Il dibattito sulle invasioni turchesche della Calabria rappresenta uno dei capitoli storici meno dibattuti benché abbia condizionato fortemente la vita della popolazione calabrese.
La città di Reggio si riprese da ben quattro incursioni dal 1511 al 1543 ed assalita altre volte nella seconda metà del secolo XVI, per essere poi distrutta dal Cicala il 2 settembre del 1549.
Il primo sbarco avvenne nell'agosto del 1511: una flotta di 60 legni si presenta minacciosa davanti a Reggio. ne sbarcano orde di pirati avidi di preda che, non incontrando resistenza, penetrano in città .
La poderosa flotta accosta nella rada di Calamizzi.
Tutto il territorio reggino resta sotto la minaccia di nuove aggressioni e basta l'apparizione all'orizzonte di una vela per mettere in allarme le coste dello Stretto .
I pirati si rifanno comunque vivi otto anni dopo guidati dal famoso Kheyr-ed-Din o Dragut, il maggiore dei Barbarossa. Ancora una volta Reggio deve subire un saccheggio di tre giorni e lamentare la cattura di numerosi cittadini.
Trascorrono altri anni contrassegnati da incursioni da incursioni barbaresche in varie località della Calabria.
Nell'estate del 1534 una poderosa flotta di 80 galee e 20 navi da trasporto, montate da 800 giannizzeri e 8000 soldati, si affaccia sul Tirreno, la comanda ancora Kheyr-ed-Din Barbarossa.
Nel giugno del 1543 sarà di nuovo Reggio a subire la furia dei corsari, forti di una flotta di 120 galee con 14.000 uomini a bordo, al comando del solito Barbarossa .
All'apparire delle navi, gran parte della popolazione abbandona la città fuggendo sulle alture e nello stesso anno un'altra incursione barbaresca questa volta ad opera del Cicala interessò le zone di Calanna ed Ardore.
Ma sarà il 2 settembre del 1549 che un'azione piratesca contro Reggio prenderà posto tra le più celebri negli annali d'Italia per essere stata la città messa duramente a ferro e a fuoco.
Nel 1599 vi fu uno sbarco del Cicala a Fossa (l'attuale Villa S.Giovanni) che marciò verso Reggio, dove, nell'alveo della fiumara S.Agata vi fu una battaglia tra i musulmani e gli bitanti del luogo che respinsero i barbareschi .
Aspetti inediti e sconosciuti ai molti sono stati quelli trattati in modo molto accurato dallo storico Mons. Giovani Musolino che ha trattato il tema relativo alle incursioni turche a Catona che a pieno titolo si inseriscono nella storia reggina con particolare evidenza perché la nota località balneare per la sua posizione geografica ubicata tra Reggio e Scilla, costituiva un luogo importante per il transito in Sicilia .
Ed è stato un excursus storico a partire dall'occupazione romana di Reggio, avvenuta nell'anno 280 a.C., per arrivare alla metà del 1600.
Durante l'amministrazione romana venne costruita tra il 132 e 128 a.C. l'arteria stradale della Via Popilia che si collegava con la Via Appia fino a Reggio.
La lapide di Polla e l'itinerarium Provinciarum di Antonio Augusto ricordano l'Ad Fretum come luogo di passaggio dello Stretto .
Le prime notizie sulle incursioni saracene risalgono ai primi anni del secolo IX, infatti Padre Francesco Russo nel primo volume del suo "Regesto vaticano per la Calabria" riporta il contenuto di un rapporto epistolare fatto pervenire all'imperatore Carlo Magno da Papa Leone III (795-816) l'11 novembre 813.
In essa il pontefice informava l'imperatore che un messo, partito dalla Sicilia alla volta di Roma per annunciare il patto decennale stipulato tra il patrizio siciliano Gregorio e i Saraceni, aveva incontrato a Catona (nel testo Catena) un uomo che si recava in fretta dal patrizio per annunciargli che sette navi saracene avevano depredato un villaggio presso Reggio.
L'occupazione araba della Sicilia, iniziata con lo sbarco a Mazara del Vallo nell'anno 827 e nell'843 si ebbe la capitolazione di Messina.
Con l'insediamento dei Saraceni in Sicilia, lo Stretto divenne una frontiera fra due Stati ed espose l'area reggina ad incursioni che causavano stragi, distruzioni e deportazione di schiavitù. Un'incursione sulla costa reggina dello Stretto avvenne nell'888 quando, dopo la sconfitta inflitta ai Bizantini nelle acque di Milazzo, i Saraceni approdarono sulla spiaggia di Catona e dopo aver effettuato una serie di saccheggi fecero rotta per Palermo.
Una nuova scorreria Saracena venne realizzata da Ahmad Ibn Quhud nel mese di settembre del 914, ma la sua flotta naufragò presso Gallico.
Nel 1091 la Sicilia venne conquistata da Ruggero il Normanno nel 1091 e il porto di Catona riprendesse il suo ruolo di scalo marittimo e di transito commerciale .
Federico II fece edificare un castello sulle colline di Concessa, nel territorio oggetto della relazione, esso aveva una posizione strategica e consentiva un'ampia visione dello Stretto .
Attualmente sono ancora visibili i ruderi e la relativa documentazione è contenuta nel Regesto Angioino.
Dopo l'occupazione turca di Costantinopoli, avvenuta nel 1453, si intensificarono gli assalti nell'area dello Stretto da parte dei turcheschi e nel 1532 venne evitato uno sbarco nel lido di Catona grazie al pronto intervento di Paolo Ruffo, duca di Sinopoli e feudatario di Fiumara,insieme alla sua soldatesca.
Quell'avvenimento ebbe grande eco a tal punto che anche l'imperatore Carlo V volle esprimere la sua gratitudine per quell'impresa ardimentosa.
Egli infatti, dopo avere espugnato Tunisi con una grande armata e liberato molti schiavi cristiani, sbarcò in Sicilia nel 1535 e da Trapani giunse a Messina.
Attraversato lo Stretto con due galee il lunedì 3 novembre giunse a Catona, dove ricevette l'omaggio del sindaco di Reggio Matteo Geria e delle autorità che lo invitarono a visitare la città
Il corsaro Barbarossa nel 1544 dopo aver effettuato dei dannosi raid costieri nell'isola di Lipari ed a Tropea assaltò le zone di Catona e Fiumara causando morti e diversi prigionieri.
Il 22 agosto 1552, dopo le incursioni avvenute nel mese precedente a Reggio e nei subborghi si verificarono nuovi assalti.
Alle prime luci dell'alba dell'8 giugno 1594 l'equipaggio di cinque navi turche sbarcò sulla spiaggia di Catona e si diresse verso San Leonardo sulla strada di Salice raggiungendo Fiumara, dove provocarono degli incendi.
La notizia giunse a Reggio da dove cavalieri e fanti si mossero verso le zone colpite per soccorrerne gli abitanti e per affrontare i Turchi che per evitare lo scontro presero la via del mare.
Nel secolo XVI venne edificate delle torri di avvistamento aragonesi lungo le coste della Calabria ed anche Catona dove venne costruita in località Spontone : di essa resta la base, vista che venne smantellata nei primi decenni del secolo XV .
A causa delle numerose e frequenti incursioni gli abitanti di Catona abbandonarono il paese rifugiandosi nelle zone dell'interno, così come fecero i monaci basiliani che nei decenni del secolo XV, abbandonarono l'abbazia di San Dionigi e l'ospedale di San Lazzaro.
Nel secolo XVII i Saraceni ritornarono nelle acque dello Stretto per attuare nuove scorrerie come quella del giugno del 1638 quando una flotta musulmana comparve davanti alla marina sotto la guida di un rinnegato conoscitore dei luoghi.
Lo sbarco era già iniziato ma udito un suono di tromba ed uno scalpitio di cavalli gli assalitori si ritirarono dopo una breve scaramuccia.
Il gruppo dei difensori era formato da cavalieri al seguito di Diego Strozzi e il trombettiere era un suo servitore a cavallo.
La notizia dell'avvenimento è contenuta in un atto notarile del 3 febbraio 1639 in cui si legge che i fatti descritti furono narrati da Giovanni Di Pietro e Antonio Agoritia, entrambi di Trieste.
Essi furono prigionieri degli arabi e durante l'incursione erano ai remi nella galera comandata dall'ufficiale Bassà Alì Piccinini.
La loro liberazione avvenne sulle coste albanesi di Valona. Trascorso il lungo pericolo che veniva dal mare si ebbe a Catona una ripresa civile e religiosa: la cittadina aveva una popolazione di ottocento abitanti .
Durante l'incontro sono stati proiettati una serie di documenti inediti relativi al periodo del 1700 che hanno interessato la provincia reggina, quali quelli relativi al commercio dell'olio, ai proprietari di alcune imbarcazioni di Scilla che avevano rapporti di scambio commerciale con la città di Venezia, ad alcune elencazioni relative ai componenti l'equipaggio di alcune navi .