Con la proiezione di ventidue cortometraggi si è conclusa la nuova edizione del festival del cortometraggio che anche quest'anno ha analizzato categorie ed espressioni differenti offrendo ai presenti una realtà variopinta ed integrale della sfera di tale linguaggio visivo che ha avuto come cornice i locali della Biblioteca Comunale “Pietro De Nava”.
"Hypergonar” è stato organizzato dal Circolo Culturale L’Agorà e dal Centro Studi italo-ungherese “Àrpàd” in collaborazione con la Biblioteca “Pietro De Nava”.
Anche per questa edizione è stata ripercorsa la cronologia della storia del cinema: infatti sia per i mezzi che per i costi, il cinema nasce come cortometraggio, nel senso che le storie venivano condensate per ovvi motivi tecnici e di spese in pochi minuti, come ad esempio il primo documento visivo dei Fratelli Lumiere.
La rassegna storica, condotta da Gianni Aiello, prosegue con la visione di altri lavori, tra cui alcuni sulla “controinformazione”, o, se vogliamo usare un termine più esatto quello del cinema “militante”, quindi atto a realizzare film-documento, come quelli visionati nel corso della manifestazione odierna, da chiari intenti indirizzati a veri e propri reportages.
Di seguito è toccata ad un’animazione ungherese, interessata alla didattica, che aperto il contenitore relativo alle produzioni ungheresi tra cui diversi lavori relativi al turismo magiaro che hanno dato modo ai presenti di visionare le bellezze di tali posti ed in più sono stati presentati altri due corti quelli della regista ungherese Nòra Kovàcs, autrice insieme a Juhàsr Àdàm, Kubila Àdàm e Pintà Kristina di “Az öt bőre" e, successivamente, quello di un'altra regista ungherese Baki Csorma artefice della produzione “Bireme”.
Il tema di questa edizione è stato quello della città, come quella turistica, ben rappresentato nelle diverse produzioni ungheresi, ma anche quello de “Uccidiamo il chiaro di luna” realizzato da Andrea Princivalli.
L’animazione, che richiama alla mente alcuni lavori italiani degli settanta, si rifà ad un discorso di Marinetti nell’era d’oro del “Futurismo”: le sequenze del lavoro di Andrea Princivalli risultano ben ritmate da note ska che descrivono un’altra città turistica, nello specifico Venezia, con “immagini da cartolina, questa gente messa in vetrina”, come recita il refrain della canzone che accompagna il ben riuscito lavoro di animazione.
Città che si raccontano, luoghi da vedere, come le produzioni turistiche ungheresi che con le loro mirabili riprese e sequenze di immagini riescono ad accentuare il fascino e l'atmosfera suggestiva che Budapest offre, insieme alle strutture architettoniche, allo spirito dei suoi abitanti.
Ma vi è anche la città vista dai più piccoli con le loro paure le lo speranze come nella produzione artistica di Isabella Maccarone che ne ha curato anche la sceneggiatura.
La complessità del mondo dei grandi che vivono in una città può essere vista anche dai più piccoli,
questo è il caso “Io sono Sara” , dove la protagonista è la voce narrante di una bambina di sette anni.
La piccola comprende, viste le situazioni, lo sgretolamento del suo mondo: la separazione dei genitori.
Ma nel contempo spera che i propri genitori non si separino.
Intuendo poi, suo malgrado,che il loro distacco sia la cosa migliore per crescere serenamente.
Anche questa edizione ha avuto di ospitare per la seconda volta consecutiva diverse produzioni ungheresi, come espresso nella prima parte di questo resoconto,dando così una valenza di internazionalità alla manifestazione che stà ritagliandosi una fetta di mercato, dovuta anche alla serietà organizzativa della stessa.
Oltre ai prodotti sopra citati come quelli di valenza turistica, quelli di Nòra Kovàcs, autrice insieme a Juhàsr Àdàm, Kubila Àdàm e Pintà Kristina e quello dell'altra regista ungherese Baki Csorma, è stato presentato anche un cortometraggio magiaro che viene utilizzato nella didattica, molto interessante, ritmato sia nei colori che nella musica.
Ritornando al corto di Baki Csorma, dal titolo “Bireme“, c'è da registrare, oltre all'interessante messaggio che esso riesce a dare, vi è anche da sottolineare l’uso delle luci e degli effetti psichedelici che l'autrice ha inteso inserire in questa sua produzione artistica, dove si vede una ballerina danzante.
L'orientamento che questa edizione ha assunto è stato quella relativo al tema della città con le sue storie, i suoi personaggi, i vari disagi e storie, utopie, speranze, delusioni ed illusioni.
Stati emozionali questi che sono contenuti all'interno di questa complessa edalquanto poliedrica struttura non solo architettonica, sociale ma anche turistica, tra l'altro ben evidenziato dalle diverse produzioni magiare.
Città narranti che ne descrivono le località caratteristiche, i luoghi di aggregazione, i monumenti, l'animo degli abitanti, ma anche una sottile ironia che si avverte nel lavoro realizzato da Andrea Princivalli che nel suo corto di animazione "Uccidiamo il chiaro di luna" che è un susseguirsi di scene ben ritmate che ripropongono gli aspetti più suggestivi della città lagunare.
La città viene descritta, come recita il dettato narrativo con “immagini da cartolina, questa gente messa in vetrina”, mentre la struttura dell'animazione ricorda la grafica di alcuni lavori italiani degli anni settanta.
Altre città, altri aspetti, come quello ambientalista di Serena Zanzu, in "Catrame", aspetti della beat generation ne "L'ultima città" di Federica Vicino, altre sollecitazioni si avvertono nella produzione italo-francese di Sebastien Canfora in “Zen guerrilla”, ed “Election day” di Raffaele D’Ari.
Il susseguirsi dei lavori partecipanti all'ottava edizione si è alternato con alcuni commenti ed interventi da parte di Gianni Aiello, il quale ha fatto qualche riferimento alle “Città invisibili” di Italo Calvino.
A tal proposito è stato fatto qualche riferimento inerente a “Le città e il desiderio”, “Le città e i segni”: tali elementi descrittivi si possono identificare nel lavoro realizzato da Enzo Castiglione e Fabio Comi.
Infatti in “Qualcuno su cui sputare”, vengono descritte le vicende di un immigrato albanese e della sua dimensione di città, dei desideri,delle attese a volte utopistiche.
La narrazione di una città può condensarsi anche all'interno di un condominio di uno stabile.
Come ad esempio la trama narrativa di "Not On the Programme” del regista partenopeo Vinicio Basile: essa è rappresentata da diverse immagini, fotografie, che rappresentano ciò che avviene in una struttura più grande.
La stessa situazione può avvenire anche in una costruzione di ben più modesta superficie: ne è da esempio il lavoro di “Rapid eyes movements”, animazione realizzata da Stefano Bertelli.
In tale lavoro una piccola statuina sogna di poter comunicare con altri "suoi simili", quali marionette, burattini, pupazzi di pelouche: tutto questo in un piccolo spazio, quello di una cameradi un appartamento.
Il bilancio della manifestazione risulta quindi alquanto soddisfacente sia per il contenuto dei lavori che hanno partecipato alla manifestazione odierna, sia per la continuità delle otto edizioni.
Un appuntamento, quello relativo ad “Hypergonar”, che riesce, pur se tra tante difficoltà logistiche, ritagliarsi una fetta di credibilità e di mercato, avendo anche quest’anno presentato dei prodotti internazionali, accrescendo così la valenza della manifestazione.