Correva l’anno 1949, quando nella serata di venerdì 19 agosto, a Passo Rigàno, nella provincia di Palermo, intorno alle 21:30, l’ultimo mezzo della colonna mobile dei Carabinieri del dodicesimo Battaglione Mobile del capoluogo siciliano, fu investito in pieno dalla deflagrazione di una potente mina anticarro, collocata lungo la strada. L’esplosione causò la morte di sei carabinieri, che morirono sul colpo, tra i quali due calabresi ed una decina di feriti gravi, uno dei quali morirà il giorno dopo all'ospedale militare di Palermo. Stavano recandosi alla caserma di Bellolampo perché il presidio era stato preso d'assalto dalla banda di Salvatore Giuliano. Alcuni anni prima, nella giornata del 26 dicembre del 1945, quella caserma venne sottoposta ad un duro attacco da parte di un commandos di circa cinquanta uomini, facenti parte della formazione separatista dell’Evis (Esercito Volontario per l'Indipendenza Siciliana) , formazione militare clandestina aderente al Mis (Movimento per l’indipendenza della Sicilia), attiva dal 1944 al 1946. Quella formazione separatista era alle dipendenze dell’allora colonnello Salvatore Giuliano. Con l'amnistia del 1946 per i reati politici, i separatisti lasciarono la banda di Giuliano, che continuò a compiere sequestri di persona e attacchi contro le caserme dei Carabinieri e le leghe contadine. Ritornando alle circostanze che si verificarono nella serata di venerdì 19 agosto, dove trovarono la morte due calabresi, c’è da ricordare le tristi vicende di un altro attacco. Esso venne perpetrato nella serata del 2 luglio dello stesso anno, conosciuto come la strage di Portella della Paglia (Comune di Monreale), in cui rimasero uccisi cinque agenti di Polizia. Tra le vittime la guardia Quinto Reda, nato a Rogliano (provincia di Cosenza) il 18 gennaio del 1922 ed era in forza al Reparto Autonomo Guardie di Pubblica Sicurezza e componente del Nucleo Mobile di San Giuseppe Jato (Palermo), un avamposto istituito per la repressione del banditismo e la cattura di Salvatore Giuliano. Secondo le ricostruzioni Quinto Reda, 27 anni, insieme ad altri due commilitoni, vennero falciati mortalmente dalle prime raffiche di mitra. Dalle vicende che si svolsero nella serata del 2 luglio del 1949, si ritorna quelle del 19 agosto dello stesso anno, che sono state oggetto di analisi nel corso della conversazione avente come tema "Nel 75° anniversario della strage di Bellolampo", organizzata dal Circolo Culturale "L'Agorà". Nel corso della giornata di studi, organizzata dal sodalizio reggino, sono state oggetto di analisi diverse cifre, relative agli eventi che si svolsero nella cittadina siciliana. Il nuovo incontro, predisposto dal sodalizio culturale organizzatore, ha registrato la presenza, in qualità di relatore, di Gianni Aiello, Presidente del sodalizio organizzatore. Nel corso della giornata di studi, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sono state oggetto di analisi diverse cifre, relative alla tragedia che si verificò nel centro abitato alle porte di Palermo. C’è da registrare, che anni prima, nel dicembre del 1945, quel presidio dell'Arma dei Carabinieri, fu oggetto di altre azioni di attacchi armati. Alle ore 18 di quel 19 agosto del 1949, il presidio venne assaltato con bombe a mano e continue raffiche di mitra. A seguito di quei tragici eventi venne inviato un supporto composto da una colonna di 5 autocarri pesanti e di due autoblindo con 60 uomini del 12º Battaglione Mobile Carabinieri di Palermo. Successivamente vennero effettuate, sul luogo dell’accaduto, delle indagini: viene perlustrata l’area, vengono rinvenuti pochi indizi, ma del commando nessuna traccia. Visto l’esito negativo, verso le 21 iniziano le operazioni di rientro, dopo circa 30 minuti, in località di Passo di Rigàno, venne fatta esplodere una mina anticarro di alto potenziale. La deflagrazione investì l'ultimo mezzo, con a bordo 18 Carabinieri, causando una decina di feriti gravi e la morte di sette carabinieri, tra i quali due calabresi: Armando Loddo (21 anni) di Reggio Calabria e Giovanni Battista Alòe (22 anni) di Lago (provincia di Cosenza). I funerali si svolsero nella Cattedrale del capoluogo siciliano ed in seguito le salme vennero traslate nei luoghi di origine delle giovani vittime. A seguito di quella strage, il ministro dell'Interno Mario Scelba dispose la nascita del Comando forze repressione banditismo, costituito da una forza di 2.000 uomini tra Carabinieri e Polizia, che fu posto agli ordini del colonnello Ugo Luca, con il quale collaborò anche il giovane capitano Carlo Alberto Dalla Chiesa.

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19 agosto 2024
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