Giunge alla tredicesima edizione la conversazione sul tema „Miti e Leggende nell'Area dello Stretto” organizzata dal Circolo Culturale „L'Agorà”. Nel corso della precedente edizione, il sodalizio culturale reggino ha inteso collocare, all’interno di una «mostra virtuale», una serie di installazioni in rete, facenti parte di uno spazio espositivo, dove sono ubicate le opere dell’artista reggina Eugenia Musolino. Nel corso della nuova conversazione, a cura di Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”) si sono accesi i riflettori sulla Fata Morgana. Un percorso tra letteratura, antiche credenze. Il suo nome si diffuse nelle letterature romanze attraverso la poesia narrativa francese (e la forma italiana tradusse per tempo quella dell'antico francese Morgain), connesso alla leggenda arturiana e in genere al ciclo della Tavola Rotonda. Morgana appare anche in racconti fantastici posteriori e non correlati al ciclo di re Artù, spesso come personificazione del fenomeno ottico del miraggio. Per esempio, la "Fata Morgana" appare nella fiaba “I cigni selvatici” di Hans Christian Andersen. Secondo la tradizione Morgana curò le profonde ferite, riportate da re Artù durante una sanguinosa battaglia, lungo le pendici dell’Etna. La Fata Morgana rimase entusiasta dalla bellezza di quei luoghi, tanto che, secondo la leggenda, edificò una fortezza di cristallo nelle profondità delle acque dello Stretto di Messina. Sempre secondo tale letteratura si narra che Morgana, illudeva quei navigatori che, desiderosi di attraversare lo Stretto, con illusioni ottiche. A seguito di tali miraggi, le imbarcazioni, non riuscivano a stabilire la giusta rotta e, tragicamente naufragavano sulle coste. Tornando al mondo reale tali effetti visivisi verificano in determinate condizioni atmosferiche nell’Area dello Stretto, nello specchio d’acqua tra Reggio e Messina, nel corso delle giornate estive, prive di vento. Con quelle condizioni climatiche si verifica un fenomeno ottico, dovuto alla creazione di un condotto atmosferico capace di rinfrangere la luce. Esso mostra le residenze abitative e la costiera siciliana in movimento o capovolte. Quelle pertinenze che si specchiano mare, sembrano così vicino dando l’illusione di potersi quasi toccare. Il mito è narrazione, significa parola ma anche racconto. Il mito spiega, racconta come sia nata una realtà, il cosmo, un’isola, una specie vegetale. Il mito rivela l’essere, rivela il dio, quindi è una storia sacra. Furono inventati per spiegare fenomeni naturali, per descrivere luoghi, riti, per spiegare usanze e storie di dei e di eroi. Difficile, dato i molteplici significati che si attribuiscono darne una precisa definizione. Lungo le sponde calabro-sicule, crocevia di antiche civiltà, vennero collocati i miti più famosi del passato e leggende popolari che offrirono spunti preziosi a poeti, scrittori e ricercatori di tutto il mondo. Suggestionati dalle pagine dell'Odissea, viaggiatori stranieri di ogni tempo hanno sempre avvertito una paura ancestrale attraversando quel tratto di mare dove " ... le onde greche vengono a cercare le latine ..." Il mito, un ponte culturale tra la sponda sicula e quella calabrese, ma anche tra diverse culture che si sono giunte attraverso il percorso delle lancette lungo lo scorrere del tempo: chissà se tali suggestioni collettive resisteranno anche dopo la costrizione del famigerato ponte? Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi nel corso della conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 9 Marzo.
la conferenza