È di recentissima uscita "IL MASSIMO DELLA PENA" (le condanne a morte nel territorio di Reggio Calabria dal 1808 al 1898) a cura di Gianni Aiello. 
La pubblicazione del giovane ricercatore  reggino, tra l'altro presidente fondatore del Circolo Culturale L'AGORA', si snoda lungo i binari storici che vanno dal 1808, quindi sotto la legislazione francese, conclusasi nel 1815, al 1888, quando  i Savoia erano subentrati ai Borboni da oltre un ventennio .
L'opera è frutto di un lavoro di ricerca archivistica durata ben due anni e dalla quale si ricostruisce un arco di tempo, durante il quale vennero effettuati oltre duemila processi, che videro alla sbarra oltre seimila imputati : questi sono alcuni dei dati, inseriti in questo lavoro di ricerca, e facenti parte della documentazione sopravvissuta non solo alle intemperie del tempo.
Per ovviare a tale mancanza documentaristica, l'autore ha consultato anche il Fondo di Intendenza dal quale è scaturito che in data 11 giugno 1808 vennero costruite delle forche, forse relative alla condanna di tre imputati sepolti in data 26 giugno 1808 nel cimitero di Modena. 
Il giovane studioso reggino ha anche consultato il vasto territorio cartaceo relativo allo stato civile-atti di morte, sempre presso l'Archivio di Stato di Reggio Calabria, dove si rivelano alcune esecuzioni, come quelle di Cinquefrondi: tra il 13 luglio ed il 12 agosto 1809, dove vennero passati per le armi ben ventinove cittadini del luogo per motivi di brigantaggio.
Al suo interno di queste pagine sono inseriti con maniacale cura certosina aspetti e momenti storici ignoti ai molti, come ad esempio l'esecuzioni effettuate attraverso lo strumento della ghigliottina, presso la piazza S.Filippo, più o meno l'attuale piazza Carmine, o le tre esecuzioni di condanne a morte presso le carceri di Monteleone, l'attuale Vibo Valentia, di alcuni cittadini reggini responsabili di vari reati.
A riguardo il periodo della Restaurazione borbonica, c’è da registrare alcune condanne per eseguite, tramite fucilazione, nel greto della fiumara San Francesco, l'attuale Calopinace.
In tale area non esiste nessuna incisione marmorea commemorativa a  testimonianza storica che ricordi ai posteri il sacrificio di quei patrioti , quali Domenico Morabito di S.Stefano, Giovanni Favaro di Reggio Calabria, Antonio Ferruzzano di Aversa, Raffaele Giuffrè Billa di Palermo, che morirono per un ideale . 
Nella pubblicazione, rigorosamente documentata, troverete per ogni condannato, vita, lavoro, legami di parentela, e i motivi della condanna .
Un lavoro quindi che definire fondamentale è quasi riduttivo, visto che fino al momento nulla del genere era stato realizzato.

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