Tra spionaggio ed operazioni militari è stato il filo conduttore della XXVI edizione organizzata dal Circolo Culturale "L'Agorà" e dal Centro studi "Gioacchino e Napoleone". Gianni Aiello, presidente delle due co-associazioni ha esordito ricordando il film “
Il ponte delle spie” / (
Bridge of Spies) , ambientato nella Città di Berlino. Proprio nella capitale tedesca vi sono due importanti realtà museali, quello della
Stasi (servizi segreti della DDR) e lo
SPY MUSEUM che ripercorre cronologicamente le varie tappe degli uomini ombra. Quindi fin dalle origini la raccolta di notizie di vitale importanza fu utile nell'azione di prevenire e smorzare gli attacchi nemici e da qui una massima di Napoleone Bonaparte "Chi colpisce per primo, colpisce due volte!". E proprio con il grande corso si assiste al mutamento genetico degli aspetti strutturali e/o organizzativi a riguardo l'intelligence tanto che lo stesso Napoleone Bonaparte elevò l'agenzia di spionaggio al rango di Arma, dove gli stessi ufficiali della
Grande Armée ricoprivano tali mansioni: pensiamo ad esempio quando Gioacchino Murat con un falso editto entrò a Vienna senza lo sparo di un colpo di cannone. La letteratura a riguardo gli uomini ombra è alquanto complessa ed etoregenea tra i nomi troviamo
1.
Karl Ludwig Schulmeister;
2.
Joseph Fouché;
3.
Antoine Christophe Saliceti;
4.
Eugène-François Vidocq;
Oltre alle azioni de “Le bureau des renseignments” (Office of Intelligence), creature del Vidocq. Nel corso dell’analisi, Gianni Aiello ha evidenziato anche gli aspetti diplomatici che vanno ad intrecciarsi con le attività sopra menzionate in argomento e tra queste quelle inerenti all’operato del reggino
Angelo D’Ambrosio. Buon conoscitore della lingua francese si recò a Parigi insieme al
generale Pignatelli e
Charles Lauberg in qualità di delegati del Comitato provvisorio per chiedere al Direttorio il riconoscimento della Repubblica napoletana. Successivamente venne incaricato da Gioacchino Murat di recarsi a Vienna, in qualità di diplomatico per sostenere la causa della sua dinastia a Napoli. Partecipò allo sbarco in Sicilia il 17 settembre 1810 fra le aree di Scaletta Zanclea e Santo Stefano Briga. L’operazione di sbarco ebbe degli esiti positivi, ma poi non arrivando la seconda ondata di sbarco tale tentativo non ebbe a rivestire gli esiti sperati. La conquista della Sicilia rientrava nei programmi bellici di Napoleone, che, fra il dicembre del 1807 e il gennaio del 1808, aveva programmato un precedente sbarco. A Palmi, nel giugno del 1809, venne avvista una consistente flotta navale britannica diretta dal
generale inglese Stuart ed il
Principe di Salerno, Leopoldo. Il 14 giugno, la flotta, prima di proseguire verso il golfo di Napoli, sbarcò dei contingenti di truppe regolari e di massa a Villa San Giovanni ed a Gioia Tauro, come riportato nelle cronache del Monitore Napoletano, ma quel tentativo non ebbe seguito e vi fu il rientro in Sicilia. Il 12 giugno 1809 si registrano una serie di scontri navali tra la flotta inglese e quella francese al largo di Palmi e Bagnara. Nel corso dell’intervento di Gianni Aiello sono stati analizzati diversi documenti archivistici, tra i quali anche quelli relativi ad operazioni navali, militari, trasporto di prigionieri. È stato anche dato spazio a due accadimenti che avvennero a Scilla tra il 1812 ed il 1814: le fonti ufficiali narrano di un fulmine che in entrambi le occasioni colpì la polveriera posta all'interno della guarnigione causando numerose vittime. Secondo Gianni Aiello si potrebbe avallare l'ipotesi di un attentato ordito da spie al soldo degli anglo-borbonici.
La conversazione culturale ha registrato gli interventi della ricercatrice toscana Elena Pierotti che ha relazionato sul tema “Giuseppe Binda: l’agente di Re Gioacchino Murat”.
Giuseppe Binda, avvocato toscano fu l’uomo di fiducia del Re di Napoli Gioacchino Murat, rivestendo il ruolo di massimo collaboratore del Sovrano. Tra i tanti compiti che ebbe a svolgere vi fu quella del 1815, quando dovette recarsi a Genova per consegnare un’importante e delicata documentazione. Dopo quel periodo, si hanno notizie della presenza di Giuseppe Binda nell’area newyorkese, tanto che nel 1840 fu inviato dal Congresso degli Stati Uniti come Console americano a Livorno. Giuseppe Binda fu sempre sostenuto dal Governo degli Stati Uniti, tanto che
James Buchanan (15° presidente degli States), insieme all’intero Congresso americano, sostennero in diverse occasioni lo stesso Binda.
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