Anche per l'anno in corso Circolo Culturale “L'Agorà” ha organizzato una serie di manifestazioni aventi come tema vari aspetti che legano il territorio in cui opera il sodalizio reggino e l'Ungheria rafforzando così quel “ponte culturale” anche attraverso lo strumento del laboratorio culturale che opera all'interno de “L'Agorà” il Centro Studi italo-ungherese “ÀRPÀD”.
Infatti il palinsesto organizzativo del 2008 ha registrato una serie di manifestazioni relative ad una mostra di quadri tenuta presso la capitale magiara, una conferenza stampa presso l'Archivio di Stato di Reggio Calabria con la presenza del Direttore della Biblioteca Nazionale di Budapest ed alcune conferenze sulla letteratura ungherese come quella su Marai Sandor.
Dopo le manifestazioni che si sono svolte a Reggio Calabria è stata la volta della prestigiosa cornice della Biblioteca Nazionale di Budapest dove si è tenuta un'importante giornata di studi relativa ai rapporti tra la Calabria e l'Ungheria.
La manifestazione che si è tenuta presso la sala conferenze della Biblioteca Nazionale di Budapest ha visto Gianni Aiello impegnato in due relazioni aventi come tema quello relativo al tema “Le milizie ungheresi nella Calabria medievale” e “Prigionieri austro-ungarici a Reggio Calabria durante il primo conflitto mondiale”, entrambi gli interventi si sono basati su documenti ritrovati dallo stesso intervenuto dopo varie ricerche.
Con il primo argomento “Le milizie ungheresi nella Calabria medievale” Gianni Aiello ha evidenziato ai presenti la cronologia storica durante il periodo medievale dei contatti tra il mondo magiaro ed il Mezzogiorno d'Italia e nella fattispecie la parte più a Sud della penisola.
Partendo dalle guerre gotiche bizantine per passare poi alle conseguenze dell'assassinio di Andrea di Ungheria, avvenuta il 18 settembre 1345, Gianni Aiello ha tracciato con l'ausilio di una documentazione visiva (immagini, carte geografiche, documenti archivistici) i rapporti che ci sono stati tra i due territori nel periodo medievale.
Nel corso della sua relazione ha trattato i temi della congiura nei confronti di Andrea d'Ungheria, fratello del sovrano ungherese Luigi I il Grande (Nagy Lajos), figlio primogenito di Carlo Roberto d'Angiò e di Elisabetta di Polonia, ma anche delle varie fasi della guerra gotica-bizantina e di quella araba-bizantina: in entrambi le vicende belliche vi erano le presenze dei militari ungheresi che svolgevano funzioni di supporto all'esercito bizantino.
I dati emersi dalla relazione di Gianni Aiello mettono in evidenza i contatti dei due territori anche se gli stessi lontani dal punto di vista geografico con la presenza di guarnigioni di militari ungheresi ubicate in diverse località del territorio per convenienze logistiche.
Sono stati trattati gli aspetti storici, (i rapporti tra il ramo meridionale degli angioini con quello ungherese), quelli militari, (le varie battaglie che si svolsero sul territorio, le figure dei “milites”, quelle dei sostenitori della causa ungherese).
Ma è stato anche toccato il tema relativo agli aspetti prettamente politici, quelli di tipicamente di cronaca (ad esempio la peste che interessò il Mezzogiorno in quel periodo e che per motivi precauzionali costrinse il sovrano ungherese Luigi I il Grande (Nagy Lajos) a lasciare l'Italia meridionale.
A tal proposito il sovrano delegò gli alti ranghi militari, e parte del suo numeroso esercito a controllare il territorio, ma anche diplomatici).
Infine, ma non per ordine d'importanza gli aspetti letterari che narrano le varie vicende in argomento sopra menzionate.
Sono stati rispolverati, quindi, diversi temi e personaggi del periodo medievale che rappresentano alcuni dei contratti storico-culturali che ci sono stati tra i due territori ed anche come prima riportato gli intrecci tra la dinastia degli Angioini del Regno di Napoli e la dinastia del Regno d'Ungheria, fino all'invasione nel 1300, da parte degli Ungheresi, del meridione della penisola.
Le cifre sopra citate, insieme a quelle che riguardano gli aspetti toponomastici, nomastici, architettonici e quelli agiografici, sono altri elementi utili a ricomporre un mosaico di memoria storica.
Quindi una cultura dai diversi aspetti che deve essere tutelata e valutata anche con gli strumenti della ricerca tendenti a riscoprire quei “legami” di contatto tra i due territori e che adesso con queste iniziative vengono “rispolverati” dall'archivio della memoria storica.
La seconda parte dell'intervento di Gianni Aiello si è basata sul tema relativo a “Prigionieri austro-ungarici a Reggio Calabria durante il primo conflitto mondiale” che venivano utilizzati in lavori di manutenzione di opere pubbliche.
I prigionieri dell'esercito austro-ungarico alloggiavano in alcuni baraccamenti ubicati nei pressi del Castello Aragonese.
Quindi l'indagine archivista svolta da Gianni Aiello ha messo in luce fatti e personaggi, forse inesplorati ai più, infatti le notizie dei campi di prigionia ubicate nella penisola italiana durante la prima guerra mondiale.
Esse riguardavano le zone del basso Lazio, Campania e Puglia per la parte più meridionale della penisola, mentre per quella insulare le città di Palermo e Vittoria per la Sicilia ed alcuni centri per la Sardegna, questi alcuni dei dati emersi durante il corso della relazione dell'intervenuto.
Si tratta di sei atti dello stato civile dove sono riportati i nomi di tali soldati deceduti presso il presidio ospedaliero della Città di Reggio Calabria e la causa dello loro morte potrebbe essere o l'influenza della “Spagnola” .
Tale epidemia proprio in quel periodo disseminò lutti ovunque e secondo i dati ufficiali, “la grande influenza” provocò nel biennio 1918-1919 la morte di circa 50 milioni di persone in tutto il globo terrestre.
Tra l'altro c'è da evidenziare che essa superò per numero di decessi quelli relativi alle vittime militari del conflitto in corso proprio in quel periodo.
Naturalmente vi è un'altra ipotesi collegabile alla morte dei militari austro-ungarici ed è quella dell'inalazione di gas tossici durante le operazioni militari di quest'ultimi, come ha voluto evidenziare Gianni Aiello nel corso del suo intervento.
Nello stesso ha posto all'attenzione dei presenti la struttura dei documenti e dalla stessa lettura si possono ricavare preziose informazioni sui soldati sia per quanto riguarda l'aspetto civile (gradi di parentela, data e luogo di nascita, precedente attività lavorativa) ma anche quelli prettamente militari (ruolo e grado di appartenenza), la loro età che variava tra i 23 ed i 46 anni.
Per quanto riguarda le località native degli stessi, Gianni Aiello ha avanzato l'ipotesi che tali territori possono, a causa delle conseguenze del “Trianon”, non ricadere nel territorio ungherese, o che siano stati erroneamente trascritti dai pubblici ufficiali del periodo, modificando quindi con l'incerta trascrizione il significato di quei luoghi, ma naturalmente queste rimangono delle ipotesi, così come il numero effettivo degli stessi.
Dati certi sono i documenti in oggetto sopra richiamati che testimoniano la presenza di prigionieri austro-ungarici a Reggio Calabria, del loro soggiorno nella stessa città, del loro utilizzo in lavori di opere civili come stabilivano le indicazioni ministeriali del periodo. Naturalmente il numero dei prigionieri in argomento poteva, secondo Gianni Aiello, essere di gran lunga superiore, visto che diversi lavori di ricostruzione interessavano Reggio Calabria, proprio in quel preciso momento storico.
Ai presenti Gianni Aiello ha espresso la volontà di approfondire tale vicenda come ad esempio il luogo di sepoltura dei resti mortali dei soldati austro-ungarici, ricordandone così la loro presenza ed aggiungendo un altro piccolo ma nel contempo importante tassello storico relativo ai rapporti che legano due territori anche se lontani geograficamente hanno contatti culturali storici, risalenti al periodo medievale, e sotto questo punto di vista sono due paesi vicini.
Tale “distanza geografica” viene “annullata” dalla profusione indirizzata alla ricerca ed al recupero della memoria storica, elementi questi che rappresentano l'indirizzo del Circolo Culturale “L'Agorà” di Reggio Calabria che attraverso lo “strumento” del laboratorio di ricerca del Centro studi italo-ungherese “Àrpàd”, rappresenta oltre ad un valido punto di riferimento anche un “ponte culturale” tra i due territori.