Tanti sono i stati gli spunti di riflessione emersi durante la conversazione culturale dal titolo "La via africana al socialismo" organizzata dal Circolo Culturale “L'Agorà” di Reggio Calabria.
Diversi e variegati quindi gli aspetti emersi dalla lettura organizzata dal sodalizio culturale reggino che ha inteso con tale incontro dare un primo sguardo su fatti, personaggi, idee e linee programmatiche che si svilupparono a far data dalla seconda metà del Novecento nel territorio africano.
Con l'acronimo "socialismo africano" si intende quella scuola di pensiero che ebbe a svilupparsi nel continente africano nella seconda metà del Novecento, che sosteneva nelle sue linee programmatiche una via africana al socialismo.
Tali intenti ebbero a confrontarsi all'interno di un contenitore storico particolare dell'Africa: la lotta al colonialismo e l'ubicazione delle nuove realtà amministrative in un territorio geografico più vasto e complesso quale quello della Guerra fredda.
Nella parte introduttiva, il presidente del Circolo Culturale “L'Agorà” Gianni Aiello ha evidenziato la varietà delle cifre di tale filone ideologico come quelle letterarie “la négritude”, antropologiche (il recupero dei valori tradizionali africani), filosofici (il concetto di «ujamaa»: comunitarismo familiare), economici (negazione del sistema economico capitalistico portato dai colonizzatori).
Nel corso della conversazione culturale è stato letto il contenuto di una email da parte della giornalista e saggista Silvia Cinzia Turrin che si è complimentata con il Circolo Culturale “L'Agorà” per l'iniziativa, definitiva dalla stessa come una “conferenza illuminante”.
Prima di passare la parola ai relatori, Gianni Aiello ha fatto cenno ad “un filo conduttore” che lega la provincia di Reggio Calabria all'Africa, ricordando ai presenti i nomi di alcuni calabresi che si trasferirono in alcuni Stati della fascia mediterranea come il Marocco dove [... i fratelli Angelo, Francesco, Francesco Paolo e Lorenzo De Luca di Polistena, tutti muratori – si trasferirono a Fez. Emigrati clandestinamente in Francia nel 1924, dopo qualche anno si spostarono in Africa, dove allestirono un cantiere di costruzioni e si affiliarono al gruppo locale di Giustizia e Libertà...], l'Algeria dove [… emigrò invece clandestinamente, nel 1926,Francesco Saverio Chirico, che nel 1932 era delegato della LIDU a Philippeville...] e la Tunisia dove [… si trasferì il comunista Pasquale Briseda, tornitore meccanico nato a Reggio Calabria. Nel 1938 risiedeva a Tunisi, dove professava apertamente sentimenti antifascisti. Era iscritto alla locale sezione della LIDU, all'associazione ex combattenti franco-italiana e al Circolo popolare italiano ed era membro del Consiglio direttivo dell'Unione Popolare italiana. Svolgeva attiva propaganda a favore del giornale italiano «L'italiano di Tunisi», partecipando inoltre alle manifestazioni indette dalle locali organizzazioni antifasciste e dal Fronte Popolare...] (1)
Dopo la parte introduttiva del presidente del sodalizio culturale organizzativo la parola è passata a Chiara Tommasello che ha curato “Gli aspetti storici”, mentre Saverio Pazzano ha trattato il tema "Gli aspetti letterali".
A riguardo i temi storici sono stati affrontati diversi aspetti di tale momento iniziando dal periodo coloniale e post-coloniale per poi passare ad una descrizione delle varie correnti che hanno caratterizzato tale movimento e che rifiuta le ideologie e le esperienze che vengono dall’estero in quanto in tali linee programmatiche era necessario perché costruire un nuovo sistema partendo dalle radici africane, così come promulgato nella Dichiarazione di Arusha del 5 febbraio 1967.
I contenuti di quanto promulgato e notificato dal primo presidente indipendente della Tanzania socialistaJulius Nyerere costituiscono le fondamenta di quel progetto che getta le basi per lo sviluppo economico e sociale del paese.
Il socialismo di Nyerere è una sorta di etica sociale, che “non ha niente a che veder con il possesso delle ricchezze”. E’ un socialismo che rifiuta le ideologie e le esperienze che vengono dall’estero perché “Occorre costruire un ordine nuovo partendo dalle radici africane”.
Al centro del progetto di Nyerere c’è il concetto di «ujamaa» (comunitarismo familiare), che lui traduceva in «famiglia estesa», una sorta di villaggio che poteva variare da una cinquantina a cinquecento persone.
Le cifre riportate durante la conversazione culturale organizzata dal sodalizio reggino risultano di un certo interesse, in quanto da tale lettura si ricavano altri aspetti utili alla comprensione di tale periodo storico, come la particolarità di tali movimenti che si differenziavano, salvo alcune eccezioni (Agostinho Neto, Marien Ngouabi, Kwame Nkrumah e Siad Barre), da quella sovietica, durante il periodo della Guerra Fredda, mentre altre entità governative erano in genere i paesi africani con governi socialisti furono in genere apertamente schierati con Cina e Cuba.
Durante la conversazione culturale, Gianni Aiello ha fatto cenno al socialismo cooperativo di S. L. Senghor (Senegal) ma anche quello di altri esponenti come esponenti F.N.K. Nkrumah, A. Sékou Touré, M. Keita, e K. Kaunda.
C'è anche da dire che Amilcar Cabral, esponente politico della Guinea e leader del movimento per l'indipendenza della Guinea-Bissau e di Capo Verde dal Portogallo, il PAIGC (Partido Africano da Independência da Guiné e Cabo Verde), fondato dallo stesso esponente nel 1956, il quale ebbe a dire che “Lenin è stato e continua ad essere il più grande esempio di liberazione nazionale dei popoli”.
L'insieme delle variegate posizioni politiche, di chiaro stampo socialista, istituite a far data dalla fine del conflitto della seconda guerra mondiale, danno inizio al nuovo corso indirizzato al riscatto di quei popoli oppressi ed al recupero di valori tradizionali africani come il senso della comunità o della famiglia o la dignità del lavoro agricolo.
La seconda parte della conversazione culturale ha ospitato gli aspetti inerenti alla produzione letteraria, la corrente della “négritude”, un movimento non solo culturale ma anche politico che si ampliò negli anni Trenta del secolo scorso e che ebbe come quartier generale Parigi, dove risiedevano molti esuli.
Siffatta corrente letteraria si sviluppò a Parigi a cura di diversi poeti di origini africana ed il Cahier d'un retour au pays natal, a cura di Aimé Césaire, fu il primo saggio letterario, pubblicato in un primo momento nel 1939 sul periodico Volonté, e successivamente (1947) edito per la casa editrice parigina Bordas.
Tra le prime riviste si ricordano quelle di Légitime Défense (1932), l'Étudiant Noir (1934), Présence africaine (1947), diretta dal giovane senegalese Alioune Diop, che tra le sue pagine ospitò nomi illustri della cultura francese come André Gide, Jean-Paul Sartre, Albert Camus, tanto per citare qualche nome.
Tale movimento, come evidenziato da Saverio Pazzano nel corso della disamina, sensibilizzò diversi intellettuali, non solo europei ma anche africani ed afroamericani, tra i quali Léopold Sédar Senghor, Aimé Césaire e Guy Tirolien, mentre tra i suoi precursori vi fu René Maran, autore di Batouala.
Nel 1948 sul periodico Colonies et Empires, viene pubblicata l'Anthologie de la nouvelle poésie nègre et malgache de langue française di Léopold Sédar Senghor, con la celeberrima e controversa prefazione di Paul Sartre dal titolo Orphée noir, in cui l'intellettuale francese definisce la Negritudine come momento forte.
Da questo momento la négritude raccoglie l'identità culturale e dei valori del continente africano, anche se vi furono delle critiche al movimento stesso, come quella del letterato nigeriano Wole Soyinka che a tal riguardo ebbe ad affermare che «La tigre non proclama la sua "tigritudine". Essa assale la sua preda e la divora.», così come l'autore dello stesso acronimo Aimé Césaire che gradualmente prese le distanze, ma anche Fabien Eboussi-Boulaga, Stanislas Adotevi.
Tra gli esponenti di rilievo di quella letteratura troviamo il senegalese Sédar Senghor, fondatore del partito politico “Blocco democratico senegalese”, rivestì l'incarico istituzionale di Presidente della Repubblica del Senegal dal 1960 al 1980 e, tra l'altro, fu il primo africano a far parte dell’Académie Francaise (2 giugno 1983).
Dalle cifre sopra evidenziate si può ben dire che il suo percorso poetico fu caratterizzato da una poesia politica da toni anche surrealisti, diversificati dal modello occidentale.
A tal proposito Paul Sartre ebbe a dire ”Il nero cosciente di sé si presenta ai suoi propri occhi come l’uomo che ha preso su di sé tutto il dolore umano e che soffre per tutti, anche per il bianco”.
In Senghor “la vera cultura è mettere radici e sradicarsi. Mettere radici nel più profondo della terra natia. Nella sua eredità spirituale. Ma è anche sradicarsi e cioè aprirsi alla pioggia e al sole, ai fecondi rapporti delle civiltà straniere”.
La figura ed il percorso di Sédar Senghor è ritenuta tra quelle più significative della cultura africana del XX secolo, anche per il suo impegno nel sociale e nel contempo per il suo supporto alla riscoperta delle tradizioni del suo territorio ed la conseguente attualizzazione delle stesse che vanno a sfociare nel delta che prende il nome di “via africana al socialismo”.
21 maggio 2015
la manifestazione
(1) “Calabresi sovversivi nel mondo : l'esodo, l'impegno politico, le lotte degli emigrati in terra straniera, 1880-1940”, a cura di Amelia Paparazzo , pagina 78, Rubettino, 2004
W. H.FRIEDLAND-C. G.ROSBERG jr., African Socialism, Stanford University press, California, 1964;
P. WORSLEY, The Third World,Weidenfeld and Nicholson, London, 1964;
G. JONESC-E. GELLNER, Populism, Weidenfeld and Nicholson, London, 1969;
Y. Bénot, Idélogies des Indepéndances africaines, F.Maspero, Paris, 1969;
P. ANDREOCCI, Democrazia, partito unico e populismo nel pensiero politico africano, in Africa, Roma, n. 2-3, 1969;
P. ANDREOCCI, Esperienze socialiste in Africa nera: dall'utopia alla lotta di classe, in Politica Internazionale, Roma, agosto 1978;
A. SALVINI, La società incompiuta. Teoria sociale e sviluppo nel socialismo africano, Franco Angeli, 200;
E.C. TURRIN, Nyerere, il maestro. Vita e utopie di un padre dell’Africa, cristiano e socialista, EMI,2012.