Giunge alla XXIX edizione la giornata di studi, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” e dal Centro studi “Gioacchino e Napoleone”, denominata “Gioacchino Murat: un Re tra storia e leggenda”. Le conversazioni culturali, articolate in giornate di studi, si rinnovano annualmente a far data dal 1995. Le giornate di studio poggiano le loro basi sull’analisi di variegati documenti, facenti parte di un periodo storico che ebbe il merito di portare in Italia le esperienze e le conseguenze della rivoluzione francese, tramutando il quadro politico e sociale del nostro territorio, ancora ancorato ad un sistema feudale. Alla conversazione, organizzata da remoto, hanno partecipato, in qualità di relatori, la ricercatrice toscana Elena Pierotti e Gianni Aiello (presidente delle due co-associazioni organizzatrici. La ricercatrice lucchese Elena Pierotti, ha analizzato il tema “Gioacchino Murat in Corsica”, dando lettura ad alcuni documenti degli archivi toscani e dello stato Vaticano. In quei carteggi sono inseriti dei passaggi molti importanti relativi alle vicende che precedettero la fucilazione, dopo un processo sommario, in quel di Pizzo, del 13 ottobre 1815. Altri dati di notevole interesse storico sono stati ricavati dalla ricercatrice toscana Elena Pierotti, dalla consultazione di alcune riviste, come ad esempio «Archivio di Corsica», diretta nella prima metà del XX secolo da Gioacchino Volpe, dove furono messe in rilievo, con provati documenti, le vicende che condussero Gioacchino Murat in Calabria nell’ottobre del 1815, dove trovò la morte. Sul menzionato periodico, lo storico Ersilio Michel scrive che […]Il 25 agosto 1815, dopo i pericoli e le peripezie patite in Provenza, Gioacchino Murat, accompagnato da pochi seguaci, sbarcava clandestinamente, com’è noto, a Bastia, forse ancora incerto sul partito cui appigliarsi per avvincere di nuovo a sé quella fortuna che pareva l’avesse abbandonato. La notizia del suo arrivo si spargeva presto tra i cittadini e da Bastia si propagava rapidamente nei vari luoghi dell’Isola, richiamando a Vescovado, dove l’ex Re si era ritirato, subito dopo lo sbarco, numerosi Córsi, che a Napoli, negli anni precedenti, avevano militato sotto di lui, o vi avevano coperto uffici civili. Dall’Isola, come è facile immaginare, la notizia veniva presto trasmessa a Livorno, a Genova, a Civitavecchia, a Napoli.[…]. Nella parte continentale della Penisola italiana, per evitare che i tanti estimatori del Re Gioacchino Murat, potessero raggiungere l’isola della Corsica, vennero attuate delle linee guida per evitare ciò da vari Sovrani della Penisola e dalla stessa Austria temevano i movimenti dell’ex Sovrano. Si temevano soprattutto alcuni uomini al seguito di Murat, qui descritti come Córsi che, fedeli sostenitori del partito bonapartista, avrebbero potuto destabilizzare le decisioni politiche prese a Vienna. Il console pontificio a Bastia riferiva il 10 settembre quanto aveva osservato e saputo e dichiarava insieme la necessità che di tutto fossero ragguagliati i Consoli delle Potenze alleate: […] otto delle più grosse barche di questo porto sono state in parte comprate e in parte noleggiate dai segreti agenti di Murat […]. A preoccuparsi fu soprattutto lo Stato Pontificio, che pure ospitava al suo interno alcuni napoleonidi. La parola è passata a Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà” e dal Centro studi “Gioacchino e Napoleone”) che ha trattato il tema “Il ritorno dei Murat sul territorio reggino dopo 173 anni”. In buona sostanza si tratta della sequenza degli eventi che si svolsero il 13 ottobre del 1998, data relativa alla quarta edizione della giornata di studi “Gioacchino Murat: un Re tra storia e leggenda”. Foto, attestati benemeriti, corrispondenza epistolare, reportage giornalisti a riguardo il soggiorno dei discendenti del Re di Napoli sul territorio reggino dopo ben 173 anni. Dall’archivio delle due co-associazioni reggine vengono così ricordate carte, lettere, fotografie, che non sono “reperti” impolverati ma sono da considerarsi come elementi narrativi, dove micro a macro storia si incontrano per tornare ad essere elementi narrativi delle storie di cui sono testimoni. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi, nel corso della nuova edizione.