"Gli assi dell'aviazione nella grande guerra" è il titolo del tema che andremo ad affrontare oggi e che fa parte del programma “Il centenario della grande guerra” che per i suoi contenuti ha ricevuto l'Alto Patrocinio dell'Ambasciata d'Austria, della Repubblica Ceca, della Repubblica Slovacca, dell'Ambasciata di Ungheria.
Tra le novità della prima guerra mondiale vi è quello dell'utilizzo dell'aereo, che andrà a sostituire altri strumenti quali gli aerostati ed i dirigibili, ma anche la nascita di una nuova figura di combattente, il pilota militare.
Le imprese, i duelli epici, il codice etico di questi cavalieri solitari dell'aria diedero inizio ad una nuova epopea dell'aeronautica conosciuta con l'appellativo di “Assi dell'aviazione” e con tale acronimo si indicavano quei piloti che avevano abbattuto più di cinque aerei nemici dava diritto a tale titolo.
A riguardo tali normative comportamentali da parte degli aviatori, vigeva la consuetudine di segnalare il ritrovamento di piloti feriti o anche quello di avvistamento di aviatori deceduti in modo che si potesse procedere o ai soccorsi ma anche alla sepoltura dei cadaveri.
Ad esempio Manfred von Richtofen, soprannominato "l'Asso degli Assi" e "Barone Rosso", appellativo che gli venne affidato a seguito dell'abbattimento di  80 aerei tra il 1914 ed il 1918, provvide diverse volte alle esequie militari.
Perché avveniva questo?
Ciò si verificava perché la maggior parte dei piloti, prima di assumere tali competenze militari, provenivano dai reparti della cavalleria e quindi trasmettevano tali sentimenti di condotta anche nel loro nuovo ruolo.
Va da sé che per l'inasprimento e la brutalità del conflitto tale procedura venne meno, come ad esempio il caso che riguardò anche Manfred von Richtofen che pur nel rispetto di quel codice cavalleresco, rischiò di essere ucciso dallo stesso pilota che lo stesso “Barone Rosso” aveva costretto all'atterraggio.
La maggior parte dei piloti facenti parte della letteratura in argomento non sopravvissero, in molti trovarono la morte durante i combattimenti aerei, altri furono abbattuti dai cecchini, come ad esempio Francesco Baracca.
A riguardo il tema di oggi, tralasciando volutamente gli aspetti prettamente tecnici, anche per una questione di competenze, piace ricordare che in tale contesto storico oltre ai già citati  Manfred von Richtofen, Francesco Baracca (medaglia d'oro al Valore Militare) vi sono altri nomi che hanno fatto parte di tale periodo.
Ma prima di ricordarne tali figure, piace ricordare il ruolo degli aerei da perlustrazione che assunsero una funzione fondamentale in diverse battaglie che si svolsero su vari fronti della prima guerra mondiale.
Tali intervento di perlustrazione aerea scongiurarono l'aggiramento della British Expeditionary Force  da parte delle truppe tedesche durante la battaglia di Mons (23 agosto 1914) o ne determinarono gli esiti, come ad esempio nella battaglia di Tannenberg (26-30 agosto 1914) che permise la vittoria schiacciante dell'esercito tedesco su quello russo dovuta all'aver ignorato le informazioni fornite dai ricognitori russi.
Altre operazioni riguardarono i bombardamenti aerei ed il primo esempio storicizzato è quello avvenuto il 19 gennaio del 1915 su alcuni centri inglesi.
C'è  da evidenziare che durante il primo anno delle ostilità, anche nel rispetto di quanto stabilito nella Convenzione dell'Aja del 1907 (art. 25: "È vietato attaccare o bombardare, con qualsiasi mezzo, città, villaggi, abitazioni o edifizi che non siano difesi"), non si svolsero azioni di bombardamento su obiettivi civili e centri abitati.
Nel corso del conflitto vennero attuati una serie accorgimenti sui velivoli anche a riguardo l'armamentario come avvenne nel 1915, quando i piloti  Otto Parschau e Kurt Wintgens applicarono su un aereo Fokker una mitragliatrice a fuoco anteriore sincronizzato, permettendo così la supremazia dei cieli dell'aviazione tedesca e l'ascesa alle cronache del pilota tedesco  Max Immelmann, alias l'Aquila di Lille, gli venne conferita la Croce di Ferro di Seconda Classe, successivamente quella di Prima Classe. Il 1º agosto 1915, ai comandi di un Fokker, abbatteva il suo primo aereo, conseguendo anche la prima vittoria aerea dei tedeschi, nella Prima guerra mondiale. Venne abbattuto il 18 giugno 1916 nei pressi di Sallaumines (dipartimento del Passo di Calais). La sua fama è legata alla manovra acrobatica che porta il suo nome, per l'appunto la virata di Immelmann.
Altra figura di Asso fu quella di Oswald Boelcke, ritenuto il padre dell'aviazione militare tedesca,  fu autore dell'abbattimento di 24 aerei nemici, ebbe diverse onorificenze, tra le quali quelle di Cavaliere dell'Ordine Reale di Hohenzollern e di Cavaliere dell'Ordine al Merito Militare del Württemberg.
Ebbe come allievo Manfred von Richtofen il Barone Rosso.
Il  28 ottobre del 1916 nei pressi di Douai (dipartimento del Passo di Calais) durante un combattimento aereo,  Oswald Boelcke ed Erwin Böhme, per evitare l'impatto con  Manfred von Richtofen dedito all'inseguimento di un velivolo inglese, dovettero improvvisamente virare la rotta.
A seguito di tale improvvisa operazione si ebbe un impatto tra i due: Erwin Böhme riuscì miracolosamente ad atterrare, mentre Oswald Boelcke ebbe la peggio.
Ironia della sorte dopo un anno, un mese ed un giorno dal precedente evento, la carriera di  Erwin Böhme (24 vittorie) si interruppe nei cieli di Zonnebeke (Belgio) il 29 novembre del 1917.
Altri assi dell'aeronautica tedesca ricordiamo Lothar von Richthofen (40 vittorie), fratello del celebre Barone Rosso, Hermann Göring, Ernst Udet, Erich Löwenhardt, Werner Voss.
A riguardo il “Barone Rosso”, c'è da evidenziare che Manfred von Ritchthofen rappresenta a tutt'oggi una delle figure leggendarie dell'aviazione di tutti i tempi, sia per i risultati ottenuti (80 vittorie ufficialmente riconosciute) ma anche per la determinazione, lo stile ed il coraggio che lo contraddistingueva tanto che per le sue imprese ricevette diversi appellativi, tra i quali quelle di “diable rouge”.
Partecipò a diverse operazioni terrestri ricevendo l'onorificenza della Croce di Ferro (23 settembre 1914) e successivamente (maggio 1915) entrò nei ranghi della  Luftstreitkräfte.
Il suo primo combattimento aereo è storicamente datato il 1° settembre 1915, mentre la sua prima vittoria che gli venne accreditata è datata 26 aprile 1916.
Dopo la parentesi sul fronte orientale gli venne affidato il comando di un'unità aerea (Jagdstaffel 11, “Königlich Preußische Jagdstaffel Nr 11” o semplicemente “Jasta 11”) e tale squadriglia aerea (staffel) venne istituzionalizzata  il 28 settembre 1916.
Tale squadriglia da caccia, composta dall'élite dei piloti tedeschi e conosciuta anche come “Circo Volante” per i colori sgargianti che decoravano i velivoli, quali Albatros D.III, Fokker Dr.I, Fokker D.VII, Halberstadt D.III, raggiunse il maggior numero di vittorie aeree della Luftstreitkräfte con 644 velivoli nemici abbattuti.
Manfred von Richthofen venne nominato comandante il 24 giugno del 1917 della nuova unità aerea ed il 21 aprile del 1918, effettua la sua ultima missione dalla base di Cappy, situata sulle rive della Somme (attuale dipartimento francese della regione della Piccardia).
All'età di 25 anni cade in combattimento nei pressi di  Vaux-sur-Somme quindi il “Barone Rosso” e le sue spoglie vennero ospitate in un primo momento nel cimitero del villaggio di Bertangles (dipartimento della Somme nella regione della Piccardia) e nel 1919 trasferite nel Cimitero Militare Tedesco di Fricourt, sulla Somme.
Successivamente (16 novembre 1925) venne trasferito all'Invalidenfriedhof di Berlino e nel 1976 trasferito nella città di Wiesbaden (capoluogo dell'Assia) nella cappella di famiglia.
Si è passato poi all'aeronautica dell'Impero austro-ungarico (kaiserliche und königliche Luftfahrtruppen) che usava i velivoli Fokker ma anche gli Hansa-Brandenburg, gli Albatros e tra gli i suoi assi possiamo annoverare
Godwin Brumowski (35 vittorie accreditate), Julius Arigi (32 vittorie), gli austriaci Benno Fiala von Fernbrugg (28 aerei abbattuti), Kurt Gruber (11 vittorie), Georg Kenzian Edler von Kenzianshausen (9 vittorie accreditate), gli ungheresi Josef Kiss (21 vittorie) , Rudolf Szepessy-Sokoll (5 vittorie accreditate),Sándor Kasza (6 vittorie accreditate). Gottfried Freiherr von Banfield , alias “Aquila di Trieste” (9 vittorie confermate), il cecoslovacco Otto Jindra (9 vittorie aeree).
A proposito di Josef Kiss (Pozsony attuale BRATISLAVA, 26 gennaio 1896 – MONTE MAGNA,Lamon BELLUNO, 24 maggio 1918)
Definito "Il Cavaliere del cielo" per via del suo comportamento leale e cavalleresco: aveva al suo attivo ben 113 missioni di guerra con 19 vittorie
uno degli aeroporti più importanti della nazione, a circa 100 chilometri da Budapest intitolato proprio  a Josef Kiss
Dopo 95 anni (luglio 2013) è stato trovato il punto d'impatto, sul monte Coppolo in località Piath  ed alcuni piccoli frammenti del velivolo, un Albatross D.III dipinto di nero con una grande “K” raffigurata su entrambi i lati delle ali.
Sul versante sud orientale del monte Coppolo adesso c'è una croce, piantata da tre rappresentanti dell'esercito ungherese e dell'Army archaeological society arrivati alla ricerca dei resti dell'aereo del pilota dell'aviazione dell'allora impero Austro-ungarico Josef Kiss, abbattuto il 24 maggio 1918 dopo diciannove vittorie in combattimento.
Doveroso ricordare i francesi René Fonck, Georges Guynemer e Charles Nungesser, mentre nella Royal Flying Corps e Royal Naval Air Service George McElroy (47 vittorie), Edward "Mick" Mannock, James McCudden, Albert Ball, Christopher Draper, Lanoe Hawker, Keith Park; i canadesi Billy Bishop, Raymond Collishaw e William Barker;  l'australiano Robert Alexander Little .
L'asso più titolato dell'aviazione dell'impero russo  fu Aleksandr Nicolaevich Prokifiev de Severskij (diciassette aerei nemici abbattuti). 
Nel 1914 conseguì, inoltre, il primato di addestrare la prima donna pilota da combattimento, nella persona della principessa Evgeniyua Shakovskaya.
La parola è passata ad Alberto Cafarelli che inizia con qualcosa di pregresso che - secondo l'intervenuto - giustificherebbe in realtà l'entrata in guerra dell'Italia visto le tante correnti di pensiero che si sono susseguite nel tempo, tra le quali quelle del non intervento.
Io credo - continua Alberto Cafarelli - che quella strada  non era percorribile vista sia la centralità della penisola italiana nel Mediterraneo ma anche la possibilità di una vittoria da parte degli Imperi centrali che poi non avvenne anche per l'entrata in guerra degli Stati Uniti d'America.
Dopo queste premesse Alberto Cafarelli passa alla disamina del ruolo dell'aeronautica durante la grande guerra che vedeva l'Italia partecipare con circa 60 aerei di produzione francese, una dozzina di idrovolanti (circa 15) e due dirigibili.
Mentre lo scenario generale delle parti belligeranti riferito agli aerei non era distribuito equamente e con una forte disparità numerica che vedeva un forte primato della Russia con oltre duecento aerei, seguita subito dopo dalla Germania, poi distanziate l'Italia e la Francia, alla ventina di velivoli a disposizione del Belgio, mentre gli Stati Uniti con la loro entrata in guerra (1915) avevano a disposizione circa 55 aerei.
Si è anche evidenziato la superiorità delle prestazioni tecniche da parte dell'aviazione austro-ungarica e non per ordine d'importanza che la prima nazione ad usare gli aerei fu proprio l'Italia anche se in altri conflitti, come la campagna di Libia (1911-1912).
Ritornando alle squadriglie aeree utilizzate dall'aviazione italiana durante la grande guerra c'è da evidenziare che al momento dell'entrata in guerra, l'Italia disponeva di una tipologia di aerei poco funzionali (un centinaio di velivoli) e per tali motivazioni vennero acquistati diverse produzioni straniere, per lo più francesi, e ciò fu l'inizio della realizzazione aviatoria negli stabilimenti della Fiat, della Macchi, della Caproni che produsse per l'aeronautica i bombardieri trimotore (Ca.33), apparvero anche le prime produzioni di dirigibili.
Dal canto suo la Regia Marina italiana disponeva di una propria squadriglia (“San Marco”) composta da otto idrovolanti e tra i cui piloti si distinse il tenente di vascello Luigi Spagnolo (medaglia d'argento alla memoria) nato a Bovalino il 14 marzo 1894 e deceduto a Saseno (isolotto ubicato nella baia di Valona, Albania) il 22 ottobre 1917.
Dai dati emersi dalla letteratura storiografica si evince che durante le operazioni belliche la produzione delle industrie italiane riuscì a realizzare circe 12.000 aerei e che nello stesso periodo vi erano 31 scuole di volo dell'aeronautica e 4 della marina che formarono 5100 piloti, 500 osservatori, 100 mitraglieri e 5000 tecnici specializzati nel settore.
Gli aerei vennero impiegati sia in diversi e decisivi interventi militari (Isonzo, Piave), operazioni di perlustrazione, di bombardamento di obietti militari (aree portuali di Pola e Cattaro), ma anche di propaganda (volo su Vienna e relativo lancio di materiale cartaceo).
Alla fine delle ostilità l'Italia disponeva di un parco aereo composto da 70 squadriglie di aeroplani e 5 dirigibili a disposizione del Regio Esercito, mentre la Regia Marina disponeva di 45 squadriglie tra idrovolanti e aeroplani.
Il percorso descrittivo di Alberto Cafarelli si dirige verso alcune delle figure dell'aviazione italiana che durante la grande guerra venne insignita di 24 Medaglie d’Oro, 1890 Medaglie d’Argento e 1312 Medaglie di Bronzo al Valor Militare.
Prima di passare alla descrizione biografica di alcuni assi dell'aviazione italiana tra i quali Francesco Baracca e Fulco Ruffo di Calabria, il relatore ha fatto cenno alla famosa “Squadriglia degli assi”,  costituita il  1º maggio del 1917, e nel corso delle varie operazioni del conflitto in cui venne impegnata abbatté 120 aerei nemici.
Su ogni aereo (Spad VII e Nieuport 17), era raffigurato il disegno del grifo sul lato destro del velivolo, mentre sul lato opposto vi erano rappresentati altri simboli scelti da ogni pilota che faceva parte della formazione: Francesco Baracca adottò come simbolo un cavallo rampante nero, mentre  Fulco Ruffo di Calabria un teschio nero.
Francesco Baracca ebbe il compito di allestire tale unità aerea, stilando personalmente i nomi che andarono a costituire la squadriglia che annoverava, tra gli altri, tra le sue fila Cesare Sabelli, Enrico Perreri, Pier Ruggero Piccio, Guido Nardini, Gaetano Aliperta, Ferruccio Ranza, Franco Lucchini, Bartolomeo Costantini, Mario D'Urso, Guido Keller, Giovanni Sabelli, per citarne alcuni.
Francesco Baracca, maggiore asso dell'aviazione italiana durante la prima guerra mondiale (34 aerei abbattuti in 63 combattimenti, tre medaglie d'argento ed una medaglia d'oro al valor militare), nacque a Lugo di Romagna il 9 maggio del 1888 da un'agiata famiglia e dopo i primi studi venne ammesso all'Accademia militare di Modena nel 1907 e nel 1912 si trasferì all'aviazione, frequentando diverse scuole francesi per perfezionarne la tecnica di pilotaggio e conseguirne l'apposito brevetto.
Dopo aver svolto azioni di pattugliamento, successivamente a bordo di un Nieuport 13 abbatté il primo aereo nemico nei pressi di Gorizia (7 aprile 1916) e per tale risultato venne insignito della prima medaglia d'argento al valor militare.
Francesco Baracca venne nominato nel mese di giugno dello stesso anno, mentre come si diceva in apertura il 1° maggio dell'anno successivo entrò a far parte della  91ª Squadriglia, conosciuta anche come "Squadriglia degli assi" ed il 6 settembre del 1917 assunse i gradi di maggiore.
L'ultima missione di Francesco Baracca si svolse nei giorni della battaglia del Solstizio, conosciuta anche come seconda battaglia del Piave, a bordo di uno SPAD S. VII venne abbattuto il 19 giugno del 1918 in località di Nervesa della Battaglia (Treviso).
A seguito di tali circostanze il comando della 91ª Squadriglia venne assegnato a  Fulco Ruffo di Calabria, altro asso della grande guerra (20 aerei nemici abbattuti e decorato con una medaglia d'oro, di due d'argento, quattro di bronzo sempre al valor militare e due onorificenze straniere (Belgio), quali quella di Cavaliere dell'Ordine di Leopoldo I e la Croce di Guerra.
Nacque a Napoli il 12 agosto 1884 dal matrimonio (1877) dell'allora sindaco della città partenopea Tristano Beniamino Fulco Ruffo di Calabria (XVI conte di Sinopoli, X principe di Scilla, conte di Nicotera, barone di Calanna) e Laura Mosselman du Chenoy (figlia del senatore belga Théodore).
Effettuò gli studi collegiali a Mondragone (Caserta) e successivamente intraprese volontariamente la carriera militare arruolandosi nei reparti dell'XI Reggimento cavalleria leggera "Foggia", conseguendo nel febbraio del 1906 i gradi di sottotenente, e successivamente si arruola nel Battaglione aviatori, conseguendo nel 1915 il brevetto di pilota presso il Centro di formazione di Torino-Mirafiori.
In una prima fase delle ostilità belliche svolse mansioni di pattugliamento aereo e successivamente (1916) effettuò azioni di caccia abbattendo il suo primo aereo il 23 agosto dello stesso anno nei cieli di Biglia (Merna-Castagnevizza) nell'attuale Slovenia.
Nell'ultimo anno di guerra, effettuò diverse operazioni aeree dove abbatté altri quattro aereo, dei quali l'ultimo avvenne il 15 giugno del 1918 a Grave di Papadopoli (Treviso).
Il 20 ottobre dello stesso anno, durante un'operazione militare, Fulco Ruffo di Calabria viene abbattuto oltre le linee nemiche: riesce ad effettuare l'operazione di atterraggio e successivamente a rientrare nelle retrovie.
La conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L'Agorà” si è conclusa con una “chicca” regalata dal suo presidente Gianni Aiello che ha tracciato brevemente della medaglia d'argento al valor militare per “esempio di coraggio ed entusiasmo, nelle numerose azioni offensive eseguite anche durante la notte” conseguita dal pilota reggino Domenico Artuso.

ShinyStat
17 marzo 2016
la manifestazione
M.VON RICHTOFEN, “Der rote Kampfflieger”, Berlin”, 1917;
W. VON EBERHARDT, “Unsere Luftstreitkräfte 1914-18. Ein Denkmal deutschen Heldentums”, Vaterländischer Verlag C. A. Weller, Berlin 1930;
M. VON RICHTOFEN, “Io sono il Barone Rosso” Longanesi, 1975;
G. KROSCHEL, H.STÜTZER, “Die deutschen Militärflugzeuge 1910–18”, Wilhelmshaven 1977;
C. CAMPBELL, “Aces and Aircraft of World War I”, Dorset, Blandford Press Ltd., 1981;
C. SHORES, ”Air Aces, Greenwich, CT, Bison Books, 1983;
E. HAUKE, “Die Flugzeuge der k.u.k. Luftfahrtruppe und Seeflieger, 1914-1918”, H. Weishaupt, 1988;
P. KILDUFF, “The Red Baron Combat Wing: Jagdgeschwader Richthofen in Battle”, Arms and Armour, 1997;
G. VAN WYNGARDEN-H. DEMPSEY, “Richthofen's Circus': Jagdgeschwader Nr 1”, Osprey Publishing, 2004;
AA. VV., “Above the Lines: The Aces and Fighter Units of the German Air Service, Naval Air Service and Flanders Marine Corps, 1914–1918”, Grub Street, Oxford, 2003;
F. CAFFARENA, “Dal fango al vento”, Einaudi, 2010:
P. VARRIALE, “Gli assi italiani della Grande Guerra”, Editrice Goriziana, 2011;C. CHANT, “Gli assi austro-ungarici della grande guerra”, Editrice Goriziana, 2012.