In collaborazione con la cattedra di mass-media dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria si sono svolti una serie di incontri educativi rivolti alla sfera del linguaggio cinematografico.
In tale ottica è stato sviluppato un percorso indirizzato ad una visione più approfondita del mondo filmico, così da queste circostanze si è data la possibilità agli studenti frequentanti il corso di mass-media di estendere e nel contempo approfondire le letture del mondo della celluloide.
Anche per questa occasione la scelta è ricaduta su argomenti di vario genere e successivamente ne è seguito un dibattito alquanto seguito dagli allievi che hanno frequentato il seminario di mass-media.
Nell’arco dello svolgimento di tale seminario, che si è svolto presso l’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, si sono susseguite una serie di discussioni relative a tale programma.
In “8 1/2” di Federico Fellini vi è stata una lettura che ha riguardato oltre al “sogno della poetica felliniana” anche alla struttura delle scene, al loro svolgimento e/o cadenza dell’opera di “8 1/2”.
Nel contempo sono state evidenziate anche la sua struttura narrativa e lirica, elementi, questi, inseriti in uno scenario coinvolgente, attraverso il quale “l’io poliedrico” di Fellini si racconta.
Il filone del sogno, inteso come evasione, continua con “La rosa purpurea del Cairo” di Woody Allen, dove negli States degli anni ’30, quando gli USA erano avvolti dalla forbice della depressione economica, la protagonista si “rifugia” nelle sequenze di un film proprio per sfuggire ai tanti problemi causati da quel disagio economico di quel periodo storico.
Quel film rifugio da titolo per l’appunto alla produzione filmica di Woody Allen del 1985 in argomento e nello specifico quella relativa a “La Rosa Purpurea del Cairo “ .
Altre visioni oniriche sono le cifre relative al percorso morettiano di “Sogni d'oro” del 1980 dove le fondamenta descrittive di Nanni Moretti poggiano sulle fondamenta descrittive di un “racconto” composto da tre storie.
La prima è quella di un giovane regista “alle prime armi”, la sceneggiatura di un film avente come titolo "La mamma di Freud" e le “storie” che fuoriescono dai sogni ai quali il regista Michele è interessato.
Una lettura quasi “surreale” dove mondo reale si mescola con quello onirico, ed in questa situazione vi sono anche cifre inerenti ai messagi filosofici dai chiari risvolti e significati freudiani.
È stata la volta di due appuntamenti relativi alla figura di Wim Wenders ed alle letture relative a “Così lontano così vicini”e “Lisbon story”.
Nella prima lettura di “Così lontano così vicini” Wim Wenders descrive la capitale tedesca, ripercorrendo, per certi aspetti, quelle sensazioni presenti nella precedente stesura de “Il cielo sopra Berlino”.
In “Così lontano così vicini” si assiste ad una danza di immagini che si alternano intorno a Berlino strutturate da un succedersi di sequenze tra il colore ed il bianco e nero che ruotano lungo l’asse della poetica narrativa.
In “Lisbon story” il percorso visivo di Wim Wenders prosegue lungo i binari cari al regista tedesco e cioè quelli relativi alle immagini, alla tecnica, alla lettura wendersiana della sfera cinematografica, elementi inseriti nella magica scenografia della capitale lusitana.
La programmazione del seminario si è successivamente spostata nel teatro con due incontri: uno relativo ad uno stage dell’attoreMartin Curletto con “Il torero/ stage di Martin Curletto” dove sono state spiegate le geometrie di un’arena ed i protagonisti di tale palcoscenico.
Mentre con Orlando Sorgono è stata la volta di “E mi vuliva smascherari” una ricerca nel teatro colto con incontro-confronto tra antropologia, arte popolare.
Altra lettura quella degli sperimentalismi e di un “viaggio” di un protagonista nei luoghi del proprio trascorso con “Marcia funebre di una marionetta” del 1994 ad opera di Beniamino Catena.
Francesco Moretti con “Troppi guai per Wilbur” un’avventura inserita in un mondo fantastico che inizia da una soffitta, tra vecchie cose …e per meglio significare il valore di questo lavoro riportiamo quanto segue: «Quello di Moretti è un lavoro totalmente al di fuori delle abituali coordinate estetíco-produttive tipiche del nostro cinema più o meno giovane, Moretti sogna la serie B degli anni ‘50, gli EC Comics e produce i suoi film, circondandosi dì un manipolo di collaboratori devoti, totalmente incurante delle chiacchiere di quanti parlano e vanvera di cinema italiano e altre amenità. La cura con la quale il regista costruisce le inquadrature, la consapevolezza con la quale lavora la profondità di campo è la spia di un talento unico che, cormanianamente, si esalta a contatto con le ristrettezze del budget» (G.A. Nazzaro, “Cineforum” n. 348, Ottobre 1995).
Il seminario organizzato in collaborazione con la cattedra di mass-media dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria si è concluso con la lettura di una serie di cortometraggi.