Il capitolo storico delle invasioni turchesche sulle coste della Calabria è uno dei temi meno dibattuti benché abbia condizionato fortemente la vita della popolazione calabrese, costretta a subire passivamente sbarchi e razzie, questo ha stimolato il Circolo Culturale L’AGORA’ ad organizzare il nuovo appuntamento .
L’arte di impadronirsi dei beni altrui "correndo" lunghi i mari è antichissima, di essa si hanno notizie sin dal II millennio a.C. .
I Normanni l’attuarono come elemento di conquista, gli Arabi come azioni di semplice scorrerie.
Questi ultimi, organizzatisi in Stati barbareschi, portarono la loro minaccia nel Mediterraneo sino al secolo XIX .
In questa seconda edizione (anticipata di qualche mese rispetto all’anno in cui doveva oganizzarsi e cioè al 1998) si è anche parlato dei sistemi difensivi delle coste e della loro evoluzione attuata da Carlo VI d'Austria che andò ad applicare una radicale trasformazione attuando nuovi criteri bellici, ispirati al sistema francese ed olandese, abbandonando quindi il criterio vetusto relativo ai castelli ed alle torri marittime edificate in età precedenti ed in particolare durante il periodo spagnolo.
Il nuovo sistema si orientava verso la concentrazione della difesa in punti strategici, con una protezione delle vie terrestri e parallelamente di un'altrettanto difesa marittima prevenendo quindi sia gli attacchi provenienti da terra che quelli da mare da parte dei barbareschi con l'attuazione delle "piazzaforti marittime" , in sintesi una concentrazione di truppe terrestri e di marinai, che si fondavano sui criteri paralleli alla «fortificazione permanente», caratterizzata dall'evoluzione dell'ordinamento bastionato conosciuto anche come sistema vaubaniano, dal suo ideatore Sebastian Le Preste, marchese di Vauban .