Giunge alla diciottesima edizione la giornata di studi murattiani grazie alla tenacia del Circolo Culturale “L'Agorà” e del laboratorio di ricerca, annesso al sodalizio reggino, il Centro studi “Gioacchino e Napoleone”.  
Una interessante platea, sia dal punto di vista numerico che qualitativo ha fatto da degna cornice all'incontro che si è svolto presso la villetta della biblioteca “De Nava”
di Reggio Calabria.
All'interno della stessa struttura è stata allestita un'esposizione di testi su Gioacchino Murat a cura di Maria Pia Mazzitelli, conservati nella biblioteca comunale e con tale operazione culturale si è data la possibilità di far conoscere ai presenti ed alla cittadinanza reggina dei “tesori” di cui dispone la Biblioteca Comunale “De Nava” di Reggio Calabria. (1)
Nell'arco organizzativo dei precedenti incontri, consultabili sulle apposite pagine del Circolo Culturale “L'Agorà”, si è avuto modo di assistere al confronto di variegate espressioni culturali quali ricercatori, storici, docenti universitari, ma anche i discenti delle famiglie Bonaparte e Murat.
Gianni Aiello, presidente delle due co-associazioni ha esordito con il suo intervento dicendo che «l'incontro di oggi da inizio alla seconda fase della programmazione culturale 2012 e tra qualche mese, proiettandoci nel nuovo anno, il Circolo Culturale “L’Agorà” raggiunge un importante traguardo: quello relativo al ventennale di attività. Doverosi, quindi i saluti, i ringraziamenti, indirizzati a tutte quelle persone con le quali si sono verificate delle “agorà”, così come avveniva nell’antica Grecia, quindi momenti di incontro-confronto.
La manifestazione “Gioacchino Murat: un Re tra storia e leggenda”, giunge alla sua diciottesima edizione : il nome della manifestazione rimane uguale, mentre quello dei relatori e dei temi argomentati sono diversi, come testimoniano le pagine del nostro portale internet.».
Quindi una successione di tante “agorà”, di tante espressioni culturali, di tante testimonianze, di tanti momenti di riflessione e/o discussione come ad esempio l’incontro del 2008, quando all’interno dello stesso è stata allestita la mostra dei gioielli appartenuti al Re di Napoli Gioacchino Murat.
Nel periodo napoleonico è presente l’ideale romantico e come semplificazione informativa inserisco – prosegue Gianni Aiello - le figure di Gioacchino Murat e quella di Napoleone Bonaparte, proprio nella loro fase discendente, in modo da evidenziarne tale attitudine.
IDEALE ROMANTICO: il tentativo di riconquista del Regno perduto da parte di Gioacchino Murat e qui possiamo inserire l’incontro-confronto, quindi le “agorà” come Pizzo, il proclama di Rimini, la battaglia di Tolentino: questi ultimi due veri e propri manifesti pre-unitari.
A riguardo Napoleone Bonaparte il periodo dell’isola d’Elba ed i cento giorni: attenzione il suo passaggio dall’isola toscana alla terra ferma francese non può considerarsi una fuga, come una certa storiografia ci ha tramandato ma anche in questo caso oltre alle attitudine sopra citate (ideale romantico, agorà) vi è anche la ricerca del proprio Ulisse ma anche altri momenti di confronto come il “CHI ERO”, il “CHI SONO”, il “COSA SARÒ”.
Il “COSA SARÒ” è evidente. A distanza di quasi due secoli si continua ancora a parlare di questo importante momento storico, dei suo personaggi: non vi è luogo, periodo, in cui non vengano organizzati convegni, rievocazioni storiche. Tale letteratura celebrativa si allarga al cinema, al teatro, ai fumetti, alla musica, alla pittura.
A tal proposito piace ricordare che qualcuno, dopo la sconfitta di quel che accadde a Mont Saint Jean, conosciuta come Waterloo, solo perché in una fattoria nei pressi di tale località aveva il suo quartier generale il Duca di Wellington, affermò quella sconfitta paradossalmente sarebbe stata un’altra vittoria del grande corso.
Mentre dei vincitori di Napoleone Bonaparte a seguito di ciò si sarebbe cominciato a parlare poco od addirittura i loro nomi sarebbero caduti nel dimenticatoio della memoria storica.
Non vi è luogo o periodo nell'arco di ogni anno dove vengono organizzati appositi appuntamenti su tale periodo storico quali convegni, rievocazioni storiche ma vi è anche una letteratura sia cinematografica che bibliografica alquanto ricca su tale tema, per non parlare anche della presenza del periodo napoleonico nel campo musicale, teatrale, pittorico, fumettistico.
A riguardo il “CHI ERO” è sufficiente sfogliare le pagine della storia.
Invece il “CHI SONO indico due cifre e cioè quella relativa ai “cento giorni” e quella relativa ai funerali di Napoleone Bonaparte descritti in un’opera di Victor Hugo.(2)
DUE MOMENTI, quelli sopra richiamati, che anche se pur ubicati nella fase ormai discendente dell'epopea napoleonica, sono due chiari manifesti della grandezza, del segno che ha tracciato nei solchi della storia la figura e le gesta del grande corso.
Questi sono personaggi che non nascono a caso – prosegue nel suo intervento Gianni Aiello- essi sono. Presenti , anche se andavano a ricoprire incarichi di secondo piano, sin dal periodo rivoluzionario per proseguire il loro percorso nell'arco di tempo relativo alle varie coalizioni antifrancesi (1792-1815).
Per poi progredire fino ad assumere i ruoli e gli incarichi che hanno rivestito e che conosciamo: tutto ciò è dovuto ad un tema del programma rivoluzionario e nello specifico quello relativo alla UGUAGLIANZA alla ÉGALITÉ  che rappresenta la seconda icona del moto rivoluzionario dove “la legge è uguale per tutti e le differenze per nascita o condizione sociale vengono abolite”, quindi MERITOCRAZIA.
Quanto sopra evidenziato – prosegue Gianni Aiello – è visibile andando ad effettuare un'analisi statistica dei quadri dirigenziali sia militari che amministrativi di quel periodo: in esso era presente non solo la media borghesia ma anche coloro che nell'attualità  dei tempo sono ubicati nelle fasce del proletariato o del sotto proletariato. «La rivoluzione francese non termina con la data del 14 luglio, non con la data del colpo di 18 brumaio (9 novembre) del 1799, non con ciò che avvenne il 18 giugno 1815 a Mont St. Jean, o a Pizzo il 13 ottobre 1815.
Questa onda lunga prosegue nel bienni 1847-1848 quando l'Europa venne interessata da quello stesso spirito rivoluzionario che interessò seriamente gli ex antichi regimi ricollocati sul piedistallo della storia dopo le decisioni del congresso di Vienna».
A RIGUARDO la manifestazione odierna c'è da precisare che la stessa si è differenziata per i contenuti dalle precedenti edizioni.
Infatti, se in precedenza vi è stata una lettura del periodo in argomento ricavata dai risultati di documenti archivisti,  nell'incontro odierno è stato trattato un aspetto romanzato del decennio francese.
Nel romanzo storico "Un Re d’autunno: Gioacchino Murat" di Achille Concerto si assiste alla sequenza di tali eventi storici che trasmettono al lettore le emozioni, gli stati d’animo di quegli uomini che vissero quell’importante periodo storico.
[... Quando superai i vent'anni fortuna volle che per caso me ne andassi con l'esercito! Dico fortuna?! Si, perché mai avrei sognato, per chissà quale scherzo del destino, di vedere cose che che molti umani non avrebbero visto mai, dal Nilo al Volga, sotto le fiammeggianti Pleiadi e la Cintura di Orione e di poterle narrare con lacrime di gioia e di dolore; eventi che, giunto alla fine di questo racconto, svaniranno, portati via da gocce di pioggia. La rupe è ancora lì, tagliata a picco sul mare e sulla rupe il castello; ai suoi piedi scogli che le onde ora accarezzano con sottili strisce bianche, ora sferzano con grandi fiotti sprizzando in alto e rombando. Il golfo si stende ad arco, Capo Suvero e Briatico sono le sue due punte e in fondo, più a sud, fra velati vapori e fumo serpeggiante, Stromboli. Sulla spiaggia, affondate nella rena, barchette dai neri fianchi o scheletri di palischermi stanno come mostri spolpati di cui restano solo le costole; alla loro ombra sonnecchiano marinai seminudi; altri curvi sopra una corda, vociando in cadenza e con l'acqua a mezza gamba, tirano le reti; e ancora, gomene arrotate e larghe reti sciolte che arabescano il gialliccio della sabbia.]
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TALI STATI EMOTIVI, dovuti agli aspetti naturalistici del territorio calabrese, hanno  avuto un forte impatto attrattivo nei confronti dei viaggiatori stranieri che  descrivevano l'area in modo particolareggiato e nel contempo stilavano dei veri e propri reportage.
La descrizione dei luoghi, della storia e delle tradizioni calabrese ci vengono tramandate da diverse corrispondenze epistolari, come ad esempio quelle dell’ufficiale napoleonico Duret De Tavel, indirizzate al padre (trentasette lettere scritte dal 27 novembre 1807 al 19 ottobre 1810) (4).
Nello stesso periodo troviamo altre due interessanti pubblicazioni quali "Primo moderno reportage sulla Calabria vista all’alba del 1800 da un ufficiale napoleonico" manoscritto di cui non si conosce l’autore (5) ed un'altra interessante pubblicazione:  "L’occupazione francese della Calabria" di Lubin Griois (3).
 Non solo gli ufficiali napoleonici ci hanno tramandato tali importanti testimonianze ma anche quelli britannici, come descritto dal tenente Philip James Elmhirst che dal 23 settembre 1809 al 16 aprile 1810 (7).

Va da sé che tali memorie vennero stilate da autori stranieri che vissero in prima persona quel periodo storico, mentre vi sono altri racconti postumi che descrivono quel Mezzogiorno interessato da profondi mutamenti sociali descritti da un uomo del Sud, come nella descrizione letteraria de “Un Re d'autunno: Gioacchino Murat” È la volta di Daniela Scuncia della casa editrice LEONIDA: «nell’opera di Achille Concerto, rivivono le ombre di un passato dell’Italia meridionale ricco e controverso, forse il periodo più interessante e inatteso: il regno francese di Murat.
E’ all’ombra di quest’uomo che vive il nostro personaggio, al quale Murat, narra e rivela le gioie e le terribili angosce.
Il testo, di facile lettura, si dipana raccontando il periodo di storia tra il 1796 e il 1815 nel Regno delle due Sicilie e nell’Europa di Napoleone. Ma soprattutto è il racconto vibrante di emozioni e alti valori di tutti quegli uomini e donne che hanno tentato in quell’epoca di realizzare il loro sogno: ambizioso e smodato, come per Napoleone; o sottile e misterioso, come questo libro ci propone, di Murat.
Una figura sorta per caso, accanto Napoleone, di cui salva il collo dalla ghigliottina, per divenire il suo seguace e cognato; e poi il Regno di Napoli…
Ma che uomo era Murat? In questo racconto, l’autore Achille Concerto, diventa la voce della coscienza,  lascia fluire pensieri ed emozioni, tracciando il ritratto di un uomo passionale, coerente, con un grande ambizioso sogno.
Gli eventi storici vengono accennati, sussurrati, guardati con distacco per lasciare il posto agli uomini che li hanno vissuti. Lucido e appassionato, l’autore imprime a tutti i personaggi il suo sguardo intimo; non indulge in descrizioni esteriori o ambientali più del necessario, per accordare invece allo scandaglio dell’anima la massima prospettiva.
Da psichiatra qual è, l’autore esplora, attraverso gli eventi, le emozioni e gli intenti dei suoi personaggi tracciando possibili percorsi e intenzioni all’origine di fatti e comportamenti.
Durante l'amministrazione francese, prima con Giuseppe Bonaparte (1806-1808), dopo con Gioacchino Murat, (che gli succedette a seguito di proclama imperiale datato 1° agosto dello stesso anno), si assiste, anche se in un  lasso di tempo sicuramente breve per la storia, ma intenso di riforme e profondi mutamenti nel tessuto sociale con l’abolizione nei diritti dei feudatari e l’istituzione dei tribunali, la realizzazione di un nuovo codice Civile e Penale, il decentramento amministrativo del regno, l’istituzione del divorzio, la riforma dell’Università, la creazione di quella che poi sarà la Facoltà di Ingegneria, il potenziamento delle infrastrutture… Un processo complesso, in grado di provocare molte resistenze riuscendo tuttavia a incidere sulle mentalità e sugli atteggiamenti degli individui e della collettività.
Tutte queste operazioni di rinnovamento, costituiscono la vera e propria metamorfosi del Regno di Napoli in uno stato moderno, con la trasformazione di tutti quegli organismi politici ed economici che risultavano anacronistici, che lo stesso Ferdinando IV ritenne di dover mantenere al suo ritorno (tranne per il divorzio, naturalmente).
Molto ci racconta di ciò che spinse Murat, al Proclama di Rimini – prosegue Daniela Scuncia-, che così inneggiava “Italiani! L’ora è venuta che debbono compiersi gli alti vostri destini. La Provvidenza vi chiama infine ad essere una nazione indipendente.
Dall’Alpi allo stretto di Scilla odasi un grido solo “L’indipendenza d’Italia!”; rintracciando in quest’uomo originale e entusiasta il primo sostenitore di una unità che tarderà a venire.
Un ricco bagaglio di rappresentazioni grafiche dell’epoca completa il testo, evocando momenti decisivi e particolari.
Lo stile narrativo enfatico e colloquiale resta incapace, spesso, nel rintracciare delle risposte certe, per sospendere il lettore nel mistero di una realtà che non si conosce appieno. Non è questo un romanzo ucronico, ma potrebbe costituirne alcune premesse, avvolgendo i fatti avvenuti sotto la luce ambigua di un occhio risplendente a centro di un triangolo».

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(1) elenco opere esposte a cura di Maria Pia Mazzitelli:
G.V. DE NIGRIS, “Vita e militari gesta di Gioacchino Murat compilata da Gio. Vincenzo de Nigris, Napoli, tipografia de' fratelli Paci,1820;
G. TRAVALI; “I francesi nel Mediterraneo: 1798-1799: documenti inediti/pubblicati dal socio Giuseppe Travali”, Palermo, Era Nova, 1902;
A. VALENTE, “Gioacchino Murat e l'Italia meridionale”, Torino, Einaudi, 1941;
C. GALLOIS, “Murat”, a cura di C. Asciutti, La Spezia, Fratelli Melita, 1990;
J.P. GARNIER, “Gioacchino Murat, re di Napoli”, prefazione di Antonio Ghirelli, traduzione di Giovanni Fondi Malquori, Napoli, Deperro, 1974;
G. BALDI, “Storia della rivoluzione italiana: dalla fucilazione del re Giovacchino Murat ai moti del 31 e 48, dalle memorande battaglie del 59 fino alla presa di Roma”, Firenze, Nerbini, 1908;
AA. VV., “Il Mezzogiorno agli inizi del decennio francese”, a cura di Costanza D'ELIA, Roma, Laterza, 1992;
V. DE CRISTO, “La caduta di Gioacchino Murat e l'insurrezione della Calabria Ulteriore nel 1815 poste in luce su documenti inediti”, Cosenza, Cronaca di Calabria, 1915;
E. CAPIALBI, G. GASPARRI a cura di, “La fine di un Re: Murat al Pizzo (testimonianze inedite), Monteleone di Calabria, Passafaro, 1894;
S. SEGRÈ, “Murat: la cavalcata della fortuna”, Roma, A.F. Formiggini, stampa, 1934;
AA. VV. “Costituzione e  amministrazione  nella figura di Gioacchino Murat : atti  dello incontro di studio: Reggio Calabria, 31 marzo 1995/Presidenza del Consiglio dei Ministri, Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione”, Reggio Calabria, Centro Stampa [SSPA], 1997;
F. GUARDIONE, “Gioacchino Murat in Italia”, Firenze, successori Le Monnier, 1916;
E.  FIORE, “Un re al bivio: il tradimento di Murat”, Roma, G. e M. Benincasa, 1972;
M. MAZZUCCHELLI, “Gioacchino Murat”, Milano, Corbaccio, 1932;
O. DITO, “La campagna murattiana della indipendenza d'Italia secondo i raporti del ministro di polizia napoletana ed altri documenti officiali: con un'appendice sulla morte del Murat a Pizzo”, Milano, Soc. ed. Dante Alighieri, 1911;
T. PAPANDREA, a cura di, “La leggenda di G. Murat im Monteleone: Ricordi murattiani”, Acireale, Tip. Edit. Vincenzo Micale, 1895;
G. CURCIO, “Su la tomba di Murat dopo 84 anni, tre lettere inedite del re Gioacchino, prefazione del conte Hettore Capialbi”, Monteleone, Tip. Passafaro, 1900;
GALLOIS, Leonard-Charles-Andre Gustave, “Gioacchino Murat/L. Gallois”, traduzione di G.P., S.Giovanni Val d'Arno, Orizia, 1934;
L. BIANCHI, “Scritti storici 1: il regno di Napoli dal 1801 al 1806 e la campagna di Murat nel 1815”, a cura di Benedetto Croce, Bari, G. Laterza, 1945

(2) V. HUGO, "I funerali di Napoleone: note prese sul luogo", di V. Pratolini, Roma, Editore Riuniti, 1994;

(3) A. CONCERTO, "Un Re d’Autunno: Gioacchino Murat", pag. 10, Leonida Edizioni, 2012;
(4) DURET DE TAVEL, “Lettere dalla Calabria”,Rubettino, 1996;
(5) "Primo moderno reportage sulla Calabria vista all’alba del 1800 da un ufficiale napoleonico", a cura di E. Liberale, Cartotecnica Reggina,2003
 (6)  L. GRIOIS, “L’occupazione francese della Calabria (1806)”, a cura di E. Liberale, ed La Vigilante, 1989;
 (7) P. J. ELMHIRST, “Occurences in Calabria in 1809-1810”, a cura di M. Martino, Ed. Prometeo, 1998

18 ottobre 2012