25.11.2016
SANDOR PETÖFI

Crocevia tra due mondi, oriente ed occidente, il Danubio ha da sempre rappresentato una “agorà” tra diverse culture, etnie, religioni, simboli, valori, idee, che fin dalla più remota antichità si sono commisurate in questo luogo di incontro-confronto.
Un luogo della memoria conosciuto nella storiografia come una delle frontiere dell'Impero romano, ma ancor prima di quella egemonia, il Danubio era l'alveo di “culture” ancor più antiche, come quelle di Vinča ( VI e il III millennio a.C.);di Lengyel (5000–4000 a.C. ca.); di Baden (3600 a.C. ca. - 2800 a.C. ca.); di Vučedol (3000 e il 2200 a.C.).
Oltre all'aspetto storico, un altro anello di congiunzione tra popoli e culture è rappresentato dalla produzione letteraria:il Danubio è nominato nella Teogonia di Esiodo, dove l'Istro "dalle acque belle" è indicato come uno dei numerosi figli di Oceano e Teti, fratello del Nilo, di Eridano (il Po) e di altri fiumi .
Altri “segnali” del periodo classico si trovano anche nel poema Tristia di Ovidio “Da quando sono nel Ponto, tre volte per il freddo si è fermato l'Istro, tre volte si è fatta ghiaccio l'onda del mare Eusino”.
Diversi, quindi risultano i percorsi storico-culturali che “tracciano” la griglia compatta delle varie “memorie” che si snodano in tanti percorsi conoscitivi, dove l'uomo, alla ricerca del proprio “Ulisse”, si sposta in un “universum mundum” alla ricercadi quel  “ethnos” che con i suoi “segni” ha caratterizzato un iter storico caratterizzato da diverse culture etorogenee.
Tali culture e linguaggi attraverso quelle “agorà” hanno consentito di ereditare quelle “diversità”  che sono state assimilate da altre identità culturali dovute dai continui incontri-confronti tra i popoli.
Queste “differenze” provenienti dalla sfera danubiana sono collegate virtualmente da un “ponte”che poggia sulle fondamenta della multiculturalità, che si chiama “Árpàd”: un Centro  studi attivo a far data dal 2005 a Reggio Calabria, nato per ravvicinare concretamente per riallacciare i rapporti storico culturali tra le due aree geografiche.
Quindi le “passeggiate danubiane” come occasione di scambio tra culture diverse che legano la memoria e che apportano elementi di arricchimento atti a fungere da cerniera alle due rive non più opposte ma come luogo di incontro fra culture.
La fotografia di tale percorso e della sua importanza può essere sintetizzata dal pensiero del noto antropologo Ulf Hannerz ”.  (1)

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(1) U. Hannerz, La complessità culturale, Bologna, il Mulino, 1998, pag. 5.

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