Si è svolta nella sala conferenza dell'Archivio di Stato di Reggio Calabria la sesta edizione  della  giornata di studi "Pirateria turchesca sulle coste della Calabria Ultra". La manifestazione è stata organizzata dal Circolo  Culturale “L'Agorà” in collaborazione con l'Archivio di Stato di Reggio Calabria.
Nel corso della manifestazione, alla presenza di un attento uditorio, c'è stata anche l'esposizione di diversi documenti relativi al periodo storico in questione.
Ha aperto i lavori la direttrice dell'istituto culturale Mirella Marra che nel corso del suo intervento ha evidenziato l'impegno nel campo della ricerca da parte del Circolo Culturale"L'Agorà" che da sempre risulta attento alle  varie vicende storico-culturali che interessano il territorio.
Mamma li turchi”, il grido d’allarme che ha ripercosso intensamente per diversi secoli con effetti devastanti le nostre coste con relativi lutti e devastazioni non è stato solo un accorgimento letterario ma il concreto termine  atto a sintetizzare una costante e ripetuta minaccia che si è susseguita nel corso dello scorrere dello scorrere del tempo e che ha stretto in una terribile morsa le popolazioni del bacino del Mediterraneo.
Il Presidente del Circolo Culturale “L'Agorà” Gianni Aiello nel corso del suo intervento ha illustrato ai presenti i risultati delle precedenti edizioni,  frutto di ricerche compiute in diversi  fondi archivistici.
Nel corso della sua relazione ha portato a conoscenza dell'attento uditorio interessanti cifre già oggetto di discussione delle precedenti giornate di studio come ad esempio il documento datato 2 maggio 1842 quando nelle acque antistanti l'area di Monasterace vi fu un tentativo di abbordaggio da parte di una nave corsara.
Un documento di notevole interesse, rinvenuto dallo stesso Gianni Aiello che mette in seria discussione ciò che asseriva nella sua pubblicazione "Mezzogiorno e pirateria nell'età moderna" dove riportava: “non è forse vero che, all'indomani del terremoto calabro-siculo del 1783, alla paura del terremoto si era aggiunta la paura di uno sbarco di turchi? Certo, la notizia si dimostrò falsa: ma è significativo che, alle soglie dell'età della rivoluzione, ancora si parlasse normalmente di turchi, pirati e sbarchi. La memoria storica di quegli anni si alimentava dei ricordi di fatti antichi e antichissimi: la pirateria era stata, per secoli, nel Mezzogiorno, una realtà e un incubo, un modo di vivere e di pensare, di sentire. Talora, addirittura una speranza. Poi tutto finì“.
Invece il documento in questione dimostra esattamente l'opposto.
Quindi gli “incubi” e “le storie antichissime” continuavano a ripetersi anche all'indomani del terremoto calabro-siculo del 1783, siamo in data 2 maggio 1842, precisa Gianni Aiello durante il suo intervento.
Altre cifre emerse dalla relazione del Presidente del Circolo Culturale “L'Agorà” riguardano altri aspetti trattati nelle scorse edizioni e relativi non soltanto a temi documentali ma anche al sistema difensivo ed all'opera pittorica di Pieter Bruegel "Il trionfo della morte" .
Il dipinto, datato intorno al 1562,  è un interessante documento che raccoglie un insieme di informazioni formate da interessanti particolari storici e, nel contempo, sulla stessa tela sono rappresentati alcuni aspetti architettonici e paesaggistici che vanno dalla zona nord di Reggio Calabria (l'area di Catona) per spostarsi verso la zona sud (promontorio di Calamizzi).
Tra l'altro risultano visibili anche altre opere monumentali nel centro della Città, come il Duomo e particolari della zona del Castello.
Gianni Aiello si è soffermato su altre cifre relative ad alcuni documenti che sono stati oggetto di  approfondimenti trattati nel corso delle precedenti manifestazioni sull'argomento in questione organizzate dal Circolo Culturale "L'Agorà".
Una tematica, quella della pirateria, che fin dalle sue antichissime origini ha da sempre assunto una sfida rivolta alla libertà delle rotte della navigazione, come attestato dalla vasta e variegata letteratura storica relativa a tale tema.
Nel contempo tale argomento si rivolge anche alla sfera giuridica, relativa alla libertà del mare principio su cui poggia le sue fondamenta la materia del diritto internazionale marittimo.
Tale strumento giuridico ha radici antiche, infatti il tema viene trattato nella legislazione del mondo classico, come testimoniato in un passo delle Leggi  di Platone  o in un frammento giunto ai nostri giorni di Fenicide di Megara.
A riguardo tale argomentazione il mondo romano ha una interessante letteratura legislativa relativa non soltanto al tema relativo al mare aperto ma anche ad argomenti inerenti le acque interne dei i fiumi e dei laghi, come ci hanno tramandato Strabone, Polibio, Ulpiano, tanto per citare qualche nome illustre a tal riguardo.
Argomento che si è sviluppato nel corso dei secoli ed in relazione alle continue esigenze da parte delle popolazioni rivierasche, delle varie imbarcazioni e degli Stati che erano interessati dalle pressanti azioni di pirateria che negavano sia la tranquillità degli abitanti che quella della libertà della navigazione in mare aperto.
Il corso degli eventi relativi alla pirateria sembrava un capitolo chiuso della storia collegato a vicende lontane nel tempo, come le scorrerie perpetuate dalla colazione degli stati del Nord Africa, i popoli barbareschi, nei confronti delle località costiere del Mediterraneo interessate ad azioni di devastazioni di ogni genere e di vaste proporzioni sia nei confronti dei luoghi (distruzione delle strutture sia militari che civili) degli abitanti (schiavitù).
Il tema del brigantaggio marittimo è ritornato bruscamente d’attualità in seguito ai numerosi episodi che hanno visto il sequestro di navi da parte di moderni pirati, specialmente nelle acque del Corno d’Africa, ma anche in zone dell’Oceano Indiano, proprio dove la nostra memoria di lettori dei romanzi di Emilio Salgari istintivamente colloca i pirati o di altri luoghi come quelli descritti dalla penna di Stevenson.
Nella parte conclusivo del suo intervento Gianni Aiello ha posto all'attenzione dell'uditorio le informazioni apparse sul quotidiano "L'Unità" del 28 novembre 2008 dal titolo "Chi sono i nuovi corsari, perché così forti?" che di seguito si evidenziano gli aspetti più salienti in tema di pirateria.
Nel primo blocco si evidenziano varie informazioni sugli stessi, quali età, tipologia delle imbarcazioni, tecnologie usate.

Nel secondo blocco invece l'inchiesta vera e propria che la redazione giornalistica aveva ntrapreso con la pubblicazione dell'articolo in argomento, e, nello specifico:

IPOTESI smentita dal comandante in capo delle forze statunitensi in Africa, generale William «Kip» Ward, per il quale questi supposti legami sarebbero «inesistenti»;
MA  il governo provvisorio della Somalia in esilio accusa la IV flotta Usa di non essere mai intervenuta contro le scorribande dei pirati a largo della Somalia come invece sarebbe previsto da un accordo sottoscritto nel 2006.
Il tema della giornata di studi è stato attualizzato, con  il sottotitolo "Sulle tracce dei nuovi pirati", grazie anche all'autorevole intervento del Sotto Tenente di Vascello Francesco Foti della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria.
Le cifre relative all’anagrafe piratesca iscritte nei registri del nuovo millennio descrivono l’incremento numerico della loro crescita che dal centinaio del 2006 supera la quota delle millecinquecento unità del 2009, dati questi che si evincono dalle “imprese che si sono verificate al largo delle coste somale e nel golfo di Aden .
Queste situazioni sono state anche incoraggiate dalla notevole restringimento numerico degli equipaggi dei cargo in riferimento alla trasformazione della strumentazione di bordo che per queste motivazioni tecniche ha incoraggiato tali azioni di pirateria anche nei confronti anche di unità mercantili di grandi dimensioni, ma anche yacht privati, pescherecci, petroliere, richiedendone in seguito cospicui riscatti .
I recenti episodi di pirateria hanno risvegliato l’opinione pubblica, riproponendo l’attualità di un crimine antico.
La crescita della pirateria è riconducibile, in molti casi, alla crisi degli Stati ed all’affermazione di gruppi criminali in grado di condizionare gli equilibri internazionali e, nel caso specifico, le importanti rotte commerciali marittime.
Tale fenomeno riguarda da vicino i naviganti ma, se consideriamo che gli scambi commerciali avvengono per oltre il 90% via mare, appare evidente che riguarda indirettamente tutti noi.
I pirati moderni operano principalmente per fini di lucro.
Sono attrezzati con equipaggiamenti sofisticati: dispongono in taluni casi di telefoni e sistemi di navigazione satellitari e armi di ogni tipo, compresi lanciagranate e missili anticarro.
Più di una volta hanno dimostrato un addestramento militare, che ha fatto supporre il coinvolgimento di personale di agenzie governative o di gruppi terroristici in cerca di una fonte di finanziamento per le loro attività.
Inoltre, vi è il fondato sospetto che almeno il sequestro di alcune navi sia servito per preparare potenziali attentatori suicidi.
La pirateria del XXI secolo non è molto diversa da quella del passato.
Al pari dei pirati di ieri con i loro galeoni e le loro sciabole, quelli di oggi non si fanno scrupoli nel mostrare la loro crudeltà, purché si porti a compimento la loro azione criminale.
Armati di lanciarazzi ed armi automatiche, sfruttando la vulnerabilità delle navi, che in molti casi, per motivi prettamente commerciali sono costrette ad attraversare tratti di mare insidiosi, i pirati, con l'ausilio di piccole, agili e veloci imbarcazioni abbordano pescherecci, velieri, navi da carico e petroliere.
Le aree maggiormente interessate dal fenomeno sono i passaggi obbligati – choke points –presenti lungo le rotte marittime internazionali in quanto implicano dei rallentamenti del traffico navale.
Il relatore ha illustrato ai presenti quali sono i punti più a rischio  - i choke points – della navigazione quali il  Canale di Suez, il Canale di Panama e  lo Stretto di Malacca,  dove i grandi mercantili vengono  facilmente superati ed attaccati dai  pirati, grazie alla maggiore velocità  delle loro piccole imbarcazioni a  motore, talvolta dei veri  “fuori strada del mare”, muniti delle più moderne tecnologie.
Infatti il pirata moderno utilizza generalmente due tipi di imbarcazioni:

Dalla descrizione delle imbarcazioni usate dai pirati si è passati alle tecniche di abbordaggio che svolgono in  un periodo temporale di circa 15 minuti, scandito generalmente da queste fasi:

Dopo le fasi sopra elencate iniziano le trattative finalizzate al pagamento del riscatto.
Dopo i dati relativi ai mezzi nautici ed alle tecniche di abbordaggio il relatore ha illustrato ai presenti altre cifre di notevole interesse inerenti i pirati del nuovo millennio.
Infatti i dati relativi al 2008 registrano ben 293 attacchi di cui 111 ad opera dei pirati attivi nel Golfo di Aden, la cifra – continua Foti – è allarmante, se si pensa che nell’anno precedente gli attacchi erano stati duecentosessantatre e nel 2006 duecentotrentanove.
La crescita del fenomeno pirateria al largo delle  coste somale ha provocato un aumento sostanziale dei costi di spedizione e dei premi assicurativi ed ha indotto nel contempo le compagnie di navigazione a valutare percorsi alternativi per proteggere le proprie navi.
Il Golfo di Aden è ormai qualificato dalle compagnie assicurative come “area di guerra” alla stregua di Iraq ed Afghanistan, tanto da portare molte compagnie di navigazione alla decisione di passare dal sud Africa ed evitare quindi il Corno d’Africa.
Tutto questo stato di cose implica ad un notevole dispendio di energie e di sforzi organizzativi sia da parte degli Stati che delle varie organizzazioni internazionali a fronteggiare tale problema per la navigazione marittima.
Tra tali strutture si segnale l’operato dell’I.M.O. (International Maritime Organization), un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite sorta nel 1948 che come primaria finalità lo sviluppo di strumenti e standard internazionali nel settore:

Scopo di questa organizzazione, alla quale aderiscono la quasi totalità degli Stati, è favorire la diffusione delle informazioni, potenziare la cooperazione tra gli Stati e di formulare regolamentazioni in qualsiasi materia riguardante la navigazione, tutto ciò al fine di:

Dopo questi interessanti aspetti si è passati a quelli relativi alle fonti normative I.M.O. (periodo 1985-1986), quelle del 1988 la "Sua Convention" entrata in vigore il 1° gennaio 1992, la Risoluzione A. 924 del 2001, proprio a seguito dei fatti datati 11 settembre, mentre nel dicembre del 2002 si è giunti agli emendamenti IMO alla convenzione internazionale SOLAS 74 (entrati in vigore dal 1 luglio 2004) .
Tra le ultime importanti modifiche legislative in materia c'è da registrare quelle relative all’installazione a bordo di tutte le navi da passeggeri e delle navi da carico superiori ad un certo tonnellaggio conosciuto con la dicitura “Automatic Identification System “(A.I.S.).
Tale importante strumento permette di:

ricevere automaticamente tali informazioni da navi equipaggiate in modo simile;
controllare e tracciare la rotta delle navi; e scambiare  dati con le stazioni di terra;
Tutte queste importanti informazioni sono ricevute da un application service provider (ASP) il quale provvede a ricodificarle ed a trasmetterle al corrispondente Data Center per la successiva distribuzione ai singoli Stati contraenti interessati.
Dopo gli aspetti legislativi il Sotto Tenente di Vascello Francesco Foti della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria ha parlato dell'impegno internazionale della Guardia Costiera nel Golfo di Aden, soprattutto in virtù della cooperazione tra il Corpo delle Capitanerie di porto e la Guardia Costiera yemenita, d’intesa con la Farnesina, ma anche di due importanti operazioni militari come quella denominata "Atalanta" e quella relativa a "Ocean Shield".
Il fenomeno della pirateria in mare sta vivendo una nuova e sorprendente fase di vitalità in alcuni snodi marittimi cruciali, dal Golfo di Aden llo Stretto di Malacca, dal Mare Cinese Meridionale al Golfo di Guinea.
La battaglia per contrastarla è ancora lontana dall'essere vinta, i pirati hanno vita facile nei troppi Paesi del mondo la cui instabilità interna influenza in modo evidente le vicende del mare.
Eppure, grazie al vivace dibattito  apertosi negli ambienti sia politici che militari, oggi le prospettive sono migliori rispetto al recente passato.
Le missioni internazionali di pattugliamento al largo della Somalia indicano come la pirateria sia un fenomeno uscito dall'ombra e ormai stabilmente al centro dell'agenda mondiale.
Ultima nota, ma non per ordine d'importanza relativa alla manifestazione organizzata dal Circolo Culturale "L'Agorà", è quella relativa alla presenza tra il pubblico di un rappresentante di quel "mondo" che i vari Salgari, Stevenson ci hanno regalato e dove si rubava ai ricchi per dare ai poveri,  dove si combatteva contro le ingiustizie, sicuramente migliore rispetto a quello dei pirati del terzo millennio.

ShinyStat
10 giugno 2010