Questo nuovo appuntamento con il mondo del cortometraggio assume dei risvolti particolari, sapori e sensazioni diverse rispetto alle precedenti, forse una forma di "Resistenza" atta alla volontà di continuare, nonostante tutto e tutti, mentre altri sono stati costretti ad “emigrare” , "HYPERGONAR" rimane e continua per la sua strada.
La nuova edizione ha avuto due cifre di lettura: degli studi televisivi di una nota realtà locale con la quale è stato possibile dialogare e mettere in atto il nuovo appuntamento e poi l'impatto "classico", quello della continuità con le precedenti edizioni.
É stato un continuo susseguirsi di immagini, tecniche, storie visive raccontate dalle immagini dei lavori pervenuti e di quelle già trasmesse nelle precedenti edizioni e che abbiamo pensato di far vedere ad un'utenza diversa e diversificata sia culturalmente che numericamente.
Il responso è stato più che positivo, tra l'altro vi è anche un incontro con gli autori, ospiti in studio e
con la gente, che vuol sapere sull'iniziativa e sulle motivazioni che ci hanno indotto ad attuare tali scelte: in parole povere la miopia e la pochezza culturale di qualcuno, soggetto od elemento poco cambia.
Così, si è passati alla presentazione del programma della prima serata dopo gli interventi di Gianni Aiello, presidente del “ L’Agorà”.
Gianni Aiello , nel consegnare un riconoscimento a Nuccio De Benedetto, ha dichiarato che ci sono
state molte difficoltà per poter sostenere le spese relative al festival di quest’anno.
Ed ha fatto riferimento alla sconsiderata decisione di non inserire (come usualmente era avvenuto per le scorse quattro edizioni) “ Hypergonar” nell’ambito delle manifestazioni indette dall'Amministrazione Comunale di Reggio Calabria, denominata prima “Estate Reggina“, ora, da
qualche tempo, "Estate Mediterranea".
Gianni Aiello si è domandato le ragioni di una tale scelta che tutti i componenti del circolo hanno, da lungo tempo, affermato di non aver compreso.
Visto il successo di pubblico e critica delle passate edizioni la scelta dell’assessore all’immagine di Reggio è parsa a tutti quanti, anche ai presenti in sala subito dopo la fine delle proiezioni (una volta che si sono sentiti i loro commenti ed avendo essi visionato il materiale di quest'anno) abbastanza scombinata.
“ Noi andiamo avanti lo stesso “ ha affermato Gianni Aiello “ e quest’anno, nonostante i tanti problemi, abbiamo organizzato una duplice programmazione: quella odierna e quella che sta andando in onda da novembre su l'emittente televisica Telereggio ogni domenica, durante il telegiornale. Il nostro festival ha dimostrato di avere gambe molto resistenti e di potere e sapere andare avanti anche senza il supporto degli amministratori locali “ ha concluso Aiello.
Quella che a cui il presidente del circolo “ L’Agorà “ ha fatto riferimento è la circostanza, felice per “l’Agorà”, fortemente voluta dal direttore Giuse Barrile (dei telegiornali di “ Telereggio “ ) e portata a compimento dai due “ instancabili “ del cortometraggio (Gianni Aiello e Gianfranco Cordì) di mandare in onda dalla prima domenica di Novembre delle “ pillole “ dedicate al cortometraggio nell’ambito del seguitissimo e molto apprezzato telegiornale dell’emittente reggina.
A condurre la trasmissione è stata chiamata la straordinaria Monica Artuso, che, domenica dopo domenica, ha intervistato Aiello e Cordì (ma anche gli autori stessi dei corti, per esempio Domenico
Trunfio per due puntate consecutive) sugli argomenti attinenti al mondo dei corti, mandando in onda degli spezzoni tratti sempre dal patrimonio di immagini in possesso del circolo “ L’Agorà”.
Stando alle informazioni in possesso del nostro circolo: l’iniziativa è apparsa subito molto seguita. E si prevede che continuerà ancora. Dunque quest’anno “Hypergonar“ si è fatto in due e promettere ancora molti colpi incandescenti. Cordì, cogliendo al volo le parole del presidente, ha ringraziato Giuse Barrile per l’opportunità concessa al Circolo Culturale “ L’Agorà”.
Gianfranco Cordì, al timone della conduzione anche quest’anno, ha guidato un’allegra brigata di immagini, e non solo.
Il nuovo appuntamento di “Hypergonar“ è stato anche luogo di incontro di musica e libri (tutti, naturalmente, con per tema il cinema).
Durante la prima serata si è avuta infatti la presentazione del libro “ Schermi dell’utopia“ di Isabella Marchiolo.
Tale pubblicazione ha il merito di raccogliere tutte le maestranze del cinema italiano ed internazionale che sono di origine calabrese.
E le raccoglie in forma di glossario.
Interessante volume questo “ Schermi dell’utopia “ di Isabella Marchiolo, presentato alla Mostra del cinema di Venezia del 2004 ed uscito per le edizioni Ariel di Nuccio De Benedetto.
Il volume si compone di varie parti ma è nella sostanza un dizionario delle maestranze calabresi nel cinema italiano ed internazionale. Davanti agli occhi del lettore scorrono così alcuni fra i più bei nomi del cinema: da Raul Bova a Gianni Amelio, da Mimmo Calopresti a Vittorio De Seta: tutti con in comune la loro terra di origine: la Calabria.
La Marchiolo offre così una guida di uso pratico ricca di dettagliate informazioni biografiche e non solo.
Corredano il volume una prefazione molto accurata e due interviste a Vittorio De Seta e Bruno Restuccia.
Il risultato è la testimonianza di un impegno che è anche una vocazione per dei cineasti che, partiti dalla Calabria, sono riusciti ad esprimere nel mondo della celluloide tutte le loro potenzialità.
Avventure e storie di cinema si susseguono nelle pagine di “ Schermi dell’utopia “: in cui alle aspirazioni di ogni singolo uomo si vanno ad unire le difficoltà di vivere in una regione come la Calabria da sempre refrattaria ai sogni ( non solo di celluloide).
Ottimo il lavoro della Marchiolo e dell’editore De Benedetto che hanno puntato tutto sul valore della raccolta documentaria.
Redigendo, alla fine, uno strumento utile e di grande importanza anche storica.
Subito dopo i saluti d’obbligo, Cordì ha introdotto l’editore del libro: Nuccio de Benedetto (che ha edito il lavoro della Marchiolo per la Ariel Edizioni di Reggio Calabria).
De Benedetto ha raccontato numerosi aneddoti riguardanti la stesura del libro della Marchiolo, dal suo lavoro all’indice analitico ( “ durato sette giorni e sei notti continue “), alle scoperte di Teo Teocoli (che pur non essendo nato a Reggio ha vissuto una parte della sua infanzia al rione Pescatori ), fino all’incontro con Gianni Amelio alla Mostra del Cinema di Venezia, dove il libro è stato presentato lo scorso mese di settembre.
Per la prima volta quest’anno “ Hypergonar “ è stato suddiviso in tre sezioni.
Fa il suo ingresso, molto apprezzato, la nuova sezione “ Storicorto" che, a chiusura delle due serate, ha previsto al suo interno i cortometraggi più importanti della storia del cinema. Le altre due sezioni sono state le solite “ Hypergonar “ed “Horismos “ (che raccoglie i migliori corti delle varie edizioni).
Alla fine di questi interventi Cordì ha annunciato ilprogramma della prima serata.
E sono partite le proiezioni.
Proprio con “ Not on the programme “.
Già vincitore di numerosi premi del settore, il corto di Basile è un lavoro di animazione costato al suo autore due anni di fatica.
Ben spesi ! Il pubblico ha gradito molto le vicissitudini di un personaggio dentro un condominio napoletano metafora del mondo contemporaneo imbarbarito dalla televisione.
Il corto di animazione "Notontheprogramme" del partenopeo Vinicio Basile ha sorpreso favorevolmente i presenti che sono stati affascinati dai personaggi di plastilina resi "umani" dal bravo autore che è riuscito a racchiudere all'interno di un condominio fatti, aspetti e situazioni sia umane che sociali di caratura mondiale e che non hanno confini ne di spazio ne di tempo.
Grande successo ha avuto il corto “ Not on the programme“ di Vinicio Basile alla quinta edizione del festival “Hypergonar “.
Il lavoro dell’autore napoletano è stato applaudito dal pubblico presente.
Il monologo realizzato dall'autore molisano assume dei contorni particolari, quasi una sorta di lavoro alternativo e sperimentale e non di facile lettura atto ad una critica e ad una classificazione dell'intero progetto prodotto dal Teatro Ateo che vede come unico protagonista la figura di Pilato inserita nel contesto degli anni settanta.
Una serie si segni sulla scena: un crocefisso, copertine di donne nude, un libro che parla del PCI, un telefono.
C’è un unico attore che recita un qualche monologo schizoide.
Ancora: un calice, un altro crocefisso, un pettine… “Che cos’è la verità ?” come Pilato chiede il protagonista del corto.
Questi è un Pilato post-moderno e claustrofobico che parla parla e fa le bolle di sapone.
Il secondo corto, del reggino Francesco Filardi, è stato il lavoro dal titolo “ Tramonto sullo Stretto“: pure immagini di vita diurna e notturna dello Stretto di Messina, sia dalla costa calabrese che da quella siciliana.
Così, via via, sono sfilati sullo schermo “Camere di confine“ di Milo Busanelli .
Il lavoro rappresenta una sorta di "Blow up" rovesciato, racconta le peripezie di due giovani chiusi in due “camere di confine“ separate solo da una pallina da tennis.
C’è una donna con pistola.
Si vuole suicidare.
Tenta il suicidio.
Poi va a far rimbalzare una palla da tennis contro il muro della sua camera.
Poi bussa alla porta. Sta in una stanza che non è una camera di detenzione: la donna non vuole farsi spiare.
Le cade la pallina “ dal muro”.
Scopriamo che l’uomo, nell’altra stanza, giocava anche lui a lanciare la pallina.
Pian piano l’inquadratura ci libera dal dubbio: l’uomo e la donna sono in due camere separate da una sola parete e da una porta.
La donna scrive qualcosa.
Manda una lettera all’uomo della stanza accanto.
L’uomo legge la lettera. Sono due camere di confine: ma il confine è reale o apparente ? Potrebbe essere la frontiera tanto cantata dall’America indipendentista.
La scena con la pallina da tennis ci fa venire in mente “ Blow-up” di Michelangelo Antonioni.
La donna gioca con la pallina che l’uomo, dall’altra stanza, le lancia (ma che non c’è).
Lei ad un certo punto dice “aiuto”.
L’uomo vuole aprire la porta che li separa.
Il corto ci lascia con questa richiesta di soccorso che vuole essere accolta.
Bei colori di Milo Busanelli per un lavoro intenso e sorretto da un ottima sceneggiatura "Taboo" di Walter Santini, risulta, rispetto al precedente lavoro molto più complesso, vede fra gli attori anche Gabriele Lavia e vuole esplorare i meandri della psiche di fronte alla morte alla malattia ed al sonno ( della ragione ).
Un uomo si lava le mani.
E’ Ariosto.
Una donna, probabilmente, ammalata, viene vestita a qualcuno.
La donna si chiama Ave ed, infatti, ha una malattia agli occhi : “ vede macchie, non può vedere i colori, solo il bianco ed il nero “. Un uomo si taglia mentre si sta facendo la barba. Ave sta male.
La vicenda ci appare Ada subito onirica ma ha qualcosa di spiazzantemente “ reale “: una traccia di concretezza che elide ogni nostro dubbio sul possibile scenario da sogno che Santini sembrava accomodarci dalle prime inquadrature.
E’ l’agonia di Ave, la vicenda, una donna che ha perso la memoria. Ariosto deve prendersi cura di Ave.
Ave è sorella di Averio ( interpretato da Gabriele Lavia).
Tutti i nomi dei personaggi di questo corto iniziano per “ A “: che sia l’inizio di qualcosa ? Che tutto non sia latro che un partire ?
Santini lascia nell’inespresso anche questa cosa e ci fa tornare in mente il sogno da cui eravamo partiti.
Ma non è così. Il bimbo che Ave aveva avuto è morto.
Ave è la donna cui vanno tutte le attenzioni del gruppo.
Soffre, fra l’altro, di allucinazioni.
La “ cura “ di cui parlava Heiddegger come stato del “ dasein”, dell’essere nel mondo è ciò che ognuno prodiga verso Ave.
«In "Taboo" - dice l'autore- ho cercato di rappresentare la crisi e i dilemmi di personaggi abbandonati alla loro solitudine, anime fragili che amano e soffrono seguendo la voce del loro cuore.
Ho cercato di calarmi nei labirinti della loro mente, ma, allo stesso tempo, di astrarmi dalla vicenda narrata per sospendere ogni giudizio sulle loro azioni, affidando allo spettatore un ruolo attivo e decisivo nell'interpretazione della storia a cui sta assistendo» .
Questo di Santini si rivela così essere un corto metafisico (anzitutto ma anche esistenzialista (la “cura “ ).
I cambi delle varie scene sono tutti in bianco: che è il primo colore: ancora un richiamo all’inizio.
Pare di trovarci dentro un acquario senza spazio ne tempo (un po’ come in “ Bianca “ di Nanni Moretti ): il tempo potrebbe essere il 1700, il 1800 il 1900 il nostro secolo, lo spazio ovunque: il corto è metafisico proprio per questo.
E’ una storia che vale sempre e comunque ed in ogni luogo.
E’ un corto di follia e metafisica: emblematica è l’ultima inquadratura (un grammofono e una danza dentro un manicomio ).
Il puzzle ricomposto dentro il corto è tratto da una litografia di Escher, “ la striscia infinita “.
Il paradosso delle tre dimensioni con la quarta che è il tempo completano un finale alla Kubrik ( “ Shining” ) rendendo un effetto di estraniamento e di irredenzione.
La sezione “ Horsimos “ si è aperta con i lavori “Camper clown“, “Marmelade“, “Election day”, “Osama Bin Laden“ : visti negli anni precedenti e molto apprezzati dal pubblico presente.
Si è concluso con la sezione “ Horismos “ con la discussione sul corto “ storico “ di Francoise Trouffaurt “ Les miston “ ( I Monelli ) , storia ha detto Gianfranco Cordì, “ sottolineata da quella leggerezza propria del suo autore “ che poi lo avrebbe portato a dirigere alcuni capolavori indiscussi del cinema mondiale. “ Les Miston “ valse anche a Trouffourt la possibilità di girare un film vero e proprio dopo quest’esordio.
La storia è quella di un gruppo di bambini che insegue il miraggio dell' “amore“ visto incarnarsi in una coppia di fidanzati separata da un tragico destino.
Si è partiti all’insegna della grande musica d’autore con la presenza del maestro Carmelo Crucitti al fagotto ed il suo accompagnatore Romeo alla fisarmonica. Reduci dai successi a Barcellona (ed a Reggio stessa con “Omaggio a Nino Rota“ andata in scena sabato 11 dicembre al Politeama con grande successo) con lo spettacolo avente come titolo “Omaggio a Federico Fellini“ i due si sono esibiti in due brani di grande richiamo: i temi musicali dei film “ Il padrino “ e “ la strada “ scritti da Nino Rota. Strepitoso è stato l’applauso che ha chiuso il loro intervento.
Dalle fantastiche note musicali alle immagini con i due corti di Francesco Filardi intitolati "Mare vecchio" e "Concerto per onde e violino" dove le sequenze sono un continuo alternarsi tra sogno e poesia, caratteristica questa del filmaker reggino che è stato premiato con una targa di riconoscimento per i lavori realizzati così come per Cinzia Palumbo che presentato “Distorto” : un altro trionfo delle “ immagini “ ha detto Cordì, pure immagini che si imprimono nella retina dell’occhio (come recita la didascalia proprio di “ Distorto “).
L’autrice dice che si tratta di “ un messaggio che l’occhio imprime sulla retina “. Il corto dura due minuti.
Vari fotogrammi di occhi (appunto ) ed una bocca.
E’ un gioco di immagini. Dentro un televisore. Pecore, birilli e clap clap. Suono ed altre immagini. In definitiva: visioni (dell’occhio ).
Palumbo gioca col visivo e confeziona un corto praticamente soltanto fatto di oggetti che si prestano alla vista.
Il lavoro di Stefano Bertelli "Trash picking hours" parte da un elogio della tecnologia. Bielle, pistoni, puleggie.
C’è un oggetto meccanico che si avvicina verso il mare.
Come Fernando Pessoa potremmo dire: “ tutto è simbolo e analogia”.
La natura è morta tanto quanto l’oggetto.
L’oggetto continua a camminare ed arriva in un teatro: vi entra da attore.
Un busto di donna lo segue, anche nella neve.
Buona prova visiva e visionaria di Stefano Bertelli che confeziona un corto sottilmente ammiccante: tecnocrazia o potere del nulla ?
Si è passati poi ad un gradito ritorno, quello di Daniele Carrer con il suo nuovo lavoro "Random" La prefazione è in gennaio. Poi: Agosto.
Si susseguono: esterni, interni ed ancora esterni. Il mare, un uomo con dietro una parete, altri esterni… L’uomo parla in fuorisincrono: ha perso il lavoro e bucato le ruote al padre. Luglio. Una donna cerca quell’uomo. L’uomo canta. Giugno. Roma, una fontana. Piazza di Spagna. Colosseo. L’uomo non consegna una VHS.
Siamo nel Vajont (1963). Un videogame. Storia dell’Italia degli anni ’60 fino ad anni ’80: sconvolgimenti ideologici e sociali. 11 settembre 2001.
Il narratore ci avverte: “ d’accordo sono io quello privo di senso “. Supermercato.
Uno che va in ufficio si è “ arreso “.
Come un racconto di Hesse, ad esempio “Knulp”, dove un personaggio (il regista stesso) è portatore di valori che sconvolgono l’universo borghese.
Solo che come con il racconto di Hesse: tutto ciò rischia di far precipitare l’individuo nel baratro dell’individualismo, del titanismo e delle ambizioni sbagliate.
Verrebbe da chiedere al personaggio del corto: chi sei tu per dirmi quello che devo fare ?
Chi sei tu per dirmi che le cose non vanno bene ?
Che contributo hai portato tu per fare questo ? Vediamo una manifestazione della Lega Nord.
Poi una di Rifondazione Comunista. Bandiere della pace. Una strada con tutti i simboli del consumismo: vero bersaglio dell’autore.
Tutto sommato adolescenziale e irrisolto (come naturalmente in questi casi sempre è) questo corto si svolge come quella variabile statistica detta “random “ : suscettibile di assumere dei valori aleatori (cioè casuali ): Carrer vorrebbe farci capire qualcosa di importante (quanto sia aleatorio il nostro modo di vedere le cose, per lui sicuramente “borghese “) ma finisce col farci rimpiangere le nostre certezze a lungo conquistate: una buona sigaretta, un caffè, un buon libro.
Un lavoro che rappresenta una linea di confine tra il bene ed il male, sfruttati e sfruttatori, società iperconsumista e rapporti umani non più "umani" ma modelli sociali stressati e indirizzati all'autodistruzione, quindi una tela dove sono inseriti i colori delle attitudini e dei modi comportamentali umani del periodo storico e sociale in cui si vive.
Per quanto riguarda la sezione “Horismos“ nutrito è il gruppo degli autori calabresi: “ una cosa che ci riempie di orgoglio “ ha detto Aiello, infatti sono sfilati in rapida successione i lavori di “Terzio Novembris Die Mercurio“, “Fine“ , “Oggidomani“, “La forza del destino“ .
Tutti lavoro improntati ad una riscoperta della “storia“ vista da tanti punti di vista: nel corteo storico (Aiello), nella politica (Trunfio), nel mistero (Pensabene ), nel quotidiano (Moio e Loiacono), nei sogni propri (Carrer).
La quinta edizione del festival si è conclusa con la discussione relativa al corto “ Les jetee “(Il Molo) di Chris Marker .
Un lavoro -- come ha spiegato Cordì - inquietante che prefigura un mondo dove il controllo sulle menti è totale. “Questo pericolo“ ci sembra importante farlo presente con Marker, ha concluso Cordì.
In definitiva: i presenti sono usciti dalla sala contenti di quello che hanno visto, ed i componenti del circolo “ l’Agorà” hanno dato appuntamento a tutti per la domenica sull'emittente televisiva “RST” dove quest'anno il festival continua ed a testimonianza di quanto detto, proponiamo ad un pubblico più ampio, alcuni degli appuntamenti mandati in onda dall'emittente televisiva reggina, e, nel contempo un caloroso saluto a tutti coloro che hanno avuto fiducia nel progetto "Hypergonar" che, nonostante alcune "scelte" non dovute alla nostra volontà , continua, tra mille difficoltà, ma continua, facendo “resistenza” ma continua andando avanti !