Gianni Aiello è stato ospite negli studi dell'emittente locale RTV in una serie di incontri storico-culturali condotti, nell'arco del biennio 2001 - 2002, dalla professoressa Carmelina Sicari, dove si è discusso su fatti e personaggi dell'amministrazione napoleonica e nella fattispecie dell'Imperatore Bonaparte, del Suo modo di applicare le tattiche militari sui campi di battaglia e della sua morte, apparentemente "misteriosa".
E proprio di quest'ultimo aspetto si è discusso nel primo appuntamento, dove Gianni Aiello ha commentato i dati emersi dagli studi del XXXIX Congresso di Storia della Medicina, tenutosi a Firenze nel 1998.
La morte, quindi, non avvenne per forma tumorale, ma per veneficio.
La salma venne ritrovata in perfetto stato di conservazione e ciò si evince da una relazione avvenuta nel 1840 e ciò diede adito ai primi dubbi sulle cause morte del Bonaparte.
Si arriva al 1961, quando un certo Smith, medico legale di Glasgow, pubblicò sulla rivista scientifica "Nature" i dati relativi ad un suo studio: la quantità d'arsenico su un campione di un singolo capello di Napoleone era in quantità eccedente e tale tesi venne riconfermata in seguito su di una cospicua ciocca di capelli dell'Imperatore e di stabilire che la presenza di arsenico fino a circa un anno prima della morte.
Altri dati scientifici provengono dai dati delle ricerche effettuate nel 1982 dai lavori di Jones e Ledingham che nel corso di alcune studi rilevarono tracce di arsenico sulla carta da parati che arredava l'area doveva soleva soggiornare Napoleone durante l'esilio di S. Elena.
«Questa nuova scoperta - conclude Gianni Aiello - potrebbe dare un'altra spiegazione sulla morte di Napoleone Bonaparte.»
Nel contesto degli altri appuntamenti si è parlato delle tattiche militari, delle loro evoluzioni fino al periodo napoleonico.
Con l’intervento dell’altro ospite, di Daniele Castrizio, si è passata a trattare il tema delle prime forme di organizzazioni militari che avvennero nel mondo greco, basti pensare alle battaglie tra popolazioni micenee e quelle doriche: quest'ultime usando la cavalleria ebbero la meglio sugli avversari. In seguito, nell'età classica, prenderà l'avvento una nuova figura: quella del fante che armato di scudo, elmo, lancia e corazza, elementi, questi, che troveranno applicazione anche nel mondo romano.
Altre importanti innovazioni vennero introdotte da Filippo il Macedone, come la "sarissa", una lunga lancia che veniva utilizzata dai fanti allo scopo di difendersi dalla cavalleria nemica.
Si continua a trattare le tattiche militari e della loro evoluzione fino ad arrivare a Napoleone Bonaparte che prende spunto dalle attitudini militari dei grandi del passato come Giulio Cesare, Annibale, Alessandro Magno, Filippo il Macedone, naturalmente sviluppandoli ed attualizzandoli ai suoi tempi, creando un qualcosa di originale ed innovativo rispetto alle vetuste accademie militari del periodo.
«Napoleone Bonaparte - dice Gianni Aiello - esce da quella scuola francese che "rivoluzionò" gli scenari militari del periodo, ponendosi, quindi, all'avanguardia rispetto agli altri Stati europei.
L'accademia francese aprì le proprie porte a quelle classi sociali che prima di allora non potevano farne parte, quindi si diede la possibilità ai figli del popolo di farsi strada, quello stesso percorso che era precluso dall'Ancien régime a favore dei nobili».
Napoleone Bonaparte entra, in seguito, nella scuola militare di Brienne e poi frequenta la Scuola militare del Campo di Marte a Parigi, nei reparti di artiglieria.
«La passione per il passato - prosegue Gianni Aiello - si materializza valicando le Alpi, proprio come fece Annibale.».
Napoleone valica con la sue truppe il passo del Gran San Bernardo e supera la fortezza di Bard scavando un sentiero nella roccia e per attutire il rumore dei carri ne fece avvolgere le ruote con della paglia, mentre la fusta dei cannoni scivolò sulla neve.
La via per l'Italia è spianata, gli eserciti nemici ridicolizzati: viene attuata la battaglia campale rispetto agli assedi delle fortificazioni.