Il tema dell’incontro organizzato dal Circolo Culturale “L’Agorà” ha avuto come tema: ”La letteratura Calabrese raccontata ai Calabresi all'estero” e la giornata di studio è stata caratterizzata da un interessante escursus panoramico sul vasto patrimonio di cui il territorio dispone.
Dopo i lavori introduttivi di Orlando Sorgonà è stata la volta del prof. Pasquino Crupi .
Il relatore, ospite dell'incontro, organizzato dal sodalizio reggino, è un meridionalista senza conversione, numerosi sono i suoi saggi, e tutti aderenti alla cultura meridionale e calabrese.
Al problema dell’emigrazione, costato dolorante della irrisolta questione meridionale, ha indirizzato i saggi “Letteratura ed emigrazione”, “Un popolo in fuga” , “La tonnellata umana - L’emigrazione calabrese” , e la ricca opera in quattro volumi “Storia della letteratura calabrese – Profili e testi” .
I Calabresi emigrati erano e sono considerati come portatori esclusivi di forza lavoro, ma si ignora che la letteratura calabrese ha una antichità maggiore della letteratura italiana, la sua stessa nobiltà, e non ospita il marchio della serqua interminabile di letterati cortigiani, che viceversa hanno macchiato la storia della letteratura italiana: non solo nei secoli dell’Umanesimo e del Rinascimento.
Da sempre i letterati calabresi hanno guardato e si sono intrecciati con la cultura europea.
Da sempre i letterati hanno guardato e si sono intrecciati con il moto di costruzione della civiltà letteraria nazionale.
Da questa civiltà letteraria nazionale non sono stati mai staccati e separati.
Di questa civiltà letteraria nazionale sono stati protagonisti attivi.
In poco meno di quaranta minuti il relatore ha rispolverato Folco Ruffo che fu alla corte di Federico II dove nacque la prima scuola poetica, quella siciliana.
Barlaam e Leonzio Pilato hanno reso possibile il risorgimento degli studi classici e quindi la nascita dell’Umanesimo.
Barlaam fu precettore di Francesco Petrarca e lo indirizzò agli studi classici e, di più chiese a Leonzio Pilato di tradurre i testi miliari della letteratura greca in latino.
Questo equivale a dire che nella dottissima Firenze nessuno masticava il greco mentre in Calabria lo conoscevano i pastori, non solo Leonzio Pilato .
Bernardino Telesio ha restituito alla filosofia la libertà dell’indagine. Tommaso Campanella, al di là dell’utopia, lanciata ne “La Città del Sole”, ha umanizzato le umane lettere, sterzandole finalmente verso il prelievo dell’uomo concreto. «Mai, prima di Campanella, le umane lettere sono state umane» ha continuato Crupi.
Fu il letterato di Stilo, il primo a denunciare che a Napoli una buona parte della popolazione era obbligata dalla povertà a servire e a delinquere mentre gli altri letterati sproloquiavano sui temi eterni.
Sono letterati calabresi, come Pirro Schetini e Carlo D’Aquino, che pongono fine alla malattia marinista.
Ed è un altro illustre calabrese, Gian Vincenzo Gravina, che ridà alla poesia regole e funzione civile dopo la baraonda barocca. Vincenzo Padula segna uno strappo rispetto agli umili del Manzoni e introduce, per la prima volta, nonostante deformazioni storiografiche, i primitivi nel campo della letteratura italiana.
E' stato Vincenzo Padula a fare da apripista al verismo, con una serie di indagini sullo stato delle plebi calabresi, le prime a carattere meridiolalistico, pubblicate in appendice al periodico regionale "IL BRUZIO", che visse due anni (1864-1865).
Con queste piccole inchieste, Padula aveva dato vita a dei racconti di stampo veristico, prima ancora della novela "Neddha" di Giovanni Verga.
E mentre i letterati italiani scappano verso l’Europa e da lì prelevano le viscere ammalate dell’Io, i letterati calabresi continuano a rimanere sul terreno della questione meridionale, che era e resta la principale contraddizione dello sviluppo nazionale.
L’incontro è stato quindi un interessante viaggio itinerante che attraverso la guida del professore Pasquino Crupi ha portato ad una rilettura delle nostre gloriose pagine letterarie, un percorso senza tempo che dai vari Ibico, Giovanni Simonetta, Aulo Giano Parrasio, Carlo D’Aquino, Giovanni Fiore, Domenico e Francescoantonio Grimaldi, Antonio Jerocades, Francesco Ruffo, Nicola Misasi, Antonio Martino, Rocco De Zerbi, Francesco Perri, Raffaele Sardiello, Biagio Miraglia, Leonida Repaci, Antonio Altomonte, Corrado Alvaro, Nicola Giunta, sono alcuni dei nomi che hanno fatto parte della kermesse culturale che il professore Pasquino Crupi ha esposto durante il suo intervento .