCRITTE A MACCHINA" (CGD-­‐  1990).  Per  quanto  riguarda  il  sopra  accennato  secondo  incontro CONTE-­‐CORTO  MALTESE,  nel  2002  il  Regista  Giorgio  Gallione  allestisce una  pièce  di  teatro,  sotto  forma  di  opera-­‐balletto.    La  trama  unisce  "LA FAVOLA DI VENEZIA" ed il racconto "VENEZIA DEGLI ARCANI". In questo lavoro, particolarmente riuscito,  figurano  immagini  di  sensualità,  che, forse, solo Venezia sa regalare. E figurano le GRANDI LUNE "  LUNA  AMANTE,    LUNA    TANGO    ,    LUNA    CANZONE".        Anche    la    nebbia   è
incantevolmente       tratteggiata       ("NEBBIA       AVVENTURA",       "NEBBIA SENSUALITA'     ",     "NEBBIA     ABRACADABRA",     NEBBIA     PERDIZIONE", "NEBBIA NOSTALGIA"). I brani di PAOLO CONTE, che compaiono in questa opera, sono "REBUS" (dal disco "UN GELATO AL LIMON " prodotto da RCA  nel 1979), "HESITATION"(DA "AGUAPLANO, CGD 1987) ancora "LES TAM TAM DU PARADIS" (INCISO DA PAOLO CONTE SEMPRE IN " AGUAPLANO") e si annovera una rielaborazione del brano "SOURIEZ", appartenente alla pièce del 1982. Iniziamo a trattare la canzone "REBUS", interpretata da un Gioele Dix, credibilissimo nei panni di CORTO MALTESE. La si potrebbe definire una SCENA AD INCASTRI MIRABILMENTE MUSICATA. Il ritmo,  anche  qui:  HABANERA FATALE.
Il testo: "CERCANDO DI TE IN UN VECCHIO CAFFE', HO VISTO UNO  SPECCHIO E DENTRO HO VISTO IL MARE E DENTRO AL MARE  UNA  PICCOLA BARCA PER ME... PER FARMI ARRIVARE AD UN ALTRO CAFFE',   CON DENTRO UNO SPECCHIO, CHE DENTRO SI VEDE IL MARE E DENTRO    IL MARE UNA PICCOLA BARCA TUTTA PER ME....  AH,  CHE  REBUS....  AH, CHE REBUS... TA TA TA TA TATTA....., MA POI QUESTO VIAGGIO  E' TURISTICO, AHIME' E MI ACCORGO CHE CHI AFFITTA LE  BARCHE  E'  ANCHE IL PADRONE DI TUTTI I CAFFE'.... E PAGA DI QUA E PAGA DI LA', NOLEGGIA UNA BARCA E PRENDI UN CAFFE'..., AHHHMEGLIO STAR QUI A GUARDARE I PIANETI NUOTARE DAVANTI A ME, NELL' OSCURITA' DEL REBUS,   AH,   CHE   REBUS...TA   TA   TA   TA   TATTA.......   ).   Se   così      posso esprimermi, "REBUS" è il... sintomo della passione di PAOLO CONTE per l'Enigmistica.  Del  resto,  in  casa  CONTE,  mai  è  mancato  un  numero  della SETTIMANA ENIGMISTICA e, se non vado errato, anche del  notevole periodico di alta enigmistica   "PENOMBRA".
Altro brano dell'allestimento  teatrale  è  "HESITATION",  una  storia,  non  si sa quanto immaginaria ed immaginata, che ha, per protagonista, un ospite    di una camera d’albergo. Questa camera comunica, tramite una porta ben chiusa, con un'altra, dove è, IN DIVENIRE, COME, IN UN FERMO IMMAGINE, QUALCOSA  DI  SENSUALE  TRA  UN  LUI  ED  UNA  LEI:  CONTE  utilizza     un pudore segreto, tipico del proprio carattere e del  proprio  modo  di  comporre. Si avvale di immagini " medianti" ("SOTTO  LA  PORTA  IL TAPPETO SEMBRAVA COME ELETTRIZZATO", oppure "LE ROSE DONATE ERANO  LI'  IN  ATTESA  DI  VENIRE  CAPITE......  ").  Non  a  caso,  la    celebre
Attrice Fanny Ardant, a proposito di "HESITATION", afferma "È UNA CANZONE   DI   SUPPOSIZIONE,   DI   INTUIZIONE   E,   PROBABILMENTE,   DI SOLITUDINE". "LES TAM  TAM  DU  PARADIS"  è  un  brano  di  visioni, seduzioni di ipotetici giardini tremanti, di una richiesta  o  di  una  scelta,  volta a poter, per favore ASCOLTARE IL TAM TAM ,i tamburi DEL CIELO. Riprendiamo, con l'opera del 2002, il tema SOURIEZ. Esso viene rielaborato, anzitutto, nel titolo "SIRAT AL BUNDUQIYYAH" ossia "CITTA' REGINA DEL MARE" nel linguaggio egiziano. In questa versione, il Mo DANIELE  DALL'OMO, eccezionale chitarrista e scudiero delle orchestre di PAOLO  CONTE dal 1990, espone un tema, sostenuto dall'arpeggio di un’ altra chitarra, poi la staffetta sonora viene affidata al suono di un oboe, accompagnato  da  una  sezione  di  archi,  per  poi  ascoltare  l'intervento del celebre Mo clarinettista, saxofonista, Luca Velotti, nell'Orchestra di CONTE dal 1992. Luca Velotti è un Maestro  del  Jazz  delle  origini,  ma  non  disdegna ,da par suo, tinte e sonorità, per esempio, di estrazione sudamericana. L'Orchestra è diretta dal Mo Daniele DiGregorio, percussionista, vibrafonista di fama internazionale. Il Mo DI GREGORIO è fidatissimo collaboratore di PAOLO CONTE  dal  1990.  Questa  versione  figura anche nel  CD  STRUMENTALE  "AMAZING  GAME",  esperimento  curato da PAOLO CONTE, che raccoglie brani registrati in varie occasione negli ultimi 20 anni. Il cd è stato pubblicato, nell'autunno 2016, dalla fortissima DECCA. Mi... sprono ad una sorta  di conclusione. PRATT  è stato  un viaggiatore, che ha vissuto in varie nazioni, forte anche delle letture dei romanzi d'avventura. CONTE, almeno fino a quando è stato non è...stato reclamato all'Estero, è stato un viaggiatore di stampo più salgariano ed anche lui ha amato leggere scrittori e poeti. Un caro Amico comune mi ha confessato di essere stato in Messico. Ed, evidentemente, il suo viaggio non deve essere stato superficiale, permettetemi il termine "turistico". Ebbene, quando questo Amico ha conosciuto PAOLO CONTE, Gli ha chiesto come fosse stato in grado di "CENTRARE" i colori, gli odori, il terreno e l'essenza messicani senza esservi mai stano. Ecco, questa potrebbe essere una peculiarità caratteriale, che distinguere CONTE  e  PRATT.  Poi ve ne saranno indiscutibilmente altre, ma, permettetemi, senza esagerare.
ShinyStat
29 aprile 2017
Enciclopedia del Fumetto 1, Milano Libri Edizioni 1969;
G. STRAZZULLA, Fumetti di ieri e di oggi, Cappelli 1977;
I Peanuts di Schulz – Classici del Fumetto, Bur, 2001;
P. M. FARINA, La rivista «Linus». Un caso editoriale lungo quasi mezzo secolo, Cargeghe, Documenta, 2013.
P. INTERDONATO, Linus. Storia di una rivoluzione nata per gioco, Rizzoli-Lizard 2015;
AA.VV., Linus cinquant'anni, Baldini & Castoldi, 2015.
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