Dopo l’introduzione di Natale Bova, segretario del sodalizio organizzatore c'è stata l’interessante relazione dello storico reggino monsignor Giovanni Musolino .
Il nome "crociata" fu adottato principalmente per le spedizioni fatte in Oriente tra il XII e il XIII secolo.
Prima per la difesa, poi per la conquista, infine per la riconquista della Terrasanta quando ritornò un'altra volta sotto il dominio dei turchi.
Le crociate stimolarono il commercio con l'Est, portarono profonde modificazioni nell'organizzazione politico-economica dell'Europa; fu abbattuto l'impero Bizantino; favorirono l'espansione dei commerci delle Repubbliche marinare, in prima fila quella di Venezia.
Le crociate si giustificarono ogni volta con argomenti ideali e si diedero patenti di nobiltà a chi partecipava a quelle che erano delle vere e proprie imprese politico-militari.
Insomma una realtà ben diversa da quegli avvenimenti che misero le radici nell'immaginazione collettiva; con le prediche o le storie nel lessico quotidiano.
Infatti, le esigenze organizzative delle crociate, sul piano militare, su quello dei
trasporti, degli approvvigionamenti e su quello finanziario, comportarono l'entrata in gioco di disparati interessi che si tradussero in aspirazioni al dominio politico e al controllo economico delle terre mediorientali, dei commerci levantini e dell'impero bizantino.
La I crociata, predicata sotto l’impressione dell’occupazione della Palestina e dell’affacciarsi dei Turchi verso Costantinopoli, fu bandito da Papa Urbano II nei due concili di Piacenza e di Clemont (1095) come un santo pellegrinaggio.
Fu attuata da una caotica spedizione di Pietro l’Eremita annientato dai Turchi a Nicea,e,con maggior successo dalla spedizione di Raimondo di Tolosa.
Goffredo di Buglione, Boemondo d’Altavilla, che occupata Nicea (giugno 1097), conquistarono Gerusalemme, dopo una cruenta battaglia, il 15 luglio 1099, dando vita a Stati crociati nel Medio Oriente. Goffredo di Buglione, duca della Bassa Lorena, fu acclamato re di Gerusalemme, ma declinò quel titolo per assumere quello più umile di «difensore del Santo Sepolcro».
La costruzione di questo mondo feudale in Oriente ebbe vita precaria.
Nel 1144 cadde Emessa e l’allarme diffuso in Europa fu un monito per la ripresa della guerra santa.
Ivi arrivarono i Francesi ed i Tedeschi il 23 dicembre del 1096; quindi i Provenzali con Raimondo di Tolosa e il Legato pontificio, ed infine i Normanni dell’Italia Meridionale nell’aprile del 1097.
La predicazione della Crociata in Italia ebbe inizio fin dal 1095, cioè immediatamente dopo il Concilio di Piacenza mentre il compito di predicare la Crociata in Calabria, secondo gli storici calabresi, venne affidato dallo stesso Urbano II ad Arnolfo, arcivescovo di Cosenza, ch’era stato assunto a questa carica fin dal 1091 .
Di una certa importanza fu la propaganda che effettuò nelle lande calabresi un certo Alberto o Aliberto Asciutti normanno da Caulonia : egli si recò in Terra Santa nel 1087 e, lungo il viaggio, si unì alla schiera di quei pellegrini baresi, che trafugarono il corpo di S.Nicola di Mira, portato a Bari nel 1088.
Non vi sono dati certi per poter documentare l’esatta numerazione del corpo di spedizione dei crociati calabresi partecipante anche se il contingente normanno non doveva superare i 5.000 tra Pugliesi e Calabresi : la cosa certa è la partecipazione dei Calabro-normanni alla Prima Crociata, guidati da Boemondo e da Tancredi che presero parte all’assedio di Antiochia ed all’espugnazione di Nicea.
A supportare quanto detto sono le affermazioni di alcuni storici quali il Fiore che ebbe a dire che «… non si sa, che ne sia scampato pur uno ...» (1) .
Quindi pare evidente che quasi nessuno tornò in patria. Mentre il Martire afferma che dei 12.000 Crociati calabresi «per fame per sete ed altri disagi, e massimamente per ferro nemico, nella conquista della Terra Santa, pochi ne ritornarono». (2)
Altra fonte è quella dello storico reggino Spanò Bolani che afferma che «… quando Goffredo di Buglione al 15 agosto 1096 mosse all’espugnazione di Gerusalemme con 12 migliaia di Crociati, vi andarono molti Calabresi guidati da Arnolfo arcivescovo di Cosenza, fra i quali narrasi esservi stati i reggini Tommaso e Riccardo Ferrante» (3)
La prima crociata (1096) fu detta dei "pezzenti" perché composta da gente molto povera o contadina, proveniente soprattutto da Francia, Germania e Italia, che pensava di trovare in Oriente la liberazione dall’oppressione dei feudatari e nuove terre in cui insediarsi.
Naturalmente la popolazione (ungari e magiari) dei paesi attraversati da questi crociati cercò di combatterli con ogni mezzo.
Furono quasi tutti sterminati nel primo scontro con i turchi.
Fu preparata così la II crociata. Il re di Francia Luigi VII e l’imperatore Corrado III si impegnarono con le loro forze in un assedio a Damasco, che, però, per la mancata collaborazione dell’imperatore bizantino Manuele I, fu poi abbandonato.
Si ebbe in compenso la liberazione di Lisbona dai musulmani per opera d’una flotta crociata.
Intanto il grande sultano d’Egitto Slah-ad-din riconquistava tutte le terre che circondavano gli Stati crociati: nel 1187 cadde la stessa Gerusalemme.
Fu poi la volta della III crociata e vi concorsero Federico Barbarossa, Filippo Augusto, re di Francia e Riccardo Cuor di Leone, re d’Inghilterra; ma l’impresa purtroppo fallì per l’improvvisa morte di Federico (1190): unico risultato fu la conquista di S.Giovanni d’Acri (1191).
Il progetto della riconquista del Santo Sepolcro si rinnovò sotto il pontificato di Innocenzo III; ma questa IV crociata (1202-1204) fu, per gli interessi preponderanti di Venezia, deviata contro l’Impero bizantino e si concluse con la presa di Costantinopoli (12 aprile 1214) e con la creazione del nuovo Impero latino d’Oriente.
Il papa Onorio III promosse una V crociata, la quale, sotto la guida del re d’Ungheria e di altri principi, riuscì nella conquista di Damietta (5 novembre 1219), ma si infranse di fronte all’offensiva turca (battaglia di al-Mansura, 24 luglio 1221) .
Solo l’abilità diplomatica di Federico II riuscì a ridare per dieci anni il Santo Sepolcro ai cristiani, con un trattato concluso l’11 febbraio 1299 con il sultano d’Egitto.
Ma nel 1246 Gerusalemme era nuovamente in potere dei musulmani, e una VI crociata, guidata dal re di Francia Luigi IX, mosse nel 1248 verso Damietta; ma poco dopo il re stesso fu sconfitto, fatto prigioniero e liberato solo a prezzo d’un lato riscatto.
Con una VII crociata il re tentò ancora di colpire la potenza musulmana in Egitto; ma ormai gli interessi politici prevalevano su quelli religiosi, tanto che il fratello del re, Carlo I d’Angiò, riuscì a deviare la spedizione verso Tunisi, dove la peste fece strage dell’esercito e spense anche il re di Francia (1270) .
Con questo evento pietoso si può dire che si concluse la grande aspirazione medievale della crociata come guerra santa contro gli infedeli.
Nel 1291 anche S.Giovanni d’Acri cadde nelle mani dei Turchi, i quali si spinsero sempre più a Occidente, travolgendo poco a poco l’impero bizantino .
La quinta, la sesta, la settima e l’ottava crociata non ebbero molta importanza: i crociati subirono altre sconfitte o, nel migliore dei casi, scendevano a patti coi turchi prima ancora di dare battaglia; e questo nonostante che i mongoli si fossero alleati con loro contro turchi e arabi.
Il fatto è che dopo la quarta crociata non v’era quasi più nessuno in Occidente disposto a partecipare a spedizioni lontane e pericolose, per cui quando i crociati si trovavano in difficoltà non ottenevano mai gli aiuti e i rinforzi richiesti.
Tale periodo si concluse con la battaglia navale di Lepanto che ebbe luogo il 7 ottobre 1751 tra la lotta cristiana e quella turca ed alla quale parteciparono numerosi reggini tra cui le famiglie dei Geria, De Cicco, Bosurgi e Galimi che avevano al proprio seguito uomini d'armi, Vincenzo Passacalò da Seminara - detto il Monaco, che partecipò con due galere.
Tale evento venne immortalato nel mosaico di Alfredo Mori ubicato nel Salone dell'aula Consiliare dell'Amministrazione Provinciale di Reggio .
Ritornando alla battaglia di Lepanto bisogna dire che essa rappresenta l'ideale fase conclusiva del tema trattato dal sodalizio reggino nel corso dell'incontro e che ha visto come relatore lo storico Giovanni Musolino.
La battaglia navale di Lepanto ebbe luogo il 7 ottobre 1751 tra la lotta cristiana e quella turca.
In seguito alla guerra tra Venezia e i Turchi per l’isola di Cipro (1570), si riuscì a concludere per iniziativa di Papa Pio V una coalizione antiottomana cui aderirono, oltre che Venezia e il Pontefice, la Spagna di Filippo II sui cui si sarebbe gravato il maggiore onere della spedizione, la Repubblica di Genova, i Savoia e altri minori alleati.
Il reclutamento dei calabresi venne effettuato principalmente nella zona di Tropea e a Reggio, dove, oltre coloro che andarono con i propri legni, imbarcarono cavalieri e gentiluomini le famiglie Geria, De Cicco, Bosurgi e Galimi che avevano al proprio seguito uomini d’armi .
Fu organizzata una flotta (circa 250 navi) che fu concentrata a Messina e affidata al comando di don Giovanni d’Austria, fratello naturale di Filippo II, e ai vicecomandanti M.A. Colonna, S.Venier, A.Barbarigo, G.A.Doria.
Nella flotta cristiana vi erano due galere reggine quella di Giovan Paolo Francoperta, e l’altra di Gaspare e Matteo Parisio denominata "Maria Santissima della Consolazione" .
Dalla provincia regina si annoverano anche due galere di Vincenzo Passacalò da Seminara, detto il Monaco e delle imbarcazioni minori dei reggini fratelli Marini che ne fecero capo un Milio da Melicuccà .
I Turchi erano guidati da Alì Pascià, capo supremo, da Ulugh Alì, pascià di Algeri e da Mohammed Chuluk Bey, signore d’Alessandria.
Dopo un fallito aggiramento turco contro il fianco sinistro cristiano, la controffensiva cristiana sfondò al centro lo schieramento turco mentre il Doria, avendo allargato troppo le maglie delle sue file, permise al nemico di infliggere gravi perdite prima di essere sconfitto.
La vittoria assurse a vero e proprio trionfo e come tale fu sentita e celebrata. In Reggio, lo storico avvenimento fu eternato unificando sei antichi monasteri basiliani in un solo dell’Ordine di S.Benedetto che appunto in memoria di Lepanto venne intitolato a Santa Maria della Vittoria.
La prima pietra fu posta il 3 ottobre 1586, benedetta dall’arcivescovo Gasparre Ricciulli del Fosso a conclusione di una solenne processione .
Dopo il successo navale, Don Giovanni d'Austria, fratello del re di Spagna Filippo II, venne a Reggio ed ascoltò il Te Deum nella cattedrale, mentre i reduci reggini portavano i loro trofei.
Tra questi una bandiera turca, che si disperse nel terremoto del 1783.
Lepanto è stata esaltata da famosi artisti in tutta Italia: a Venezia si conserva un quadro del Tiepolo, rappresentante la visione del Papa, altre testimonianze si trovano in Germania ed al museo madrileno de El Prado.
A Tropea esiste una via dedicata alle vittime della battaglia, a Belvedere Marittimo si trova una lapide in memoria di un combattente, Cecco Pisano, nella nostra città c'è il mosaico di Alfredo Mori custodito presso il Salone del Consiglio Provinciale che rappresenta il ritorno dei calabresi dalla vittoriosa battaglia navale .
(1) Calabria Illustrata, II, Napoli, 1743, 24;
(2) Calabria Sacra e Profana, II, Cosenza, 1879, pagina 29;
(3) Storia di Reggio Calabria, pagina 193.