A distanza di quattro anni dalla precedente edizione si ritorna a parlare di miti e del loro simbolismo che hanno interessato i vari popoli che si sono succeduti nell'Area dello Stretto.
Lo scenario del nuovo appuntamento ha una diversa location non più le onde del mar Mediterraneo, luogo d'incontro "tra le onde greche e quelle latine" ma quelle del fiume Danubio.
Il quartier generale è la Biblioteca Nazionale della capitale magiara Budapest che ha ospitato la personale di stampe calcografiche dal titolo "Radici".
Esse spiegano le origini del cosmo, degli dei, delle istituzioni e dei riti religiosi (la religione è cultura, storia, identità e fornisce linfa vitale alle più grandi opere d’arte).
La mitologia greca si presenta come un insieme di racconti di varie epoche, storie divine, vite di eroi, trasmessi oralmente e di cui si è tentato di farne un sistema organico.
Il pensiero mitico lega il divino al mondo della materia e cerca di spiegare i molti comportamenti sociali anche attuali.
Parlare dei miti significa restituire l’Eros al Logos.
La terra in cui è nata Eugenia Musolino è terra legata al Mito e agli eroi omerici.
La collezione di stampe calcografiche dall'artista reggina realizzate è la narrazione di un mondo che oscilla tra il reale e l’immaginario,in cui gli eventi hanno un senso religioso:è il sacro che unisce il cielo alla terra.
Le incisioni realizzate da Eugenia Musolino, socia del Circolo Culturale "L'Agorà", parlano di Gea, di Icaro, della nascita di Adone, di Arianna abbandonata, di Aracne trasformata da Atena, di Ulisse che porta la morte con l’inganno,del dolore della madre terra Demetra e di altri personaggi.
La collezione si presenta come un percorso umano di amore, di dolore,di inganni, di nascita, di trasformazione, di riposo, di vittoria del bene ul male come fortezza, come rinascita.
Rinascita come memoria che è parte fondamentale della nostra mente, di ogni cellula del nostro corpo.
La memoria collettiva costituisce la struttura base di ogni società sulla quale si costruisce il futuro .
La società che non ha memoria non vive e non esiste nel tempo; è una società effimera.
Compito dell’artista è quello di fare, con la sua arte, da trait-d’union tra il passato e il futuro.
L'artista reggina Eugenia Musolino ha inteso dare voce alla memoria per costruire il futuro riproponendo così quel Mito Greco nella sua arte che significa racconto .
I miti dei Greci fanno parte della Storia della nostra civiltà e sono stati trasmessi ai Romani.
Sono stati inseriti nei racconti popolari e nell’iconografia del Medioevo fantastico e hanno influenzato l’arte e la letteratura occidentale.
La collezione di stampe calcografiche realizzate è la narrazione di un mondo che oscilla tra il reale e l’immaginario, in cui gli eventi hanno un senso religioso: è il sacro che unisce il cielo alla terra.
La collezione si presenta come un percorso umano di amore, di dolore, di inganni, di nascita, di trasformazione, di riposo, di vittoria del bene sul male come fortezza,come rinascita.
Un percorso che accettando la realtà costruisce il futuro nella fede. Mito come atto di fede.
Un viaggio itinerante della narrazione del mito che dalle onde del Mediterraneo parte per approdare lungo le rive del Danubio e, quindi, confrontandosi in una sorta di "agorà" al giudizio dell'utenza, dei critici e della cultura ungherese.
Quindi incontro confronto come avveniva nel mondo Egeo, dove diversi strati sociali, diverse etnie si sono raffrontate, a volte anche scontrate.
Questi elementi rappresentano alcuni dei punti fondamentali dello statuto del Circolo Culturale "L'Agorà" che non ha caso ha scelto tale denominazione per il nome del proprio sodalizio, quella piazza come luogo di discussione, di ricerca, di raffronto.
Da queste necessità culturali e di ricerca nasce all'interno del sodalizio culturale reggino un laboratorio di ricerca, il Centro studi italo-ungherese "Àrpàd", strumento utile a mantenere viva la memoria inerente le presenzemagiare nel Mezzogiorno, e quindi, mantenere viva quella "agorà", creando nel contempo un"ponte culturale" tra Mezzogiorno e bassopiano magiaro con diverse iniziative.
Sono state esposte trenta tavole presso i saloni della Biblioteca Nazionale di Budapest, diventate poi patrimonio del prestigioso istituto culturale magiaro.
L'inaugurazione sì è svolta alla presenza del Direttore Istvan Monok, del delegato dell'Ambasciata italiana, di giornalisti e di un pubblico attento e qualificato.
La serata è stata animata dalla cantante folk ungherese Sebestyèn Màrta che con il supporto di validi musicisti ha reso ancor più suggestiva la manifestazione, creando, quella "agorà" tra le arti, i linguaggi, musica e narrazione visiva, simboli e note musicali che si incontrano e si confrontano.
Il termine simbolo, etimologicamente segno di riconoscimento, indica una realtà in cui possiamo cogliere un significato esplicito ed implicito.
L’uomo, fin dai tempi più remoti,per farsi comprendere dai suoi simili ha usato come mezzo linguistico simboli accettati e riconosciuti da tutti.
L’immagine disegnata sulle pareti di una caverna o sul proprio corpo aveva una valenza narrativa e magica,chi disegnava si impossessava dell’oggetto o dell’animale o delle sue qualità; Eracle indossava la pelle del leone che aveva ucciso.
Anche nella rappresentazione artistica di ogni tempo l’uso dei simboli permetteva di far riconoscere l’identità di personaggi e vicende a cui si voleva fare riferimento.
Nella narrazione mitica e nella raffigurazione artistica di riferimento sono stati usati delle caratteristiche che consentivano di riconoscere il personaggio.
Per esempio il soggetto con indosso la pelle di leone era Eracle; il covone di grano si riferiva a Demetra;l ’alloro ad Apollo,il fulmine a Zeus .
Così i protagonisti-eroi, dei, semidei, creature fantastiche, sono rappresentati mentre svolgono un’azione che li rende riconoscibili come ad esempio la figura che tesse la tela è Penelope, le Moire sono tre filatrici di cui una prepara, la seconda misura e la terza taglia il filo della vita umana.
Le sirene nella pittura vascolare sono raffigurate come donne con la parte superiore in forma umana e quella inferiore uccelli.
Nelle stampe calcografiche l'artista reggina pur ispirandosi alla simbologia classica inserisce degli elementi che sono più vicini alla sensibilità mediterranea con una visione inseparabile dalla presenza del sacro.
Il volo di Icaro simboleggia il desiderio dell’uomo di osare in modo irrazionale, l’eccesso e la temerarietà che porta alla morte ed è un ammonimento alla superbia umana. Le ali cadono lentamente in mare.
Siamo nati per volare non basso, né alto, ma a mezz’altezza tra terra e cielo.
Nella nascita di Pegaso viene messo in evidenza i desideri umani che fatti di vitalità e forza possono sublimarsi in qualità superiori.
Aracne viene trasformata in ragno dalla dea Atena poiché riteneva la sua bravura nel tessere non come dono degli dei, ma solo a se stessa; non riconosceva la maestà divina e nella sua superbia li sfidava.
Il dolore di Demetra è il dolore della madre fertile (la terra) che perde il futuro ed è così forte che scende agli inferi per cercare la figlia Persefone che è la continuità della vita, Persefone come il grano muore per rinascere.
Le sirene raffigurano i tranelli a cui possono portare i desideri e le passioni.
Prestare l’orecchio alle sirene significa abbandonarsi alle passioni del corpo e vivere avendo una sola dimensione.
Nell’incisione –Arianna abbandonata-possiamo cogliere oltre al dolore di Arianna abbandonata da Teseo, la metafora del cammino della vita che si spezza quando si rinuncia alla fede.
La tavola –Fondazione di Reggio- è un canto d’amore poiché dall’unione del maschile , il fico, con il femminile-la vite-nasce una città Reggio Calabria;come era stato rivelato dall’oracolo di Delfi ai Greci in partenza nel 730 a.c.
Il Mito è entrato a far parte del quotidiano , del modo di sentire, degli stili di vita, dei valori che rivisitati possono costituire elementi di forza di una ritrovata identità che si oppone a una vita frenetica,tecnologica,disumanizzante,rivolta essenzialmente al guadagno smodato.
Il mezzo più efficace per rinascere è l’arte che è sogno, bellezza, fede, mistero, che parla al cuore e alla mente.
Ritornando alla mostra c'è da evidenziare che la narrazione visiva esposta a Budapest si apre, nel suo percorso espositivo, e si chiude con il” Ponte sacro”.
Dopo aver presentato tale collezione nella terra che vide nascere il Mito per eccellenza, la Grecia (Atene) nel 2003 e successivamente nel Museo Nazionale della Magna Grecia a Reggio Calabria, oggi 27 maggio 2008 è stata la volta di Budapest, grazie ai rapporti che il Circolo Culturale "L’Agorà" ha stabilito da anni con l’Ungheria.