Il Circolo Culturale “L’Agorà” ha organizzato una conversazione da remoto sul tema “1924-2024: nel centenario della morte di Franz Kafka”. Il nuovo incontro, predisposto dall’associazione reggina, ha registrato la presenza del Vice presidente del sodalizio organizzatore Antonino Megali. Franz Kafka nasce a Praga il 3 luglio 1883. Figlio di un agiato commerciante ebreo, ha col padre un rapporto tormentoso. Dopo la laurea in giurisprudenza nel 1906, lavora dapprima presso la filiale praghese delle Assicurazioni Generali e, dal 1909 fino alla morte, presso l’Istituto di Assicurazioni per gli Infortuni sul Lavoro con sede a Praga. Dipendente in una compagnia di assicurazione che lo rese molto infelice, Franz Kafka rimpiangeva, durante gli orari di lavoro, di non avere abbastanza tempo da dedicare alla scrittura, la sua vera vocazione. Malato di tubercolosi, soggiorna per cure a Riva del Garda (1910-12), poi a Merano (1920) e infine nel sanatorio di Kierling, presso Vienna, dove muore il 3 giugno 1924. Nel 1913 esordisce con la raccolta di prose, Meditazione. Nel 1915 pubblica il suo racconto più celebre La metamorfosi. Il 1916 è l'anno de La condanna, seguono poi Nella colonia penale (1919), Il medico di campagna (1919), La costruzione della muraglia cinese e tre romanzi incompiuti: America (1924), Il processo (1924) e Il castello (1926). Con le sue opere, Franz Kafka ha rivoluzionato il modo di scrivere e raccontare storie del Novecento. La maggior parte delle sue opere, come Die Verwandlung (La metamorfosi), Der Prozess (Il processo) e Das Schloss (Il castello), è pregna di temi e archetipi di alienazione, brutalità fisica e psicologica, conflittualità genitori/figli, presentando personaggi in preda all'angoscia esistenziale, labirinti burocratici e trasformazioni mistiche. Le tematiche di Kafka, il senso di smarrimento e di angoscia di fronte all'esistenza, caricano la sua opera di contenuti filosofici che hanno stimolato l'esegesi dei suoi libri specialmente a partire dalla metà del Novecento. Motivo fondamentale dell'opera di Kafka è quello della colpa e della condanna. I suoi personaggi, colpiti improvvisamente dalla rivelazione di una colpa apparentemente sconosciuta, subiscono il giudizio di potenze oscure e invincibili, vengono per sempre esclusi da un'esistenza libera e felice. Alcuni hanno scorto nell'opera kafkiana un significato religioso, interpretandola come un'allegoria dei rapporti tra l'uomo e la divinità inconoscibile; altri hanno ravvisato nei personaggi di Kafka l'immagine dell'uomo alienato dalla moderna civiltà industriale e condannato ad una solitudine atroce. Ciò che nella sua narrativa rimane volutamente oscuro e criptico, sintomo di un vivo interesse per temi esistenzialisti e di una singolare capacità di introspezione e di trasfigurazione del reale, nei testi in prosa più intimi viene svelato con un tatto e una precisione senza pari. Solo poche opere di Kafka furono pubblicate durante la sua vita: le raccolte di racconti Betrachtung (Contemplazione) e Ein Landarzt (Un medico di campagna) e qualche opera singola (come La metamorfosi) in riviste letterarie. Preparò l'edizione di una raccolta di racconti, Ein Hungerkünstler (Un digiunatore), pubblicata solo dopo la sua morte. Le opere di Kafka rimaste incompiute, tra cui i suoi romanzi Il processo, Il castello, e America (noto anche come Der Verschollene, Il disperso), furono pubblicate postume, in gran parte dal suo amico e curatore Max Brod, che non assecondò il desiderio di Kafka, il quale voleva che i suoi manoscritti venissero distrutti. "La Metamorfosi" è senza dubbio il racconto più famoso di Kafka. Pubblicato nel 1915, ha come protagonista Gregor Samsa, un uomo che improvvisamente si trasforma in uno scarafaggio. Fra le opere più importanti troviamo inoltre "Condanna" in cui il protagonista viene messo sotto processo dal padre, incolpato per aver raggiunto una stabilità sentimentale ed economica. “Il processo” invece venne pubblicato nel 1925. Il romanzo uscì postumo dopo la morte di Kafka, deceduto il 3 giugno 1924 per via di una tubercolosi laringea. A pubblicarlo l’amico Max Brod che scelse di non rispettare la richiesta di Kafka di bruciare tutti gli scritti dopo la sua morte. Nell’opera un uomo cerca di districarsi inutilmente nella burocrazia in una danza senza fine fra inetti burattini, affannandosi senza sosta con una colpa indistinta sulle spalle. Le tematiche affrontate nei romanzi di Kafka sono proprio queste. Da una parte troviamo la famiglia che non è affatto un sinonimo di affetto, ma un luogo in cui i personaggi si sentono frustrati e inadeguati, schiacciati dalla colpa. Dall’altra spunta la burocrazia che schiaccia l’uomo moderno in un sistema fatto di ingranaggi e livelli da cui è impossibile fuggire. Il suo lavoro ha continuato a influenzare una vasta gamma di scrittori, critici, artisti e filosofi durante il ventesimo secolo; il termine "kafkiano" è entrato nella lingua italiana per descrivere situazioni esistenziali come quelle presenti nei suoi scritti. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi nel corso della nuova conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” che sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da lunedì 3 giugno.