Viene presentato presso la saletta conferenze della Chiesa di San Giorgio il libro di Carmelo Barbaro che oltre ad essere il primo dell'autore, rappresenta è nel contempo l'esordio della casa editrice Disoblio Edizioni che ne ha curato la stampa.
Durante la presentazione dello stesso, coordinata da Salvatore Bellantone (Disoblio Edizioni), è stata evidenziata la riscoperta del filone fantascientifico indirizzato alla sensibilizzazione nei confronti di alcuni temi fondamentali sia per l'umanità che per il pianeta, quali la scoperta scientifica e la guerra che
condizionano l'andamento della società.
Dopo i saluti di Gianni Aiello (presidente del Circolo Culturale "L'Agorà", la parola è passata ad Oreste Kessel Pace che ha effettuato un attenta e precisa diagnosi critica sull’opera di Carmelo Barbaro.
L'intervenuto ha ringraziato gli organizzatori per averlo invitato ad intervenire e relazionare nell'incontro dedicato alla Fantascienza.
Poi prosegue affermando che alla maniera di Stephen King: “Qui, amico mio, se ti va, hai due racconti”
Come tutti i racconti o romanzi di un qualsiasi genere, per entrarci, è necessario, un attimo prima, prepararsi psicologicamente: solo per un attimo. Prima di cominciare a leggere.
Chi vi parla considera la Letteratura un Sogno.
Quando si legge, si entra in realtà parallele, differentemente vicini alla realtà che viviamo.
Dipende dai generi letterari.
La Fantascienza ed il Fantasy sono (con tutti i sottogeneri) certamente la parte della Letteratura dove si sogna maggiormente.
Anche se a scriverla è un genio visionario come Philip K. Dick, immortale indagatore della psicologia umana, critico sociale indefinito. Il tutto applicato alla Fantascienza più pura e incredibile.
Sappiamo che la Fantascienza ha come tema fondamentale l’impatto di una scienza e/o una tecnologia reale o immaginata, sulla società o sull’individuo.
I personaggi sono robot, alieni, cyborg e così via. La storia può essere ambientata nel passato, nel presente o, più frequentemente, nel futuro.
Il termine Fantascienza fu una traduzione di Giorgio Monicelli che, nel 1952, mutò il Science Fiction del precedente Hugo Gernsback (1926).
Ovviamente, tutti sanno che la Fantascienza nasce il 5 aprile 1926, quando negli Stati Uniti fu pubblicato il primo numero della famosissima rivista di genere Amazing Stories diretta proprio dal Gernsback e nella quale scrissero i più importanti autori come Asimov.
Ma la Fantascienza esisteva già. Ricordiamo Mary Shelley, Jules Verne, ma anche H.G. Wells.
Se torniamo ancora indietro nel tempo, abbiamo persino un romanzo di Luciano di Samosata “STORIE VERE” primo resoconto di un viaggio sulla Luna e di incontri con i Saleniti (siamo nel II sec. d. C.).
Chi vi parla - afferma Oreste Kessel Pace, rivolgendosi al pubblico -, ha pubblicato come primo romanzo, proprio un lavoro di fantascienza: PALMI ANNO 2100, considerato dai critici letterari come il primo romanzo di fantascienza mai scritto, ambientato e pubblicato in Calabria.
Il libro di Carmelo Barbaro, dunque, è composto da DUE racconti brevissimi:
PICCOLI MONDI Q&U
Se dovessi tirare a indovinare, circa 160.000 battute in tutto.
Nella prima avventura, l’autore ci fa conoscere uno scienziato e la sorella alla prese con una scoperta che rivoluzionerà l’Umanità nel 2028. I personaggi vivono problemi personali per decidere
come illustrare al mondo la scoperta ed il suo utilizzo.
Nel secondo racconto, ci troviamo in un pianeta dove gli alieni tentano disperatamente di salvare il loro mondo dagli umani invasori, razzisti, distruttori.
Ovviamente non entro nel merito delle trame perché vorrei che vi compraste il libro per provare le mie stesse emozioni, mentre vivete l’esperienza della scoperta sconvolgente al fianco degli scienziati e mentre siete sul campo di battaglia al fianco degli alieni pacifici costretti alla guerra dall’Uomo.
PICCOLI MONDI
Trama: Di tipo “lineare”. Tecnicamente, la trama è un filo conduttore unico. INIZIO-SVOLGIMENTO-FINE
Non ci sono presupposti per collegamenti ipertestuali durante la consumazione degli accadimenti.
Ambiente: Pianeta Terra, interno laboratori e uffici
Tempo: 2028
Personaggi: Verosimili. Molto diversi.
Psicologici.
Temi: La scoperta scientifica. La mente umana superiore all’Uomo.
Incipit: Assolutamente moderno. Diretto, breve, a contatto con l’inizio del racconto.
Stile: Introspettivo nei personaggi, psicologico.
Ritmo: Lento e convincente.
Struttura: A differenza dell’Incipit, troviamo un autore dai dialoghi e dalle descrizioni rare e brevi. L’equilibrio della trama è guasto fin dal principio. Non vi sono alti e bassi nella “complicazione” ma un tratto unico, distinto che avanza tranquillo verso la conclusione della vicenda e lo svolgimento termina senza fretta.
Conclusioni. Epilogo. I paragrafi sono costituiti da periodi e brani quasi sempre molto brevi.
Proprio di un narratore moderno.
IO Narrativo: E’ volutamente esterno, in formula di racconto narrato in terza persona.
Intenzionalmente essenziale, anche nell’affrontare le varie azioni e vicende. Si rivela limpido e sincero nella presentazione dei personaggi e fluido nell’affrontare le scene.
PUNTO DI VISTA: Variabile.
Conflitto: Da rintracciare nella scoperta.
Tensione: Stabile. Dall’incipit una breve risalita al momento della scoperta, poi mantiene un unico livello.
Climax (momento culmine della verità): Lo troviamo nella scoperta.
Scioglimento della trama (dénovement): Nella decisione finale.
Infodump: Non esiste eccesso di informazioni nella stesura.
Commento: Racconto di fantascienza pura sullo stile di Michael Cricton ma senza l’inserimento di dati scientifici propri di questo autore.
Contenuti da rintracciare nell’indagine introspettiva della coscienza planetaria che, nell’Uomo, di fronte all’orgoglio delle scoperte, è sempre e totalmente assente. Questo mette a repentaglio la sua stessa esistenza sul pianeta.
Q & U
Trama: Anche qui di tipo “lineare” con un filo conduttore unico. INIZIO-SVOLGIMENTO-FINE Non ci sono presupposti per collegamenti ipertestuali importanti durante la consumazione degli accadimenti.
Ambiente: Pianeta Kahala, patria dei Qweeit, pianure desertificate dalle esplosioni. Ma anche il Pianeta Terra.
Tempo: Imprecisato
Personaggi: Comandanti, generali e soldati Alieni.
L’Uomo distruttivo.
Temi: La natura sbagliata, guerriera dell’Uomo nelle sue attività di conquistatore presuntuoso, di sentirsi creatura al centro dell’Universo superiore a tutte le altre. L’inclinazione a sottomettere le altre creature e di impossessarsi degli altri pianeti anche senza bisogno e motivo.
Incipit: Anche qui moderno e diretto. Breve, catapulta immediatamente il Lettore nel racconto.
Stile: Rapido ed essenziale. Apocalittico.
Ritmo: Come nei film di Scott, Cameron … spietato, devastante e veloce. Proprio come dovrebbe essere un racconto di guerra intergalattica.
Struttura: Anche in questo racconto: un autore dai dialoghi e dalle descrizioni rare e brevi.
IO Narrativo: E’ volutamente esterno, in formula di racconto narrato in terza persona.
Intenzionalmente essenziale, rapido, anche nell’affrontare le varie azioni e vicende. Si rivela limpido e sincero nella presentazione dei personaggi e fluido nell’affrontare le scene.
Il PUNTO DI VISTA: Variabile.Conflitto: Dobbiamo rintracciarlo, certamente, nel rapporto tra l’Uomo e gli Alieni costretti a difendere il proprio pianeta (ne abbiamo prova su quello che l’Uomo sta combinando alla Flora ed alla Fauna terrestre).
Tensione: Instabile. Dall’incipit in continua risalita, fino alla battaglia finale, apocalittica. Quindi un abbassamento nell’epilogo.
Climax (momento culmine della verità): Nei pensieri degli Alieni nei confronti dell’Uomo.
Scioglimento (dénovement): Nella battaglia finale e nei suoi contenuti espliciti, critici, verso l’Uomo.
Infodump: Non esiste eccesso di informazioni nella stesura.
Commento: Racconto di fantascienza sullo stile di Isaac Asimov. Il Lettore capisce che se l’Uomo avesse la possibilità di farlo, invaderebbe ogni pianeta e distruggerebbe ogni forma di vita e di civiltà, così come ha fatto in passato e sta facendo nel futuro nei confronti di civiltà a Lui simili (ad esempio i Nativi Americani) e nei confronti di milioni di creature animali e vegetali.
Forse è proprio per questo che Dio lo ha sempre recluso ad un unico pianeta, magari nel tentativo di una speranza verso la crescita della Sua Coscienza Planetaria. Finché l’Uomo non abbandonerà la sua presunzione ed il suo istinto omicida, non avrà futuro nell’Universo.
Oreste Kessel Pace conclude il suo intervento rivolgendosi ai presenti che ogni racconto deve solo far dimenticare, per un po’, il peso della realtà sulle spalle e trasportarvi in un luogo dove non siete mai stati. Questa è la magia della narrativa.
E’ intervenuto quindi Gianfranco Cordì, Phd presso l’Università di Catania. Cordì ha messo in evidenza, partendo da una suggestione tratta dal film “Palombella rossa” di Nanni Moretti, quanto sia problematico il campo di tensione della “scelta”.
La “scelta”, infatti, è la protagonista indiscussa della raccolta di racconti di Barbaro. “Scelta” che, a giudizio di Cordì, deve declinarsi a partire dall’esempio dell’asino di Buridano.
Costretto a scegliere tra due blocchi di fieno perfettamente uguali posti ad uguale distanza, l’asino infatti, pur essendo preso da una notevole fame, alla fine non scegliere e si lascia morire di inedia. Dunque non si sceglie mai davanti all’uguale ma per scegliere è necessario che vi sia la differenza, la diversità.
E cosa dà la differenza? Il fatto che una delle due opzioni contenga un valore che nell’altra non c’è. La differenza si declina sempre in relazione a un valore.
Così nel libro di Barbaro, di fronte alla scelta, i protagonisti sono presi tra: il desiderio del progresso scientifico e il possibile uso politico della loro scoperta. Quale sarà il valore che alla fine farà pendere la scelta in direzione di una opzione piuttosto che di un'altra? Occorre, ha aggiunto Cordì, che questo valore sia colorito di un giudizio positivo.
Il valore che verrà scelto, infatti, nelle due opzioni dovrà apparire preferibile agli scienziati piuttosto che l’altro. Ma cosa muove il giudizio?
E qui Kant, che ha scritto tra le altre cose anche una “Critica del giudizio”, fornisce notevoli conclusioni.
C’è sempre l’elemento personale? Oppure siamo in presenza di qualcosa di oggettivo? Se la “scelta” è comunque un argomento della filosofia morale è altresì vero che, in fondo, si sceglie non solamente per un semplice “mi piace “ o “mi interessa”.
Le due opzioni contengono valori contrastanti. Le due opzioni, come nel caso nel secondo racconto di guerra che conclude il libro di Barbaro, contengono elementi che le diversificano completamente.
Dunque: la scelta si fa chiara. Dipende tutto da che cosa lo scienziato oppure in singolo essere umano predilige. Cordì a questo punto ha fatto riferimento a due opere teatrali: “Vita di Galileo” di Berthold Brecht e “I fisici” di Fredrich Duremmatt le quali, entrambi, risolvono il problema della scelta. Galileo è costretto ad abiurare: la sua scelta è di remissione nei confronti del potere.
Evidentemente, per galileo la sicurezza è un valore che ha più peso della possibilità di una libera ricerca. Mentre nei fisici Moebius, il protagonista, si finge pazzo. E quindi sceglie di non essere credibile, si maschera pur di non concedere la propria scoperta al potere.
Per Moebius conta più, nella scelta, la scoperta scientifica. Ma come sceglieranno i personaggi di Barbaro? Cosa conta di più per loro? Quale è la scala di valori che essi hanno?In base a cosa attribuiscono più valore a un elemento piuttosto che a un altro? Tutti problemi aperti che il volume “I piccoli mondi Q&U” non risolve anzi amplifica e lascia indeterminati. Come si sceglie? Perché si sceglie? Certo la sentenza di Berthold Brecht pesa come un macigno: “Beato quel Paese che non ha bisogno di eroi”.
Ma lo scienziato per forza deve essere anche un eroe? Chi l’ha detto? Non è certamente richiesta questa caratteristica nell’ambito della sua professione. Ettore Majorana è scomparso. Ha scelto di non scegliere proprio come l’asino di Buridano. La scelta è la più plurale possibile: teoricamente si può scegliere una qualsiasi delle infinite opzioni. I dubbi rimangono. E il libro di Barbaro, ha concluso Cordì, “ci conduce in un universo di possibilità e di letteratura scritta coerentemente e in maniera chiara: nell’universo dell’apertura della fantasia”.
La parola è passata ad Antonella Quattrone (scrittrice e giornalista di Calabria Ora)che nel riferirsi all’approccio alla lettura di “Piccoli Mondi e Q&U” afferma che la stessa deve essere soprattutto un approccio di coscienza.
Un tale requisito è essenziale da parte del lettore, in quanto il libro è alle coscienze rivolto. Ho letto Piccoli Mondi Q&U con molto piacere, un interesse che, via via, è stato un crescendo, poiché ha innescato un meccanismo interiore di particolare intensità, un meccanismo che ha acceso un’altra luce, nella stanza semi oscura della coscienza.
E’ appunto un’incursione nell’incavo della coscienza, come ho avuto modo di constatare, una disamina indiretta e, sotto forma di due splendidi racconti, attenta al fine di scuotere l’interiorità, perché l’interiorità è ciò che sta dentro di noi, più internamente e profondamente di quanto noi stessi immaginiamo, poiché siamo ignoranti, spesso, spessissimo, in merito a noi stessi, ignoriamo il nostro sé, ignoriamo quindi ciò che ci compone, ci caratterizza, ci rende ciò che siamo, o potremmo
essere.
Un’interiorità intesa non soltanto in senso soggettivo ma anche nell’universalità del suo significato, perché bisogna esser capaci di scegliere, e scegliere secondo criterio, un significato rilevante, lo stesso che tende a contrapporre, e demarcare, la linea netta di confine tra il bene e il male, la differenza assoluta, e certa, tra il giusto e l’ingiusto.
“Chi sceglie, ci insegna Kierkegaard, diventa trasparente a se stesso, si conosce, ha coscienza di se, della propria interiorità” è attraverso ciò che passa la scelta, e quindi l’etica”.
Carmelo Barbaro ci spinge, col suo libro, sulla strada verso l’attenzione all'interiorità, mediante l'umiltà, il sentimento, tutti valori che ci guidano all’ascolto sincero della propria coscienza.
Il libro si snoda, naturalmente, attraverso i personaggi, e i fatti ad essi legati, ma c’è una prerogativa importante da puntualizzare in tal senso, i personaggi di “Piccoli Mondi Q&U” non sono semplici protagonisti, piuttosto sono mezzi ed espressione, veicoli, che trascendono il contesto in cui sono calati, non sono protagonisti soggettivamente, ma lo sono in senso oggettivo, tanto che tutto ruota attorno alle azioni oggettive che dalle loro soggettive scelte scaturiscono, scelte che di riflesso si scardinano sull’oggettività del plurale, sulla collettività divenendo così preponderanti per il benessere sociale, indi di tutti.
Il messaggio che l’autore intende lasciarci mediante il libro è molto chiaro, leggerlo è stato come sentirmi chiedere: “Poniti sempre degli interrogativi, guardati bene dentro! Soprattutto nel momento della scelta, poiché la tua soggettiva scelta è proiezione tangibile che sfiora e determina la vita altrui!”.
La scelta dunque! Tutto il libro ruota intorno al senso, al peso, al valore, della scelta. E a proposito di scelte cito sempre Soren Kierkegaard.
Come ben sappiamo egli concepisce la filosofia non come una scienza, ma come un’occasione per riflettere su se stessi, su quella interiorità di cui pocanzi abbiamo parlato. Il filosofo danese infatti concepisce la vita sempre in termini di “scelta”, tanto che “la scelta” non è una semplice manifestazione della personalità, ma costituisce o forma la personalità stessa, che sceglie vivendo o
vive scegliendo.
Secondo tale parametro: “L’individuo non è quel che è, ma ciò che sceglie di essere”. In tal senso i personaggi di Piccoli Mondi e di Q&U non sono ciò che sono, ma ciò che hanno scelto di essere, accordandosi la postuma responsabilità derivante da ciò.
Carmelo Barbaro ha posto in essere, con Piccoli Mondi Q&U, una questione di fondamentale disquisizione, di spessore etico, sociale, umano, sul tema “Fare la scelta giusta, piuttosto che quella conveniente”. Sempre secondo l’individualità di Kierkegaard l’uomo è assolutamente “libero di determinare le proprie scelte” delle quali risulta quindi “responsabile”.
Ma è proprio nel momento in cui l’uomo è posto innanzi alla scelta che esso si sente costretto come davanti ad una strada il cui finire è un muro, ciò lo pone di fronte ad un bivio che diviene così, inesorabilmente, la sua perdizione.
Per Kierkegaard è questo il meccanismo che innesca il “senso di colpa” e la conseguente “angoscia esistenziale”, il famoso “aut-aut” (O questo o quello) che blocca il fluire del suo destino. In “Piccoli Mondi e Q&U” l’uomo è portato a riflettere sulla responsabilità del momento della scelta, momento che lo porta a dover decidere di “essere se stesso” o “essere altro da sé”.
A tal proposito lampante è il personaggio del Capitano Zetthon, in Q&U, fulgido esempio del coraggio di scegliere, dell’uomo che vive secondo l’etica, che ha piena coscienza di se, è trasparente a se stesso, si conosce, ha piena sicurezza, indi può fare una scelta giusta, piuttosto che una conveniente.
Il libro di Carmelo Barbaro è prova dell’attualità del pensiero di Kierkegaard, pensiero che è pregevole, attualità legata alla differenza tra l’etica e l’estetica del vivere, differenza che troviamo oggettivamente lungo lo snodarsi della trama del libro, differenza che è personificazione soggettiva degli stessi personaggi.
Carmelo Barbaro col suo libro indica al lettore la strada dell’etica, mediante le evoluzioni che gli stessi personaggi percorrono, attraverso il riferimento delle scelte da essi effettuate.
Come Kierkegaard “Piccoli Mondi e Q&U” ci pone di fronte ad un quesito rilevante: “Esistere, essere ciò che si è, oppure essere altro da sé, essendo ciò che si è scelto di essere?” Fondamentale in questo caso avere un’idea chiara della differenza tra Etica ed Estetica del vivere in Soren Kierkegaard: Essere se stesso (Estetica del vivere) che conduce inesorabilmente a una “scelta che porta fuori” un esistere che è “ex-sisto (essere buttati fuori), scegliere la propria “solitudine”.
“Essere fuori” significa allontanamento dagli affetti, allontanamento dal valore dell’altro, scegliendo la propria solitudine, togliendo così valore prima a se stesso e poi agli altri.
Proprio per questo, il soggetto può agire per “essere fuori” in maniera tale da far si che le scelte che ne scaturiscono sono non giuste (obiettivamente adatte al benessere di tutti, al valore degli altri) ma opportune (adatte e convenienti per se stesso). in cui l’uomo è “immediatamente ciò che è”, di chi cerca l’attimo fuggente della propria realizzazione, rifiutando la monotonia e la ripetitività di ogni impegno continuato: quindi l’esteta scegli di non scegliere.
L’esteta vive la sua vita come fosse un’opera d’arte, all’insegna dell’inedito, delle emozioni nuove, della continua novità, allo stremo dell’incessante. Solo apparentemente gioiosa, in realtà l’estetica è
condannata alla noia e al fallimento esistenziale.
Così rifiutando ogni impegno, scegliendo di non scegliere, l’esteta rinuncia alla propria identità esistenziale, avverte il vuoto della propria esistenza, che non ha centro né senso. Da qui nasce la disperazione, non avere più speranza, non riuscire più a vedere il futuro, le possibilità: poiché la vita estetica è ansia di una vita sempre diversa, alternativa, nuova.
Per arrivare a tale alternativa bisogna scegliere la disperazione, affrontarla, rompendo così l’involucro della pura esteticità per agganciarsi con un salto all’alternativa della vita etica.
Essere altro (Etica del vivere) situazione determinata dal “sottostare alla legge dell’altro”, dell’omologarsi alle leggi universalmente riconosciute. Lo stadio etico è il momento in cui l’uomo, scegliendo di scegliere, ossia assumendo in pieno la responsabilità della propria libertà, si impegna in un compito, al quale rimane fedele. Infatti, la vita etica si fonda sulla continuità che l’individuo fa di se stesso e del proprio compito. In altri termini, nella vita etica l’individuo si sottopone ad una "forma" o ad un modello "universale" di comportamento, che implica, al posto del desiderio della"eccezionalità", la scelta della "normalità".
Il libro di Carmelo Barbaro è un esempio eccezionale di risvolto votato e declinato all’etica, tutto il libro, come detto, ruota intorno alla scelta, chi sceglie dunque vive secondo etica, “Piccoli Mondi e Q&U” sono due racconti esemplari in tal senso. Lo stesso scrittore è modello vivente legato all’etica, esempio di uomo che vive secondo etica, poiché quando si scrive, seppur oggettivamente il significato del libro non sia autobiografico, ciò é riscontrabile nella magia che, ogni volta che si scrive un libro, avviene. Lo scrittore dona al lettore un pezzetto della propria anima, ecco dunque la magia quella parte inconsistente e trascendente diviene palpabile e tangibile mediante l’inchiostro, attraverso i libri!