Il primo incontro sul poeta del Mediterraneo prende il titolo “... E poi se la gente lo sa che sai suonare -vita e canzoni di Fabrizio De Andrè” : esso è stato una scommessa da parte degli organizzatori e per tali motivazioni si è voluto intestare l’incontro con tale acronimo sperimentale.
Visto il successo e la buona risposta sia da parte dei mezzi d’informazione che dell’utenza, il Circolo Culturale “L’Agorà” di Reggio Calabria andrà ad adottare la dicitura “Una giornata per De André – Popoli e Culture nel Mediterraneo” .
Ritornando all'incontro odierno, esso è iniziato con il commento e relativa discussione con il pubblico presente su alcuni lavori dell'artista genovese, compreso l'unico videoclip realizzato dallo stesso autore, "Domenica delle salme", dalla cui lettura sono scaturiti aspetti storici, politici e sociali del periodo .
La parola è passata a Gianni Aiello, presidente del sodalizio reggino, che ha tracciato il profilo del cantautore e della scuola di Genova.
La musica della città ligure ha un rapporto radicato con la sua storia che consente di trovare un forte legame tra il mare e gli abitanti genovesi che hanno sempre avuto, vista la vita commerciale della città, contatti con altre culture che, hanno in un certo senso, influenzato Genova e la musica.
Gianni Aiello, nel corso del suo intervento, ha evidenziato che il dialetto genovese non ha subito gli stessi influssi francofoni del vicino Piemonte, ma che la stessa Francia influenzò gli ambienti musicali della città ligure con le figure di Geroge Brassens ed il belga Jacques Brell.
Sempre nel corso della sua breve relazione, Gianni Aiello ha tratteggiato la caratteristica fondamentale del verbo deandreiano, quello relativo ai tratti somatici dei personaggi e delle loro storie che vivono nelle canzoni dell'artista genovese.
Le sensazioni dell'amore come "La canzone dell'amore perduto", "Via del Campo" dove l'illuso che cerca un amore impossibile con l'inquilina del primo piano od i moniti contro la guerra: "... morire a maggio ci vuole tanto coraggio...", "Andrea ed i monti di Trento", "Maria nella bottega del falegname".
Gianni Aiello ha concluso, prendendo spunto da "La canzone di Marinella dove " ... e come le più belle cose vivresti solo un giorno come le rose ..", dicendo che, il ricordo di Fabrizio De Andrè con le sue poesie, le canzoni, le emozioni che ci ha regalato, vivranno per molto tempo.
E poi, Gianfranco Cordì, responsabile della sezione "cinema" dello stesso sodalizio ha tenuto la sua relazione intervallata dalla lettura tecnica di Alessio Gatto di alcuni brani del cantautore genovese
come "Amore che vieni, amore che vai", "La canzone di Marinella" e "Il suonatore Jones" .
Il relatore ne ha specificato contenuti e tecnica di esecuzione delle stesse.
Numerosi sono stati gli interventi del pubblico.
Nella sua relazione, Cordì ha sottolineato l'importanza nella poetica di De Andrè del sociale, ed il suo impegno a favore dei più diseredati, dei perdenti, dei vinti della società moderna, quali i disoccupati, condannati a morte, degli immigrati.
Gianfranco Cordì ha voluto trattare anche le tematiche relative al percorso artistico ed umano di Fabrizio De Andrè, leggendo e commentando alcuni testi del cantautore genovese, scoprendo il volto di questo grande artista: un volto un pò dissacrante, un pò impegnato, un pò poetico, scoprendo la sua caratteristica fondamentale, quella di stare da parte dei deboli.
Inoltre si è vista la ricerca del rapporto con il mercato discografico che si è configurata in De Andrè in una produzione sempre di qualità e mai prona alle mode.
E l'importanza di uomini come Aldo Trionfo o Sergio Bernardini, veri promotori culturali, che hanno avuto nella carriera di grandi artisti come lo stesso De Andrè e Mina.
Inoltre si è visto come il contesto politico di Genova, nei primi anni del dopoguerra e della nazione, in seguito, hanno influito sulle tematiche di De Andrè, che ha vissuto gli anni della ricostruzione della città ligure, del tentativo di organizzare un congresso del MSI nello stesso capoluogo, fallito, cosa che fece cadere il governo Tambroni, e poi quelli del centro-sinistra: DC e PSI.
Con le congerie di appalti, speculazioni edilizie, tangenti che si è abbattuta su quella città come in altre realtà della nazione.
De Andrè ha vissuto, sempre, tutto questo con partecipazione ed ansia.
Anche dal suo rifugio all'Agnata in Sardegna, ha sempre meditato sulla realtà sociale trasfigurandola poi nei suo personaggi: Marinella, Bocca di Rosa, Don Raffaè, il Giudice.
Il relatore, infine ha analizzato il sequestro del 1979 vedendo quanto ha influito sulla vita e sugli affetti del cantautore.
A tal punto da diventare un LP dal titolo "L'Indiano" che ha raccontato quella vicenda come il rapimento da parte di una banda di indiani, appunto.
De Andrè, artista molto apprezzato da pubblico e critica, e forse non completamente valutato appieno nella sua problematica appare oggi come l'emblema di quella MUSICA CHE NON C'È PIÙ.
Una musica fatta di immagini, di idee, di avventura e di passione: una musica fatta soprattutto di brillanti illuminazioni.
Alle giovani generazioni è questo il messaggio più duraturo che da quell'avventura musicale, dovrà restare.