Tale appuntamento è valso ad illustrare ai convenuti il perimetro degli scavi relativi alla chiesa di origine normanna che si trova nelle immediate vicinanze del Tempio della Vittoria.
Ad introdurre i lavori del convegno, il segretario del sodalizio organizzatore Natale Bova, il quale ha sottolineato l'importanza di riscoprire il periodo normanno e di restituire alla fruibilità della cittadinanza gli scavi archeologici ubicati alle spalle della Chiesa sul Corso Garibaldi.
Il sito è stato inaugurato lo scorso anno ed i cui resti rappresentano oggi i pochi segni del secolo e mezzo dell’amministrazione normanna.
L'estensione di Reggio durante il periodo normanno vi erano diverse porte come quella Mesa, quella Tarzana (dall'arabo e significava darsena) che portava alla Giudecca ebraica e che quindi aveva uno sbocco sul mare.
La città era più piccola rispetto a quella attuale e a quella del periodo greco e possiamo presupporre grosso modo dalla via XXI Agosto alla Via Giulia. All'interno della città vi era il Castello ad est che dominava la città, poi la Cattedrale normanna, di cui non esiste più nulla, il convento dei Gesuiti, nei pressi dell'attuale Teatro comunale, la Cattolica dei Greci, a pianta quadrata , secondo il rito greco e questa extra muraria dedicata a S.Giovanni.
Emilia Andronico descrivendo il sito ha detto che : «Dagli scavi sono emersi i resti della muratura facenti parte della prima struttura semicircolare, una piccola abside, quella settentrionale e la parte iniziale dell'abside centrale» .
Per avere un'idea del sito la relatrice ha fatto un confronto con altri siti religiosi dello stesso periodo, ricadenti sul territorio di Reggio come la chiesa di S. Antonio Abate e quelle ricadenti sul territorio di Messina, Siracusa e Palermo ed ha evidenziato lo stile arabo-normanno dell'architettura meridionale nel campo ecclesiastico.
Si può, quindi, sottolineare che si tratta di una preziosa testimonianza della cultura normanna il cui impatto in Calabria fu notevole dal punto di vista storico: contribuì alla separazione tra la chiesa latina e greca.
Del resto, oltre a una chiesetta insistente nella zona collinare di Archi ed all'abbazia della Trinità a Bagnara, questa è l'unica traccia della presenza normanna a Reggio, dopo che a Terreti, per costruire il cimitero, venne fatta saltare con la dinamite una basilica di cui si possiede la planimetria grazie al supporto logistico dell'archeologo Paolo Orsi .
Intorno al 1050 circa comincia a svilupparsi quella forma artistica innovativa per i tempi, denominata "architettura normanna" , che ebbe il merito di innovare ed integrare il preesistente con il gusto per la decorazione senza eccesso, con una bellezza equilibrata e nelle loro costruzioni traspariva l’energia dei grandi conquistatori del secolo XI.
La relatrice Emilia Andronico della Sovrintendenza alle antichità della Calabria ha descritto con il supporto di interessanti diapositive ha descritto l'iter relativo alla fase degli scavi e successivamente è passata alla descrizione del manufatto oggetto della giornata di studi.
Si tratta di due strutture semicircolari, una completa e l'altra visibile solo in parte, riconducibili alla parte sindacale di una chiesa.
Emersero alla fine degli anni ottanta nel corso dei lavori per la costruzione di un campetto di calcio, mai costruito, vista l'importanza della scoperta che persisteva sul cantiere.
Dopo circa due anni di scavi, terminati per mancanza di fondi, è stato possibile ricostruire la storia della chiesa, attraverso un'indagine planimetrica e il successivo raffronto con le pubblicazioni riguardanti altri resti del periodo storico in oggetto e la consultazione di altri documenti presso l'archivio arcivescovile di Reggio.
Secondo quanto detto della relatrice si tratta di una chiesa abbaziale di piccole dimensioni, le cui origini sono databili intorno all'anno 1500 e si è potuto accertare che nel 1595, il luogo era già in stato di degrado come su può evincere dalle visite pastorali dell'arcivescovo Monsignor Annibale D'Afflitto, il quale ne descrive la demolizione effettuata per costruire il monastero delle monache benedettine, chiamato della Vittoria in riferimento alla battaglia di Lepanto.