Presso la sala conferenze della Biblioteca Statale di Palazzo Morpurgo in Trieste si è tenuta la prima parte del convegno internazionale di studi avente come tema gli aspetti risorgimentali e le tematiche gravitanti nella sfera geografica adriatico-danubiana.
Il Circolo Culturale "L'Agorà" ed il Centro studi italo-ungherese "ÀRPÁD" sono stati coinvolti in questa operazione culturale di grosso livello, visto anche la mole di lavoro effettuata dagli organizzatori ma, nel contempo dalla qualità dei relatori presenti a questo ciclo di conferenze.
Le giornate di studio relative ai giorni 10 ed 11 novembre si sono caratterizzate, visto anche dal numero degli interventi, in una sessione mattutina ed in una pomeridiana, ad eccezione dei lavori di apertura.
La manifestazione in argomento è stata promossa dalla “Pier Paolo Vergerio” e dalla “Solidalitas” adriatico-danubiana in collaborazione e con i patrocini dell’Ambasciata d’Ungheria presso il Quirinale e il Consolato onorario d’Ungheria per il Friuli Venezia Giulia, la Regione Autonoma FVG, la Provincia e il Comune di Trieste (Assessorato alla Cultura), il Comune di Duino-Aurisina, la Società di studi storici e geografici di Pirano, il Centro Unesco di Trieste, la Central European
Iniziative,, il Gruppo di Studi Storici e Sociali “Historia” di Pordenone, il Circolo Culturale “L’Agorà” di Reggio Calabria, il Centro studi italo-ungherese “Àrpàd” di Reggio Calabria, con il contributo della Provincia di Trieste, del Comune di Trieste-Assessorato alla Cultura e del Credito Cooperativo Carso.
La seconda sessione, presieduta da Kristjan Knez, quella di venerdì 11 novembre ha inizio con l'intervento di Gianni Aiello (Circolo Culturale "L'Agorà" - Centro studi italo-ungherese «Árpád» ha relazionato sul tema relativo a "Prigionieri austro-ungarici in Calabria durante il primo conflitto mondiale".
«Ringrazio gli organizzatori di questo importante appuntamento culturale - esordisce il presidente del sodalizio culturale di Reggio Calabria - per avermi dato oggi la possibilità oggi, in questa sede ed in questa Città di portare una testimonianza a riguardo la presenza di prigionieri austro-ungarici».
Il titolo della relazione - continua Gianni Aiello - doveva essere circoscritto alla città di Reggio Calabria, ma poi per una serie di circostanze dovute alla scoperta di nuovi documenti il tema si è esteso ad alcune aree della regione calabrese.
I motivi che hanno causato lo scoppio del primo conflitto mondiale sono noti così come le motivazioni logistiche che hanno indotto il governo italiano del periodo ad ubicare i campi di prigionia anche nella parte meridionale della penisola.
La collocazione sul territorio italiano dei campi di prigionia era dovuta alle esigenze logistiche del periodo bellico in questione, dovute anche ai timori del governo sabaudo relativi alle incertezze che lo scenario della guerra offriva.
Infatti dopo l'ubicazione dei primi luoghi atti ad ospitare i prigionieri austro-ungarici nel Nord Italia, si pensò di distribuirli in altre parti del territorio ben lontani dai luoghi di combattimento, visto che vi era il forte timore che potessero verificarsi azioni di sfondamento da parte del nemico.
Tra l'altro c'è da evidenziare che oltre ai problemi derivanti dai continui cambiamenti di fronte vi era anche quello relativo al forte sovrappopolamento delle strutture che ospitavano i prigionieri e, quindi, la necessità di ubicare altrove altre strutture anche per motivi di ordine pubblico derivanti da quanto detto in precedenza.
I documenti ritrovati, dopo accurate ricerche, arricchiscono il tema dei prigionieri di guerra austro-ungarici durante le fasi della prima guerra mondiale (1914-1918), proprio con la presenza di un campo di prigionia nella parte più peninsulare dell'Italia, cambiando così la “geografia” relativa all'ubicazione di tali strutture militari.
Infatti nell'Italia peninsulare i luoghi di detenzione posizionati più a Sud erano quelli ubicati nella zona dell'alto cosentino, del catanzarese mentre per la parte insulare quelli della Sicilia.
Dalla struttura dei documenti ritrovati - prosegue Gianni Aiello - risulta il decesso di sei prigionieri austro-ungarici a Reggio Calabria (età compresa tra i 23 ed i 46 anni) e dalla lettura degli stessi documenti risultano anche i dati relativi alle loro competenze di servizio dei militari menzionati, ma nel contempo anche le loro origini, grado di parentela, luogo e data di nascita.
I prigionieri dell'esercito austro-ungarico presenti a Reggio Calabria alloggiavano in alcuni baraccamenti ubicati nei pressi del Castello Aragonese.
Essi erano utilizzati per lavori di opere civili, come la manutenzione ordinaria delle strade, come ad esempio la messa in opera dei muraglioni lungo la Via Possidonea.
A tal proposito Gianni Aiello ha menzionato la circolare n. 24112, datata Roma 14 novembre 1916 inoltrata da Ministero della Guerra – Commissione per i prigionieri di guerra alle Prefetture territoriali ed avente per oggetto “Norma sull’impiego della mano d’opera di prigionieri di guerra” .
Il relatore ha poi posto l'attenzione dell'uditorio alla struttura dei documenti relativi allo Stato Civile – Atti di morte di Catanzaro, dove, oltre alle voci sopra riportate, si trovano altre importanti informazioni come quelle relative ai luoghi militari dove i prigionieri erano detenuti e nello specifico Stilo (Reggio Calabria), Corigliano Calabro (Cosenza), Settingiano e Villaggio Ponte Grande (Catanzaro) e Casale Altamura (Bari).
Inoltre, sempre negli stessi atti risultano riportati luoghi di edifici civili, dove i prigionieri austro-ungarici risiedevano.